Russia, il grande tradimento che può decidere la guerra

La tensione fra il capo del Gruppo Wagner e Cremlino raggiunge picchi inesplorati. Cosa farà ora Putin? Questo "doppio gioco" cambierà la guerra in Ucraina?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Oltre alla grande preoccupazione per la controffensiva ucraina (di cui abbiamo parlato qui) e alla lotta di potere che si agita alle spalle di Vladimir Putin, la Russia deve fare i conti anche con il (presunto) “doppio gioco” di uno degli uomini più forti e considerati dell’intero Paese. Parliamo di una grande personalità militare, talmente influente da poter criticare apertamente e duramente la gestione e le decisioni del Cremlino: Yevgeny Prigozhin.

Il “tradimento” di Prigozhin

Secondo un’indiscrezione inedita del Washington Post, il capo del Gruppo Wagner avrebbe tradito la Russia fornendo agli ucraini coordinate e informazioni sui movimenti e sulla tattica delle truppe di Mosca. Kiev avrebbe avuto così l’occasione di bombardare a colpo sicuro e dove avrebbe fatto più male agli invasori. Accuse pesantissime, che tuttavia il Cremlino ha smentito “a metà”, per bocca del portavoce Dmitry Peskov: “Ha tutta l’aria di una bufale”.

C’è da dire che anche lo stesso Prigozhin ha bollato la rivelazione come fake news: “Cercano e cercheranno di gettare su di me tutto il fango che potranno”. Secondo il giornale americano, alla fine di gennaio lo “chef di Putin” avrebbe però offerto all’Ucraina informazioni sul posizionamento delle truppe russe. In cambio avrebbe chiesto il ritiro dei soldati ucraini dall’area intorno a Bakhmut, obiettivo più simbolico che strategico per il quale centinaia di mercenari sono morti o feriti, per non parlare dell’esercito regolare. La proposta sarebbe stata recapitata allo Stato maggiore dei difensori tramite i contatti che Prigozhin coltiva all’interno dell’intelligence militare di Kiev. Contatti confermati da due funzionari ucraini, per la cronaca.

La proposta sarebbe stata avanzata per la prima volta alla fine di gennaio, e poi reiterata più volte. E non solo via telefono. Secondo gli Usa, Prigozhin avrebbe incontrato di persona ufficiali ucraini in un Paese imprecisato dell’Africa, dove la Wagner opera sul campo al fianco di diversi governi. C’è anche un’altra parte della dichiarazione di Prigozhin ad alimentare le tensioni interne allo schieramento russo. Sempre secondo il leader militare, a innescare la macchina del fango non sarebbe stata Kiev o Washington, ma esponenti del Cremlino ai quali ha augurato di “finire con il cappio al collo”. Nel dettaglio si riferisce a quelli che ha definito “compagni della Rublyovka”, il sobborgo di lusso a ovest di Mosca dove risiedono molti esponenti dell’establishment politico-economico della Federazione.

La guerra di Prigozhin del Gruppo Wagner

Il Washington Post ha poi riferito che l’Ucraina ha rifiutato l’offerta di Prigozhin. Quest’ultimo ha in precedenza (e anche dopo) minacciato pubblicamente di ritirare i suoi mercenari dalla zona intorno a Bakhmut, con conseguente declino dell’avanzata russa, a meno che non ricevano le munizioni necessarie.

Il Gruppo Wagner opera al di fuori della catena di comando ufficiale dello Stato maggiore russo e in questo modo non rende conto a nessuno delle sue azioni sul terreno. Allo stesso tempo, però, può essere tagliata fuori dalle catene di approvvigionamento che invece interessano le truppe regolari. Una situazione che il Cremlino si vedrebbe bene dal far verificare, vista la cruciale importanza delle milizie paramilitari nelle azioni di guerriglia urbana e la loro capacità di gestire le faccende belliche. Vedremo se il rapporto tra Prigozhin e Putin si risolverà in una crisi senza uscita oppure, più probabilmente secondo gli esperti, in un “passaggio di consegne” che incoronerà lo “chef” come capo amministrativo e militare della Russia del futuro.