Separazione dal partner, c’è un’azienda che offre il congedo retribuito

Il congedo retribuito per smaltire la delusione amorosa è possibile in una catena alberghiera asiatica. L'amministratore delegato svela un imprevisto retroscena

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Pubblicato: 1 Novembre 2024 15:00

L’equilibrio psicofisico è essenziale per la performance lavorativa. Non a caso esistono i riposi settimanali e le ferie, oggetto di diritti dei lavoratori garantiti in Costituzione, nella legge e nella generalità dei contratti collettivi. Ad incidere sul proprio stato d’animo non sono soltanto i rapporti con i colleghi o i superiori, ma ovviamente anche le situazioni personali e gli eventi della propria vita privata.

Pensiamo ad esempio a chi si è appena separato dal partner: solitamente il periodo immediatamente seguente ad una rottura sentimentale non è facile, perché porta a dover – in qualche modo – riorganizzare la propria esistenza, talvolta ricomponendone i pezzi come in una sorta di puzzle. Ecco allora che lo stato d’animo ne può risentire, con il rischio di non rendere come al solito in ufficio.

Un’azienda ha però pensato ad un rimedio specifico per questo genere di casi, ossia il congedo retribuito per cuori infranti. Vediamo da vicino di che si tratta ma cogliamo anche l’occasione per riepilogare la situazione congedi, riservati ai lavoratori dipendenti, esistente in Italia.

Pausa dal lavoro per i dipendenti che si separano

L’apparenza inganna perché – se a prima vista potrebbe sembrare una delle tante bufale che circolano sul web – i fatti dicono il contrario. La notizia, come è intuibile, ha fatto il giro del mondo ed è diventata virale sui social, incuriosendo specialmente coloro che stanno vivendo una difficile situazione sentimentale o hanno da poco chiuso una storia d’amore.

Di solito sul luogo di lavoro può arrivare il gesto consolatorio di qualche amico collega, ma mai il riconoscimento che dallo stato d’animo possa scaturire una sorta di malattia d’amore. In questo caso invece l’amministratore delegato di una catena asiatica, Ricardo Dublado, ha voluto offrire un ‘periodo cuscinetto’ per recuperare le energie psicofisiche, evitando l’esposizione a rischi come un calo delle prestazioni o un vero e proprio burnout.

Nelle Filippine la direzione del Gruppo Cebu Century Plaza Hotel ha deciso così di concedere non uno, ma ben cinque giorni di congedo retribuito per curare le ferite lasciata da una relazione che ormai non c’è più e ripartire con rinnovato slancio.

Ai media locali l’amministratore delegato ha raccontato di essere memore di una passata esperienza sentimentale che lo ha segnato e lo ha fatto riflettere sulla bontà di questa iniziativa. Oggi l’uomo è quindi maggiormente sensibile sul rapporto tra questioni sentimentali e lavoro, tanto da aprire ad un’agevolazione che sta facendo discutere mezzo mondo.

Ma perché proprio cinque giorni e non due oppure otto? Alle locali fonti di informazione, Dublado ha spiegato che questo è il tempo che gli è servito per smaltire la delusione vissuta nel 2018, ritenendolo quindi applicabile anche a chi – nel personale – si trovi in una situazione simile. In un certo senso, per l’amministratore delegato è come vivere un lutto e, conseguentemente, anche una rottura amorosa necessita di un po’ di tempo per essere accettata.

Le condizioni per il beneficio

Il lavoratore o la lavoratrice presso il Gruppo Cebu Century Plaza Hotel deve però rispettare alcuni requisiti, per conseguire il congedo retribuito per cuori infranti. L’agevolazione prevista dalla policy aziendale infatti:

  • può essere presa una volta all’anno, a patto che la rottura si abbia con una persona differente ogni anno;
  • non è convertibile in soldi.

Evidentemente si tratta di condizioni imposte per evitare che qualche dipendente si comporti da ‘furbetto’, cercando di sfruttare i cinque giorni di sospensione dell’attività di lavoro senza però patire alcuna vera delusione amorosa.

Da notare anche che nelle Filippine la notizia è stata talmente ‘potente’, che dall’iniziativa aziendale è scaturito un disegno di legge parlamentare, il quale prevede l’introduzione di tre giorni di congedo per cuori infranti, ma non retribuiti.

La situazione congedi retribuiti in Italia

Avendo appena visto l’agevolazione applicata nella citata catena di strutture ricettive, la domanda può sorgere spontanea: come funziona la materia dei congedi nel nostro paese? Premesso che da queste parti siamo ancora ben lontani dalla pur lodevole iniziativa adottata nell’arcipelago asiatico, ricordiamo che i congedi retribuiti – per diverse ragioni – sono previsti dalla legge e disciplinati in dettaglio dai singoli contratti collettivi nazionali di lavoro.

In linea generale, i dipendenti hanno diritto a periodi di assenza dall’ufficio, conservando al contempo il diritto alla retribuzione per cause meritevoli di tutela come ad es. matrimonio, lutto, nascita di un figlio, assistenza familiari disabili (legge 104), permessi per donazione sangue o altre esigenze familiari e personali. Le specifiche condizioni, la durata, le modalità di fruizione e il trattamento economico di questi congedi possono variare in base alle norme di dettaglio di ciascun Ccnl.

Ad esempio il contratto commercio prevede, tra le sue disposizioni, i congedi retribuiti per motivi di studio, per decesso o per documentata grave infermità del coniuge (anche legalmente separato) o del convivente – a patto che la stabile convivenza con il lavoratore o la lavoratrice risulti da certificazione anagrafica. Previsti espressamente anche i congedi e permessi per handicap e il congedo matrimoniale. Infatti al lavoratore che non sia in periodo di prova compete, in ragione del matrimonio, un congedo straordinario della durata di quindici giorni di calendario.

Non dimentichiamo infine il congedo indennizzato per le donne vittime di violenza di genere, ossia una tutela riconosciuta alle lavoratrici del settore pubblico e privato che siano dipendenti o autonome. Esse hanno diritto ad assentarsi dal lavoro per un certo periodo, a patto che siano incluse nei percorsi di protezione correlati a casi di violenza di genere. Queste ultime possono avvalersi di un’astensione dal lavoro per un periodo massimo di 90 giorni nell’arco temporale di tre anni (art. 24, d.lgs. 80/2015).