La prossima legge di Bilancio comincia a prendere forma: il Dpfp (Documento programmatico di finanza pubblica approvato dal Consiglio dei ministri il 2 ottobre e ora atteso in Parlamento e a Bruxelles, delinea i contorni di una manovra da circa 16 miliardi di euro.
Fra i provvedimenti più attesi si contano il taglio dell’Irpef, per completare la riforma fiscale agognata dal centro-destra, ma anche interventi sulla Sanità e ritocchi ai bonus.
Indice
Deficit al 3% e Pil in crescita moderata
È in ballo una cifra pari a 0,7 punti percentuali di Pil, che il Governo finanzierà attraverso una combinazione di tagli alla spesa pubblica (circa il 60%) e nuove entrate.
Il quadro macroeconomico aggiornato conferma una traiettoria di prudenza: deficit al 3% nel 2025, in discesa al 2,8% nel 2026 e fino al 2,3% nel 2028. Nel frattempo, la crescita del Pil è stimata allo 0,5% per il 2025 e allo 0,7% nel 2026, un andamento definito “solido” anche in assenza dell’effetto espansivo della Manovra.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito la linea di “ferma e prudente responsabilità”, sottolineando la necessità di garantire “la tenuta della finanza pubblica nel rispetto delle nuove regole europee”, senza rinunciare al sostegno a lavoratori e famiglie.
Fisco, Irpef e ceto medio
Il capitolo fiscale resta centrale: dopo la riforma strutturale del 2024, l’esecutivo punta a un nuovo taglio dell’Irpef, mirato ai redditi medio-bassi. L’ipotesi più accreditata prevede la riduzione della seconda aliquota dal 33% al 32% per i redditi fino a 50.000 euro, con l’obiettivo di sostenere la domanda interna e alleggerire il peso fiscale sui lavoratori dipendenti.
Si studiano inoltre nuove detrazioni familiari legate al quoziente familiare, misura che favorirebbe nuclei numerosi e redditi medio-bassi. In parallelo, il governo non esclude una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, anche se in versione più selettiva rispetto al passato. La Lega invoca una rottamazione urbi et orbi, mentre FdI e FI frenano.
Per la Sanità nuovi fondi e assunzioni
Altro pilastro della Manovra sarà il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale, con un incremento stimato tra 2 e 3 miliardi di euro rispetto ai 4 già previsti dalla legge di Bilancio precedente. Nel piano rientrano 27.000 nuove assunzioni tra medici e infermieri, un rafforzamento della medicina territoriale e l’aumento del tetto di spesa per i farmaci.
Il governo punta così a rispondere alle criticità strutturali del sistema sanitario, aggravate negli ultimi anni dalla pandemia e dalla carenza di personale.
Famiglie e natalità: che succede al Bonus mamme
Confermato e potenziato anche il Bonus mamme lavoratrici da 40 euro al mese, che diventerà strutturale a partire dal 2025. Accanto a questa misura, è previsto il Bonus natalità e il rifinanziamento degli sconti sulle bollette del gas per le famiglie numerose e in difficoltà economica.
In arrivo anche il Conto mobilità, un incentivo per favorire l’utilizzo del trasporto pubblico e alleggerire i costi di spostamento per le famiglie.
Imprese e investimenti: Ires premiale e Transizione 5.0
Sul fronte produttivo, viene confermata l’Ires premiale, con una riduzione dell’imposta del 4% per le imprese che reinvestono gli utili in occupazione e innovazione. Resterà inoltre attivo un fondo da circa 4 miliardi derivanti dal piano “Transizione 5.0”, rimodulato per favorire la digitalizzazione e la competitività delle Pmi.
Previsto anche un piano sociale per la casa, che mobiliterà risorse europee del Piano sociale per il clima (9,3 miliardi) per sostenere l’accesso ad alloggi sostenibili e a prezzi calmierati.
Tagli e riordino degli sconti fiscali
La copertura dei 16 miliardi arriverà per il 60% da interventi sulla spesa. Una parte consistente sarà garantita dal riordino delle tax expenditures, gli oltre 600 bonus e sconti fiscali oggi in vigore, e da un possibile aggiornamento degli estimi catastali per gli immobili oggetto di bonus edilizi.
Non è escluso, infine, un “contributo di solidarietà” temporaneo per le banche, ispirato al modello già sperimentato nel 2023.
Difesa e debito
Nel triennio 2026-2028 il Dpfp prevede un aumento progressivo della spesa per la Difesa, pari a 0,15% del Pil nel 2026, 0,3% nel 2027 e 0,5% nel 2028, per un totale di circa 12 miliardi. Una crescita che, precisa il governo, resta condizionata all’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo.
Quanto al debito pubblico, stimato al 137,8% del Pil nel 2026, dovrebbe ridursi al 136,4% nel 2028, anche grazie al graduale esaurirsi degli effetti del Superbonus.