Il diritto allo studio è sempre più precario: la crisi economica sta portando a un progressivo calo dei giovani iscritti all’università. Oggi gli studenti e le loro famiglie se la devono vedere con il vertiginoso aumento del prezzo degli affitti, con i costi delle bollette insostenibili, con i trasporti dispendiosi, con la scarsità delle borse di studio e con la mancanza di posti letto negli alloggi d’ateneo. A risentire maggiormente della situazione sono soprattutto i fuori sede.
Allarme iscrizioni nelle università
I dati parlano chiaro: nell’anno accademico 2021-2022 il sistema universitario italiano ha fatto registrare un calo delle immatricolazioni del 3%, con circa 100mila studenti fuori sede iscritti in meno. Insomma, dopo gli anni di crescita che hanno caratterizzato il periodo prepandemico, è attualmente in corso un’inversione di tendenza.
I soldi per mantenere i figli non bastano più e molti giovani hanno dovuto rinunciare a proseguire il proprio percorso di studi in una città diversa dalla propria residenza. Gli esempi sono migliaia, caratterizzati da dolorosi sacrifici, sogni infranti e voglia di realizzarsi a ogni costo.
C’è chi pur avendo superato i test d’ingresso dell’ambita facoltà non è poi riuscito a formalizzare l’iscrizione per l’impossibilità di trovare un alloggio a prezzi non stellari. Ci sono famiglie che pur di assicurare un futuro ai loro ragazzi e alle loro ragazze sono costrette a dolorose rinunce. E non si tratta solo di quelle più povere, ma anche di quelle appartenenti al ceto medio, sia mono che bireddito.
Ci sono poi i giovani pronti a tutto che, consapevoli delle difficoltà economiche, per non rinunciare allo studio si adattano a vivere in alloggi di fortuna e si impegnano con lavoretti part-time. Fortunatamente esistono bonus universitari che permettono delle detrazioni sul pagamento delle tasse.
Studiare fuori costa troppo
Il numero degli studenti che si trasferiscono altrove sono quindi sempre meno. A causa del caro vita chi decide di iscriversi all’università cerca di non allontanarsi troppo da casa. Le borse di studio non sono sufficienti a coprire le spese e la penuria di posti letto nelle residenze studentesche non soddisfa la domanda.
Secondo i dati aggiornati al mese di agosto 2022 della business unit specializzata in studi di mercato Immobiliare.it Insights, la media nazionale per una camera singola si attesta a 439 euro, con una crescita dell’11% rispetto allo scorso anno. I costi di affitto nelle grandi città sedi d’ateneo sono divenuti strangolanti.
A Milano il prezzo ponderato per stanza è di 620 euro, +20,1% per cento in confronto al 2021. A Roma una singola si attesta a 465 euro, +9,3% sull’anno precedente. Ma la situazione risulta insostenibile anche a Bologna, Firenze e Padova. In tali città, però, si trovano tra le migliori università al mondo. Sui gruppi Facebook dedicati alla ricerca degli alloggi per studenti, intanto, c’è la corsa ad accaparrarsi le soluzioni più economiche. Spesso significa però vivere in abitazioni fatiscenti di pochi metri quadrati, da condividere con più persone e lontane dalle strutture universitarie.
I fondi del Pnrr
La situazione emergenziale legata ai fuori sede impone alle istituzioni di indirizzare gli investimenti verso le case studentesche. Il programma elettorale del centrodestra salito al governo indicava nel suo 14esimo punto, oltre all’ammodernamento delle strutture già esistenti, anche “nuove realizzazioni di edilizia scolastica e residenze universitarie”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento in Parlamento è stata netta: “La scuola e l’università torneranno centrali nell’azione di governo perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l’Italia, per il suo futuro e per i suoi giovani”. Ma gli studenti devono essere messi nelle condizioni di poter studiare anche lontano da casa. In questo senso potranno dare un contributo i fondi del PNRR che lei intende revisionare.
L’esecutivo guidato da Mario Draghi ha previsto un investimento di 950 milioni di euro “per la ristrutturazione, manutenzione e costruzione” di nuove residenze per studenti d’ateneo. Tradotto in termini pratici, da qui al 2026 arriveranno 100mila posti alloggio in più.
Ma non basta: per avere una totale copertura pubblica delle richieste servirebbero secondo le stime 7 miliardi di euro. Lo ha confermato a ‘la Repubblica’ Diego Vollaro, dell’esecutivo nazionale Unione degli Universitari (Udu), sottolineando che “le risorse destinate dal Pnrr, nonostante rappresentino il più ingente investimento in diritto allo studio degli ultimi trent’anni, non vanno a coprire gli svariati tagli di cui è stato vittima il sistema”.