In arrivo una “grande tempesta globale”: l’allarme fa tremare l’Occidente

Stanno facendo molto discutere le nuove dichiarazioni del portavoce del governo russo Dmitry Peskov, che si è scagliato contro le sanzioni occidentali

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Stanno facendo molto discutere le nuove dichiarazioni del portavoce del governo russo Dmitry Peskov, che si è scagliato ancora una volta contro le sanzioni occidentali, che tanto spazio stanno trovando anche nella campagna elettorale che ci porterà al voto del 25 settembre, in particolare dopo la scoperta che Mosca sta bruciando enormi quantitativi di gas.

“Una grande tempesta globale”: cosa ha detto Peskov

In una intervista all’agenzia di stampa russa TASS che ha preceduto l’Eastern Economic Forum, Peskov ha detto che le sanzioni occidentali hanno provocato una “grande tempesta globale”, nonostante la Russia sia riuscita a mantenere la stabilità. Le azioni dell’Occidente sono state potenti, ma Mosca insomma – ha dichiarato – è stata in grado di preservare la macro-stabilità.

“I processi globali stanno attualmente avendo impatti sfavorevoli. Sembra che stia iniziando una grande tempesta globale”, ha detto nello specifico Peskov. “Ci sono ragioni oggettive per questo, ma ci sono cause soggettive di questa tempesta iniziale, che derivano da decisioni e azioni assolutamente illogiche e persino assurde dei governi degli Stati Uniti, dell’Europa, dell’Unione Europea e dei singoli Paesi europei” ha attaccato. “Tuttavia, stiamo riuscendo a preservare la stabilità”.

Ma i dati smentiscono clamorosamente i funzionari russi. Tanto che Putin ha deciso di chiudere i rubinetti ovvero di sospendere le forniture di gas all’Occidente fino a quando le sanzioni non verranno eliminate.

Tutto pronto per la Russian Energy Week

La Russia, ha spiegato ancora Peskov, “sta compiendo sforzi molto laboriosi, ben ponderati e coerenti su questa strada”. Che probabilmente, ha anticipato il portavoce del Cremlino, saranno anche al centro del discorso di Vladimir Putin alla sessione plenaria del forum del prossimo 7 settembre alla Settimana dell’energia russa, a Mosca.

“Finora, i preparativi per la Russian Energy Week sono in corso, quindi non posso dire nulla di specifico sul formato della partecipazione del Presidente, ma accadrà”, ha detto. A luglio, aveva anche anticipato che Putin avrebbe preso parte a tutta una serie di visite in Paesi stranieri, in autunno, proprio per affrontare l’assoluta urgenza della questione energetica.

Biden evoca la Terza guerra mondiale

Mentre c’è grande attesa per la riunione straordinaria a Bruxelles del 9 settembre in cui la presidente dell’Unione europea Ursula Von der Leyen sfiderà ancora più duramente Russia e Cina, dagli Stati Uniti arriva la stoccata del presidente Joe Biden.

La Russia pagherà un prezzo molto caro per questo, sia a breve che a lungo termine, in particolare a lungo” ha sottolineato il capo della Casa Bianca. Biden ha anche affermato che un’alternativa alle dure sanzioni che Washington ha imposto alla Russia sarebbe “la Terza guerra mondiale”.

Biden ha annunciato, senza mezzi termini, che ci sono due opzioni: iniziare una Terza guerra mondiale, entrare in guerra con la Russia, fisicamente. Oppure assicurarsi che il Paese “che agisce in modo così contrario al diritto internazionale” finisca per pagare un prezzo per averlo fatto.

Nessuna sanzione è immediata, ha proseguito il presidente Usa, ma “queste sanzioni sono le più ampie della storia, sia quelle economiche che quelle politiche”. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha adottato sanzioni contro il presidente Putin, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, il ministro della Difesa Sergey Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov.

La propaganda russa avanza

Lato Russia, prosegue la propaganda battente e feroce: Putin e i suoi continuano nel tentativo di convincere l’opinione pubblica che hanno deciso di effettuare un’operazione militare speciale “al fine di proteggere le persone che hanno subito abusi e il genocidio del regime di Kiev per otto anni”, che Mosca non aveva intenzione di occupare i territori ucraini, ma che invece il suo obiettivo è smilitarizzare e denazificare il Paese.

Nel chiarire gli sviluppi in corso, il ministero della Difesa russo ha rassicurato ancora una volta sul fatto che le truppe russe non starebbero prendendo di mira le città ucraine, ma si limiterebbero a colpire chirurgicamente, e rendere inabili, le infrastrutture militari ucraine. Senza alcuna minaccia per la popolazione civile.

Nulla di vero, naturalmente, come video, immagini e racconti stanno continuando a documentare ampiamente da circa 7 mesi a questa parte, da quel 24 febbraio in cui ha preso il via l’invasione russa dell’Ucraina, in violazione palese delle più elementari regole di diritto internazionale.

Price cap al petrolio

Intanto, a seguito di una riunione dei ministri delle finanze del G7 lo scorso 2 settembre a Berlino, il club dei 7 ha anche accettato di introdurre un tetto massimo proposto per il prezzo del petrolio russo, con l’obiettivo di limitare le entrate del Paese tramite le sue esportazioni.

Mosca ha avvertito che sospenderà le forniture di petrolio e prodotti petroliferi agli Stati che decideranno di aderire a questa iniziativa.

L’unico fido alleato certo resta per ora la Cina. Dopo aver inviato militari in Russia, le autorità cinesi si stanno opponendo con fermezza alla decisione presa dai Paesi del G7 di introdurre il price cap al petrolio russo, esortando i membri del gruppo a riconsiderare la loro posizione.

“Il petrolio è fondamentale per garantire la sicurezza energetica globale”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning. “Ci auguriamo che i Paesi interessati facciano sforzi costruttivi, e non viceversa”, aggiungendo che, poiché il petrolio è una delle materie prime chiave sul mercato internazionale, nell’attuale contesto mondiale gli stati membri del G7 “dovrebbero rafforzare il dialogo e far avanzare i negoziati”.