Come una frase di Trump sul Taiwan ha fatto perdere miliardi a Nvidia

Trump, in un'intervista, ha dichiarato che Taiwan dovrebbe pagare per la propria difesa, causando il crollo delle azioni Nvidia del 6,64%

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Ultimamente Trump ha rilasciato un’intervista a Bloomberg, e con una semplice frase riferita a Taiwan ha fatto crollare le azioni di Nvidia del 6,64%, facendole perdere, secondo le fonti di Wall Street, ben 206 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.

Anche Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), principale fornitore di Nvidia, ha subito una perdita del 7%, mentre i titoli di Tokyo Electron e dell’olandese Asml sono crollati rispettivamente dell’11% e del 12%. Questo trend negativo è caduto come una valanga e ha travolto l’intero settore dei semiconduttori mondiale.

Mercoledì scorso il mercato Nasdaq, fortemente orientato verso il settore tecnologico, ha registrato una delle sue peggiori performance dal dicembre 2022, con una perdita del 2,8% alla chiusura del mercato. Questo declino ha superato la caduta dell’S&P 500 dell’1,4% e ha contrastato con il guadagno dello 0,6% del Dow Jones Industrial Average, portando l’indice tecnologico al suo livello più basso dal 1° luglio

Ma come è potuto accadere tutto questo? Che cosa ha detto Donald Trump di così grave? Le ragioni dietro questa drammatica svendita sono molteplici e coinvolgono potenziali restrizioni commerciali, dichiarazioni politiche e dinamiche di mercato che oscillano al minimo soffio.

Dichiarazioni di Trump e l’impatto sui mercati

“Le parole sono importanti”, diceva Nanni Moretti nel film Palombella Rossa, e mai come in questi ultimi tempi le parole sono in grado di spostare i mercati.

Trump, per esempio, nel 2017 fece perdere ben 5 miliardi di dollari di azioni di Amazon con un semplice tweet nel quale accusava il colosso di togliere posti di lavoro.

Questa volta, in un’intervista rilasciata a Bloomberg, ha affermato che Taiwan dovrebbe pagare per la propria difesa e che Washington avrebbe dovuto imporre tariffe sui produttori di chip taiwanesi. Queste dichiarazioni sono rimbombate immediatamente, e hanno generato preoccupazioni riguardo alla stabilità geopolitica della regione, che è fondamentale per la produzione di semiconduttori avanzati, come quelli progettati da Nvidia.

La sola prospettiva di una potenziale invasione di Taiwan da parte della Cina, che produce il 92% dei chip avanzati, è stata più che sufficiente per far crollare le azioni.

Il contesto geopolitico

Il settore dei semiconduttori è particolarmente sensibile alle dinamiche geopolitiche, perché, come si anticipava poc’anzi, Taiwan produce chip avanzati che vengono esportati in tutto il mondo. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) è il principale fornitore di Nvidia, un attore chiave nel mercato dei semiconduttori, e qualsiasi minaccia alla stabilità della regione può avere gravi conseguenze economiche.

Secondo Foreign Policy, l’isola produce oltre il 60% dei semiconduttori mondiali e circa il 92% di quelli avanzati. Una ricerca del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha stimato che un’interruzione temporanea della produzione di chip a Taiwan potrebbe causare perdite globali di circa 2,5 trilioni di dollari all’anno.

La Cina considera Taiwan non uno stato a sé ma una provincia ribelle. Il leader cinese Xi Jinping ha stabilito l’obiettivo di realizzare questa unificazione entro il 2049. La vicinanza geografica e l’importanza strategica di Taiwan, insieme alla sua produzione di semiconduttori, rendono l’isola un obiettivo fondamentale per Pechino. La crescente militarizzazione e le esercitazioni della Cina nella regione mostrano una preparazione attiva per un potenziale conflitto. Inoltre, il deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina aumenta le tensioni e la possibilità di un’invasione​.

In questo contesto, le dichiarazioni di Donald Trump, unite alle potenziali nuove restrizioni commerciali concordate da Biden, mettono seriamente a rischio le catene di approvvigionamento globali.

