G7 di Hiroshima: cosa stanno decidendo su nucleare, Russia e Cina

Al centro del summit del G7 2023 in Giappone tanti temi, in particolare la guerra in Ucraina, il disarmo di Mosca e le relazioni con la Cina

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Oggi la comunità internazionale si trova a punto di svolta storico, provata duramente dalla pandemia e schiacciata dall’invasione russa dell’Ucraina che scuote profondamente le fondamenta dell’ordine continentale, e internazionale tutto. Al G7 di Hiroshima, oltre al Giappone ci sono Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito, Canada e Italia. A rappresentare l’UE ci sono il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La presidenza giapponese ha invitato anche i leader di Australia, Brasile, Comore, India, Indonesia, Isole Cook, Repubblica di Corea e Vietnam a partecipare a varie sessioni di lavoro.

Tanti i temi al centro del summit, in particolare proprio l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, il dialogo con i partner internazionali, il disarmo nucleare e la non proliferazione, la resilienza economica e la sicurezza, il clima, l’energia, l’ambiente, l’alimentazione, la salute e lo sviluppo.

Il tema del nucleare al centro del G7 a Hiroshima

Il nucleare è tornato a fare paura, e non è un caso che per il vertice sia stato scelto proprio il luogo simbolo della pace post-nucleare, Hiroshima. Tra i presenti c’è anche il Presidente Usa Joe Biden, l’unico che quel 6 agosto 1945, giorno della bomba atomica che flagellò il Giappone e l’Occidente, era già nato. Il Giappone vuole dimostrare fermamente la determinazione del G7 a respingere categoricamente le aggressioni militari, qualsiasi minaccia o utilizzo di armi nucleari, così come i tentativi di rovesciare l’ordine internazionale.

Il G7 porta con sé due obiettivi: sostenere l’ordine internazionale basato sullo stato di diritto, respingendo fermamente qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo con la forza o la minaccia di utilizzare armi nucleari, come ha fatto la Russia, o l’uso di armi nucleari. E rafforzare il raggio d’azione verso il Global South.

Si parla e si parlerà di Ucraina: il G7 continuerà a promuovere con forza le sanzioni contro la Russia e il sostegno all’Ucraina. Si parlerà di Indo-Pacifico: il G7 riaffermerà e rafforzerà la cooperazione sull'”Indo-Pacifico libero e aperto”. Si parlerà di disarmo nucleare e non proliferazione: il G7 invierà un messaggio forte che porterà avanti sforzi realistici e pratici per condurci verso l'”ideale” di un mondo senza armi nucleari. E si parlerà di resilienza economica e sicurezza economica: il G7 lavorerà su questioni essenziali come le catene di approvvigionamento resilienti, politiche e pratiche non di mercato e coercizione economica.

Il G7 sulla guerra della Russia in Ucraina

Il G7 sta esortando la Russia a porre fine “alla sua aggressione in corso e a ritirare immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe e il suo equipaggiamento militare dall’intero territorio dell’Ucraina”.

L’aggressione della Russia contro l’Ucraina, si legge in una nota dei leader del Sette Grandi riuniti a Hiroshima, “costituisce una violazione del diritto internazionale, in particolare della Carta dell’Onu”. Mentre, “una pace giusta non può essere realizzata senza il ritiro completo e incondizionato di truppe e attrezzature militari russe”. Condanna, inoltre, “per la retorica nucleare irresponsabile della Russia”.

Il G7 ha anche concordato nuove sanzioni per “fiaccare la macchina da guerra della Russia”. Al fine di ridurre le entrate della Russia, è finito nel mirino l’export di diamanti: a tale scopo, “continueremo a lavorare a stretto contatto per limitare il commercio e l’uso di diamanti estratti, lavorati o prodotti in Russia, impegnandoci con partner chiave al fine di garantire l’efficacia dell’attuazione di misure restrittive coordinate, anche attraverso tecnologie di tracciamento”.

