Con la NADEF 30 mld contro il caro energia e gas italiano: il piano di Meloni

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che ridefinisce e integra quella deliberata lo scorso 28 settembre

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato la NADEF, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che ridefinisce e integra quella deliberata lo scorso 28 settembre, aggiornando le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica ed elaborando anche lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025.

Il Cdm ha anche approvato la Relazione al Parlamento da presentare alle Camere per l’autorizzazione allo scostamento di bilancio. Gli obiettivi programmatici sono fissati a 4,5 nel 2023, 3,7 nel 2024 e 3 nel 2025. Rispetto alla previsione tendenziale, questo comporta un margine di risorse da utilizzare di 21 miliardi per il 2023 e di 2,4 miliardi per il 2024. La relazione dà conto dell’extra gettito di 9,1 miliardi per il 2022. Attraverso le risorse aggiuntive il Governo vuole adottare misure per contrastare gli aumenti energetici.

Nel corso del Cdm è stato anche dato il via libera a una spending review ministeriale che consentirà di realizzare un risparmio di spesa pari a 800 milioni nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024 e 1,5 miliardi nel 2025.

Come cambia la NADEF

Per quanto riguarda la NADEF, nel documento adottato si legge che il quadro economico è cambiato rispetto a fine settembre: le tendenze recenti dell’economia sono state più positive del previsto, infatti nel terzo trimestre il PIL è aumentato dello 0,5% sul periodo precedente, smentendo le aspettative e portando la crescita acquisita per quest’anno – sulla media dei dati trimestrali – al 3,9%.

Inoltre, scrive ancora il Governo nel documento, mentre l’inflazione al consumo è aumentata, il prezzo all’ingrosso del gas naturale è recentemente sceso sia a livello europeo, sia, in maggior misura, sul mercato italiano, così da portare un temporaneo sollievo all’economia nell’immediato futuro.

D’altra parte, le aspettative di imprese e famiglie, e le stime sul futuro andamento dell’economia, sono molto peggiorate. Il rischio di una ulteriore flessione è accresciuto dai forti rialzi dei tassi-guida da parte delle principali banche centrali in risposta a dati dell’inflazione, che impattano sui bilanci delle famiglie e dell’imprese.

L’entità della Manovra netta 2023 viene stimata pari a circa 21 miliardi e sarà destinata interamente al contrasto al caro energia. A queste risorse si aggiungono circa 9 miliardi derivanti dal cosiddetto extragettito del 2022.

La politica economica che il Governo ha adottato – spiega Palazzo Chigi in una nota – si basa proprio sull’esigenza di rispondere all’impennata dell’inflazione e all’impatto del caro energia sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più fragili, e di garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane nel contesto europeo e a livello globale, anche in considerazione dei corposi interventi recentemente annunciati da altri Paesi membri dell’Unione europea e extra europei.

“Un forte impegno sarà anche dedicato all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), da cui dipendono ingenti investimenti per rilanciare la crescita sostenibile dell’economia italiana” promette la neopremier Meloni, il cui governo potrebbe però già essere in bilico.

Perché il governo Meloni rischia e la maggioranza scricchiola.

Previsioni di crescita PIL, deficit e debito

La previsione di crescita del PIL nello scenario tendenziale a legislazione vigente è stata rivista al rialzo per il 2022, da 3% a 3,7%, mentre quella per il 2023 è stata ridotta dallo 0,6% allo 0,3%. Le previsioni per i due anni successivi sono invece rimaste invariate, all’1,8% e all’1,5%.

Le nuove stime del deficit tendenziale confermano quelle della NADEF di settembre relativamente al 2022 e al 2023, in cui l’indebitamento netto è previsto pari, rispettivamente, al 5,1% del PIL e al 3,4% del PIL. Vengono invece riviste lievemente al rialzo le previsioni di deficit per il 2024, dal 3,5 al 3,6% del PIL, e per il 2025, dal 3,2 al 3,3%.

E’ inoltre prevista una discesa costante del debito nei prossimi anni, fino al 141,2% nel 2025.

Per la manovra 2023-2025, in considerazione dell’elevata incertezza del quadro economico e della necessità di continuare a contrastare il caro energia, il Governo ha deciso di richiedere l’autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l’indebitamento netto della PA. I nuovi livelli programmatici di deficit in rapporto al PIL sono posti al 4,5% per il 2023, al 3,7 per il 2024 e al 3% per il 2025.

Le risorse della manovra netta saranno impiegate per il contrasto al caro energia nei primi mesi del 2023. L’andamento dei prezzi energetici e il loro impatto su imprese e famiglie saranno monitorati su base continuativa nei primi mesi del 2023.

Al più tardi in occasione della predisposizione del prossimo DEF, l’Esecutivo valuterà se sussista l’esigenza di ulteriori interventi di calmierazione delle bollette e di aiuti a imprese e famiglie, e si definiranno le modalità di finanziamento di tali interventi.

Nello scenario programmatico il tasso di crescita del PIL reale risulta pari allo 0,6% nel 2023, per poi passare all’1,9% nel 2024 e all’1,3% nel 2025.

Rispetto alla stima a legislazione vigente, la migliore crescita nel 2023 è principalmente trainata dai consumi delle famiglie che, favoriti da un aumento del reddito disponibile nominale e dall’attenuazione dell’inflazione al consumo indotta dalle misure di calmierazione dei prezzi, si espandono dell’1% nel 2023 e dell’1,6% nel 2024.

Le prossime tappe

Meloni e Giorgetti hanno annunciato che il lavoro della legge di bilancio procederà a ritmi sostenuti nei prossimi giorni, con l’obiettivo di consegnare al più presto al Parlamento un disegno di legge di bilancio per il 2023.

L’impostazione che il Governo ha adottato si basa sull’esigenza di rispondere con determinazione alla crisi energetica e all’impennata dell’inflazione e di salvaguardare le famiglie più fragili economicamente e le imprese italiane e il lavoro.

“Con ambizione, pragmatismo e prudenza, la legge di bilancio porrà le basi per superare le complicate difficoltà di questi anni e rispondere alle migliori speranze dei cittadini, senza tuttavia perdere di vista la sostenibilità della finanza pubblica, come conferma la discesa del rapporto debito/PIL da circa il 150% del 2021 a poco più del 141% nel 2025 prefigurata dal Documento”.

Più gas italiano: ecco come

Meloni anticipa anche che verrà strutturata un’altra misura sul tema dell’energia come emendamento all’attuale decreto Aiuti in conversione: riguarda la possibilità di liberare alcune estrazione di gas italiano facilitando le concessioni in essere e immaginandone nuove.

“Chiederemo ai concessionari che dovessero aderire di mettere a disposizione, in cambio, da gennaio gas tra 1 miliardo e 2 miliardi di metri cubi da destinare ad aziende energivore a prezzi calmierati“, ha detto la premier in conferenza stampa dopo il Cdm. “Un prezzo per mettere in sicurezza le aziende più gasivore”, ha chiarito. Qui dove potrebbero ripartire le trivelle.

“Ovviamente noi partiamo dal presupposto che una soluzione anche europea sulle risorse per affrontare la questione delle bollette sia giusta e necessaria – ha concluso Meloni -. Diversi Paesi propongono modelli come lo SURE sui quali le posizioni sono variegate e noi siamo favorevoli. E sicuramente ritengo che dovremmo usare tutte le risorse esistenti, dal Repower Ue ai Fondi di coesione non usati”.