Cingolani ora vuole l'”accisa mobile” sul carburante: ecco cos’è

L'anticipazione del ministro della Transizione ecologica sull'intervento del governo nel decreto taglia-prezzi

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Sono ancora diversi i nodi da sciogliere sul decreto taglia-prezzi che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni sul tavolo del Consiglio dei ministri per mettere un freno alle impennate dei costi di carburante e energia. Alcune possibili misure cominciano però a trapelare, come l’ipotesi di uno sconto su benzina e diesel di 15 centesimi al litro, e dal ministro Roberto Cingolani arriva l’anticipazione dell’adozione di un'”accisa mobile” per contrastare i prezzi al distributore.

Cos’è l'”accisa mobile” sul carburante

Parlando in Aula di fronte ai senatori nell’informativa in merito ai rincari sui costi dell’energia, lievitati ulteriormente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il ministro della Transizione ecologica ha parlato delle misure che il governo ha intenzione di adottare.

Cingolani ha riferito che per contenere l’impatto sui consumatori finali, il Governo sta valutando l’ipotesi di praticare sui carburanti un’accisa mobile, spiegando che per il costo dei carburanti da autotrazione, cioè da rifornimento per i veicoli, dall’inizio dell’anno, “c’è un problema di un incremento dei costi del Brent” e un problema del costo del gas e dell’energia che serve nelle raffinerie a trasformare “che impatta sul costo finale”.

“Siccome c’è stato un maggior gettito Iva”, conseguente all’aumento imprevisto dei prezzi, ha spiegato il ministro, esso può essere utilizzato per “ridurre le accise e quindi il prezzo finale” di benzina e gasolio, senza che ci sia un calo delle entrate annue programmate.

Si tratterebbe dunque di un adeguamento delle quote fisse delle accise alle quotazioni internazionali del greggio, con una variazione al ribasso, in compensazione delle maggiori entrate dell’Iva.

Secondo i dati ufficiali del Mite, Iva e accise pesano per il 51,4% sulla benzina e per il 46,7% sul gasolio. Se non ci fosse alcuna imposta, la benzina scenderebbe da 2,185 euro al litro a 1,062 euro e il gasolio da 2,155 euro al litro a 1,149 euro, con un risparmio, rispettivamente, di 1,123 e di 1,006 euro.

Nell’informativa il ministro ha, inoltre, sottolineato che se al momento non risulta alcun problema nella fornitura di benzina, c’è una diminuzione della disponibilità del diesel il cui prezzo supera la benzina.

Cingolani ora vuole l'”accisa mobile” sul carburante: le soluzioni

Nel breve e medio termine, le soluzioni previste da Roberto Cingolani per ridurre la dipendenza dal gas russo di circa 20 miliardi di metri cubi all’anno comprendono aumenti di import da Qatar, Algeria, Angola, Congo, paesi produttori con il quale il governo ha già avviato delle trattative.

In particolare, come ha spiegato il ministro si lavora per “l’incremento delle importazioni di gas algerino, dell’import sull’infrastruttura Trans adriatic pipeline (TAP) che si può aumentare di 1,5 miliardi di metri cubi all’anno in tempi abbastanza rapidi a patto di avere volumi aggiuntivi dall’Azerbaigian; massimizzazione di utilizzo dei terminali di gas naturale liquido”.

Cingolani ha inoltre riferito che sarebbero pronte le soluzioni da proporre in Europa, che tutt’oggi paga ancora un miliardo di euro al giorno alla Russia, per contenere la crescita del prezzo del gas: “Sarebbe una grande notizia un price cap a livello europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all’ingrosso e il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell’energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico, mediante opportuna revisione delle regole di market design”, ha affermato il ministro.