La decisione si affianca a quella annunciata dal Regno Unito, che ha annunciato a sua volta sanzioni contro il settore minerario russo, prendendo di mira le importazioni di alluminio, diamanti, rame e nichel, per limitare la capacità di Mosca di finanziare la sua guerra in Ucraina. “Come mostrano le sanzioni annunciate oggi, il G7 rimane unito di fronte alla minaccia della Russia e fermo nel suo sostegno” a Kiev, ha detto il premier britannico Rishi Sunak.

L’Europa al G7: cosa farà

Il Presidente del Consiglio Ue Michel ha detto nel suo discorso “più forti insieme per il bene comune”. “Non è un caso che oggi siamo qui, a Hiroshima, dove quasi 80 anni fa ebbe luogo un’immensa tragedia. Ci ricorda ciò che noi, come G7, stiamo difendendo. E perché lo stiamo difendendo” ha dichiarato. “Pace e libertà. Perché è ciò che tutti gli esseri umani desiderano di più. Siamo un’Unione di valori. E difenderemo questi valori. Ecco perché siamo dalla parte del popolo ucraino. Il Cremlino continua ad alimentare le fiamme della guerra in tutta l’Ucraina. Nell’Ue stiamo lavorando duramente per ottenere all’Ucraina ciò di cui ha bisogno: più armi, più munizioni, e più velocemente. Questo sarà cruciale per la sua controffensiva”.

Michel ricorda come l’Unione europea sia stata al fianco del popolo ucraino sin dal primo giorno con “solidarietà e risolutezza”, e continuerà così per tutto il tempo necessario. Bruxelles riafferma il sostegno allo sforzo dell’Ucraina verso una pace duratura: la pace di Zelensky, per intenderci. Perché qualsiasi piano di pace credibile deve essere ancorato ai principi della Carta delle Nazioni Unite: al centro, i principi della sovranità territoriale e dell’integrità totale. “Una cosa è chiara: spetta solo all’Ucraina decidere quando prendere in considerazione i negoziati”.

A Hiroshima l’Europa ribadisce a gran voce, ancora una volta, che la retorica della Russia è “inaccettabile e irresponsabile”. Soprattutto quella nucleare, con riferimento evidente alle azioni del Cremlino intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, che rischiano di mettere deliberatamente a rischio la sicurezza di tutto il continente. Massima attenzione anche verso il disarmo nucleare, la non proliferazione di armi nucleari e il controllo degli armamenti. Per questo Michel insiste anche sul pieno sostegno al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

L’Ue, che ha già fornito a Kiev assistenza per oltre 70 miliardi di euro, proseguirà a sostenere il Paese con un “forte” sostegno militare, politico, umanitario e finanziario. “La propaganda russa si basa su bugie e cospirazioni. Stiamo combattendo con fatti e cifre. L’Unione europea, che sta tagliando fuori Mosca da internet con un cavo sottomarino, sta inoltre costruendo solidi partenariati in tutto il mondo”.

Solo l’anno scorso ha speso 90 miliardi di euro per l’assistenza allo sviluppo globale, facendo della Ue e dei suoi Stati membri il principale fornitore di sostegno allo sviluppo. “Ora siamo concentrati sul chiudere la porta alle scappatoie”, continuando a tagliare fuori la Russia dalle forniture critiche. E Michel conferma che ora verranno fissate sanzioni al commercio di diamanti russi.

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Il ruolo del commercio e la riforma delle banche multilaterali di sviluppo

L’Europa si sta anche impegnando con i partner per creare partnership reciprocamente vantaggiose. Molti Paesi in via di sviluppo – ricorda ancora Michel nel suo discorso – sono piombati in un grave indebitamento.

Le banche multilaterali di sviluppo hanno un ruolo chiave non solo nelle aree classiche dello sviluppo e della riduzione della povertà. È essenziale – rimarca il Presidente del Consiglio Ue – che possano mobilitare capitali privati. In particolare, sostenere una più ampia gamma di Paesi nell’affrontare sia il cambiamento climatico che la transizione digitale. “Il lavoro della Presidenza del G20 per riformare queste banche multilaterali di sviluppo è estremamente importante. Devono fare di meglio e di più”.

