Corte dei conti, no alla proroga dello scudo erariale

Fratelli d’Italia vorrebbe prorogare fino al 2025 la norma che esenta gli amministratori da responsabilità erariali per colpa grave

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

“La Corte dei Conti ribadisce la sua contrarietà ad un’ulteriore proroga dello scudo erariale. Riteniamo che la limitazione della responsabilità possa contrastare anche espressamente con le previsioni regolamentari europee”. Il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, utilizza queste parole per esprimere il dissenso della magistratura contabile nei confronti della decisione del governo di prorogare per un anno, fino a giugno del 2024, lo scudo erariale. Durante un’audizione davanti alle commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera, Carlino aggiunge che prolungare lo scudo comporta il rischio di un generale abbassamento dell’attenzione alla gestione oculata delle risorse pubbliche.

I motivi dello stop della Corte dei Conti

L’audizione del presidente della Corte dei Conti avviene dopo le polemiche suscitate dal deposito dell’emendamento governativo al decreto sulle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Questo emendamento prevede, oltre alla proroga dello scudo erariale, anche l’eliminazione del controllo concomitante che la Corte dei Conti esercita sul Pnrr e sul Pnc, il Piano Nazionale Complementare del valore di 30,6 miliardi, allegato al Piano di Ripresa e Resilienza. Tale decisione è stata presa dal governo in seguito alle osservazioni del Collegio del controllo concomitante riguardanti alcuni obiettivi del Pnrr. In particolare, un’attenzione particolare è stata rivolta dal governo a una delibera sul progetto per la creazione di stazioni di rifornimento di idrogeno. I magistrati hanno evidenziato ritardi e, in particolare, il mancato raggiungimento di una milestone intermedia, oltre a segnalare la necessità di intervenire sui dirigenti non conformi. Il governo sostiene che il raggiungimento o meno di un obiettivo sia determinato dalla Commissione europea.

Carlino ha espresso “contrarietà” riguardo a questo tema, ma ha anche sottolineato, con la massima sincerità, che la Corte dei Conti ha altre opportunità di intervento sul Pnrr. Queste possibilità includono il controllo ordinario sulla gestione e la relazione semestrale presentata al Parlamento. Pertanto, nonostante ribadisca la contrarietà a entrambi gli emendamenti, per quanto riguarda il controllo concomitante, la Corte dei Conti si attiene alle decisioni del legislatore. In risposta alle domande dei deputati sul tema, il presidente della Corte dei Conti ha aggiunto che non si può parlare di un “bavaglio” alla Corte da parte del governo, poiché la Corte ha potuto intervenire attraverso le relazioni presentate.

Cos’è lo scudo erariale

Lo scudo erariale è un meccanismo che solleva gli amministratori pubblici da responsabilità contabili in caso di “colpa grave”. In pratica, tranne per le condotte intenzionali (dolose), la possibilità di perseguire la colpa grave si limita alle omissioni, che costituiscono una minoranza.

Questa norma è stata introdotta nel 2020 nel decreto legge Semplificazioni del governo Conte 1. Inizialmente, doveva essere una misura eccezionale della durata di un anno per alleviare le pressioni sulle amministrazioni durante il difficile periodo della pandemia. Successivamente, lo scudo erariale è stato prorogato da Draghi fino al 30 giugno 2023 con due obiettivi principali: incoraggiare l’azione della pubblica amministrazione, particolarmente urgente dopo anni di emergenza sanitaria e in un momento di fragile situazione economica, e evitare che i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) vengano ostacolati dalla burocrazia difensiva. Tuttavia, è importante che coloro che gestiscono denaro pubblico tornino a essere responsabili delle proprie azioni, anche in caso di colpa grave.

Tuttavia, un nuovo emendamento presentato da Fratelli d’Italia al decreto Pnrr mira a prorogare ulteriormente lo scudo erariale fino al 31 dicembre 2025, dopo un primo tentativo fallito nel decreto Milleproroghe. Questa proposta ha sollevato una forte preoccupazione tra i magistrati contabili, che hanno sottolineato in diverse sedi istituzionali e audizioni, a partire da giugno 2021, i problemi che sorgerebbero da una previsione di questo tipo, specialmente per quanto riguarda la corretta gestione dei fondi del Pnrr.

Le regole europee per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund richiedono infatti un controllo sulla gestione finanziaria e azioni di contrasto all’abuso, non solo a livello penale, ma anche per il recupero delle somme e il risarcimento dei danni in caso di impiego illecito, anche con “colpa grave”.