Gli asili nido rischiano di sparire, il piano per salvarli

L'opposizione non indietreggia e il dibattito sugli asili nido si fa sempre più duro: ecco il piano del Governo per non perdere i fondi del Pnrr

Pubblicato: 27 Aprile 2023 22:00

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

È ancora acceso il dibattito in Italia sugli asili nido, strutture che rientrano nei fondi del Pnrr e che però registrano un ritardo non di poco conto sulla tabella di marcia. Le autorizzazioni ai progetti di vari Comuni sono state avallate, ma quel che manca ancora è il lavoro vero e proprio, con il ritardo che potrebbe davvero costare caro all’Italia in ottica Pnrr.

A parlarne, cercando di fare un punto per placare gli animi, è stato il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, che nella sua informativa alla Camera ha voluto smentire chi accusa il Governo di voler rinunciare agli interventi su queste strutture.

Asili nido e Pnrr, il piano di Fitto

Dopo la bocciatura della Commissione Europea al restauro dell’Artemio Franchi di Firenze, con i fondi del Pnrr che non potranno essere utilizzati, l’Italia attende lo sblocco della terza rata dei finanziamenti pari a 19 miliardi. Somma che servirà al Governo per pianificare alcuni interventi, tra cui anche quelli per evitare e prevenire altri disallineamenti con la Commissione in vista dei 27 obiettivi da centrare entro il 30 giugno di quest’anno per ottenere i 16 miliardi della quarta rata. Fra questi ce ne sono alcuni da rimodulare, come i target relativi agli asili nido e alle scuole d’infanzia.

Il dibattito parlamentare, come detto, si è scaldato nelle ultime settimane e il ministro Fitto non ha potuto far altro che precisare la posizione del Governo, con un piano specifico per evitare che i 4,6 miliardi destinati vadano in fumo.

“Il governo sta cercando di salvare gli asili, salvaguardarli nell’obiettivo finale perché ad oggi sono stati accumulati grossi ritardi, ci sono comuni che riescono a raggiungere il target del 30 giugno e altri non ce la fanno” ha fatto sapere nell’informativa. Nel corso del suo intervento anche il tentativo di riconciliare le posizioni anche con l’opposizione, con un piano chiaro per non mandare tutto a monte: “Noi stiamo trattando con la Commissione Ue per salvare l’obiettivo che ‘cuba’ 4,6 miliardi di finanziamenti”.

Il dibattito sugli asili nido in Italia

Le parole del ministro, però, non hanno fatto altro che accendere ancor di più la discussione. L’opposizione, in particolare il Partito Democratico, non crede alla promesse di Fitto e del Governo accusato di non indicare le criticità e di non credere abbastanza nella sanità pubblica e negli asili nido. “Abbiamo l’opportunità di realizzarne più di 260mila nuovi entro il 2025: gettare la spugna sarebbe molto grave” ha detto la responsabile scuola e povertà educativa del Pd, Irene Manzi.

A fargli eco è stato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che dopo aver ascoltato con attenzione le parole del ministro Fitto alla Camera sullo stato di avanzamento della misura del Pnrr destinata a garantire alle famiglie italiane 264mila nuovi posti negli asili nido ha sottolineato: “È un obiettivo che l’Italia non può mancare e al quale i Comuni non sono disposti a rinunciare. L’Anci ha segnalato le criticità che potevano mettere a rischio la realizzazione di questo importante piano. Non ci risulta ci sia un particolare allarme in merito alle scadenze, quindi chiediamo nel dialogo costruttivo con il governo, di verificare le attività dei singoli comuni e di gestire con flessibilità le date intermedie del cronoprogramma”.

Preoccupati anche da Save the Children, che nella persona di Raffaela Milano, direttrice Programma Italia-Ee di Save the Children Italia che l’eventuale mancato raggiungimento di questo importante obiettivo del Pnrr sarebbe da considerarsi un campanello d’allarme di assoluta priorità in un Paese come l’Italia dove l’offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia è una delle più basse dell’Unione Europea.