In fondo, il DNA europeo è proprio il commercio aperto. “È tempo di sostenere le riforme del direttore generale Ngozi e rendere l’OMC adatto allo scopo e in grado di risolvere le controversie commerciali. Il nostro obiettivo deve essere quello di garantire condizioni di parità a livello globale. La politica commerciale svolge un ruolo chiave nel promuovere le transizioni verdi e digitali dei nostri partner. Diritti umani e condizioni di lavoro“.

Il futuro delle relazioni con la Cina

Poi un altro tema nodale: le relazioni con la sempre più potente Cina. Obiettivo di Bruxelles è un rapporto stabile e costruttivo con Pechino, ma ferma su quelli che sono i valori europei, con una condanna irremovibile alla gestione dei diritti umani a Hong Kong, nello Xinjiang e in Tibet. “Non tollereremo interferenze nei nostri Paesi che minerebbero le nostre società democratiche”.

L’Europa deve promuovere i suoi interessi. Come? Mantenendo relazioni stabili ma riducendo il rischio, vale a dire le nostre eccessive dipendenze dalla Cina; diversificando anche, e contrastando il dumping e le pratiche sleali.

Per non parlare delle sfide ormai improcrastinabili a cui dobbiamo piegare il governo cinese: cambiamento climatico, conservazione delle risorse naturali, biodiversità, sostenibilità del debito. “Dato il suo ruolo nella comunità internazionale e le dimensioni della sua economia, la Cina ha una responsabilità speciale nel mondo. Deve giocare secondo le regole internazionali” dice ancora Michel, che chiede a Pechino di fare pressioni sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare Infine, su Taiwan Bruxelles mantiene la sua politica “One China”: nessun cambiamento unilaterale dello status quo.

Serve, in sintesi, un sistema globale in cui il potere sia condiviso in modo più equo. Per questo Bruxelles spinge per la riforma delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione mondiale del commercio, provando a garantire che il sistema multilaterale possa funzionare, sostenendo l’adesione dell’Unione africana al G20: temi inseriti nella bozza di dichiarazione finale del G7 di Hiroshima.

I rapporti Italia-Giappone: cosa si sono detti Meloni e Kishida

Per quanto riguarda i rapporti Italia-Giappone, il premier giapponese Fumio Kishida ha avuto ieri, 18 maggio, un incontro di circa un’ora con Giorgia Meloni. I due leader hanno confermato il loro impegno a promuovere una “concreta” cooperazione come partner strategici e hanno accolto con favore la conclusione dei negoziati su un accordo speciale: l’Accordo sulla coproduzione cinematografica.

Kishida ha dichiarato che vuole fare tutto il possibile in questo summit per dimostrare la determinazione del G7 a sostenere e rafforzare l’ordine internazionale libero e aperto basato sullo stato di diritto. In risposta, Meloni ha espresso la sua intenzione di collaborare pienamente.

Kishida ha accolto con favore i progressi della cooperazione in materia di sicurezza e difesa e i due leader hanno condiviso l’idea di approfondire le discussioni sulla cooperazione attraverso il dialogo politico-militare e altri canali. I due hanno inoltre accolto le buone prospettive legate all’entrata in vigore dell’Accordo sulla sicurezza sociale tra Roma e Tokyo, considerato particolarmente importante per facilitare ulteriormente gli scambi di persone ed economici.  Sul fronte commerciale, Kishida ha ribadito la sua richiesta di collaborazione italiana per revocare al più presto le misure Ue che limitano l’importazione su alcuni prodotti alimentari giapponesi.

Meloni e Kishida si sono scambiati anche opinioni sulla situazione in Asia orientale e hanno affermato di continuare a coordinarsi strettamente nell’affrontare le questioni relative alla Cina e nei rapporti con la Corea del Nord, comprese le questioni nucleari e missilistiche. Sicurezza economica, finanziamenti allo sviluppo opachi e iniqui, sono stati altri temi affrontati.

Per quanto riguarda l’aggressione della Russia all’Ucraina, i governi di Roma – oggi smarcata dalla dipendenza russa sul gas – e Tokyo hanno affermato di proseguire con le severe sanzioni contro la Russia e con un forte sostegno all’Ucraina, concordando anche che trasmetteranno con forza al mondo la determinazione del G7 a sostenere l’ordine internazionale libero.