Restrizioni commerciali

Ma nella storia dei microchip non ci sono solo le affermazioni di Trump. Un contributo enorme al calo delle azioni di Nvidia è la presa in considerazione da parte dell’Amministrazione Biden di regole commerciali più rigide, che potrebbero ulteriormente ostacolare le vendite di semiconduttori alla Cina.

Il Chips and Science Act, firmato da Biden nel 2022, mira a potenziare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti, stanziando 39 miliardi di dollari per incentivi alla produzione. Questo sforzo è parte di una strategia più ampia per rafforzare la resilienza della catena di approvvigionamento e mantenere la competitività degli Stati Uniti rispetto alla Cina.

Un rapporto non confermato di Bloomberg ha indicato che il presidente degli Stati Uniti stava considerando di introdurre le restrizioni più severe per le aziende che continuano a fornire tecnologia per semiconduttori alla Cina. Questo potrebbe includere l’imposizione di una misura chiamata “foreign direct product rule”, che permetterebbe agli Stati Uniti di controllare i prodotti fabbricati all’estero che utilizzano anche minime quantità di tecnologia americana. Questa misura avrebbe un impatto significativo su aziende come Asml, produttore olandese di macchine per la produzione di microchip, e Tokyo Electron del Giappone.

L’imposizione di queste restrizioni potrebbe avere gravi ripercussioni per le aziende che dipendono dalla manutenzione e riparazione delle attrezzature già vendute in Cina. Asml, ad esempio, affronta già limitazioni nella vendita dei suoi dispositivi di litografia più avanzati alla Cina. Sebbene Nvidia abbia già registrato una significativa diminuzione delle sue vendite in Cina—dal 20-25% delle vendite totali a percentuali di una sola cifra—ulteriori restrizioni potrebbero ridurre ulteriormente le speranze di riacquistare l’accesso al mercato.

Un recente rapporto dell’Associazione dell’Industria dei Semiconduttori ha previsto che la quota americana nella produzione globale di chip aumenterà al 14% entro il 2032, rispetto all’attuale 10%.

Come ha reagito Taiwan

Le autorità di Taiwan poco potevano dire e hanno avuto una reazione tiepida. Hanno risposto alle dichiarazioni di Trump sottolineando i loro sforzi per rafforzare la difesa nazionale e mantenere una stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Il governo taiwanese ha ribadito il suo impegno a potenziare le capacità di difesa dell’isola, cercando di rassicurare sia i propri cittadini che gli investitori internazionali sulla stabilità e sicurezza della regione

Rotazione settoriale: che cos’è

C’è anche la continua rotazione settoriale, in cui gli investitori si spostano dalle azioni tecnologiche verso settori che hanno avuto performance inferiori negli ultimi tempi. Questo fenomeno è evidente confrontando il Russell 2000, un indice orientato alle piccole capitalizzazioni, con il Nasdaq-100, un indice tecnologico. Di recente, il Russell 2000 ha registrato la sua migliore performance quinquennale relativa rispetto all’S&P 500, con una sovraperformance del 13,49% rispetto al Nasdaq-100.

La Federal Reserve ha segnalato possibili tagli dei tassi di interesse, e il mercato sta valutando tre riduzioni dei tassi nel 2024. Gli investitori stanno quindi scommettendo che le piccole capitalizzazioni avranno maggiori guadagni nel prossimo anno. Questa rotazione continua a influire negativamente sulle azioni tecnologiche come quelle di Nvidia, creando una differenza di performance significativa tra gli indici.

Chi ci ha guadagnato in tutto ciò

C’è sempre il rovescio della medaglia. Le tensioni geopolitiche e le possibili restrizioni commerciali hanno creato un clima di incertezza che ha portato a un significativo sell-off nel settore dei semiconduttori. Aziende con capacità di produzione negli Stati Uniti, come Intel e GlobalFoundries, hanno invece beneficiato di questa situazione, vedendo un aumento delle loro azioni.