Il caso Salvini: ha (ancora) un patto di alleanza con Putin

Il fronte comune di questi giorni non cancella gli anni in cui il partito di Putin ha ampiamente finanziato i movimenti funzionali a destabilizzare l'Europa.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

Marine Le Pen ha deciso di far sparire dalla propria campagna elettorale ogni immagine in cui è ritratta in compagnia di Vladimir Putin, Matteo Salvini fa l’equilibrista in Senato non nominando mai il presidente russo con cui la Lega ha avuto ampi rapporti, e anche nel M5s la componente filo-russa non è secondaria. L’imbarazzo è palpabile, perché negli anni passati il partito di Putin, Russia Libera, ha intrattenuto stretto rapporti (e in parecchi casi ampiamente finanziato) tutti i movimenti sovranisti, soprattutto di destra ma non solo, atti a destabilizzare l’Unione Europea. E la Lega di Salvini sarebbe ancora legata ad un patto politico col presidente russo.

Il dietrofront di Le Pen

Marine Le Pen sembra la più convinta nell’allontanarsi da Putin, e non solo mandando al macero le foto incriminate. “Riconosco di essermi sbagliata sull’esito delle tensioni che hanno preceduto l’attacco all’Ucraina. Mi ricordavo un Vladimir Putin autoritario, determinato a fare gli interessi del proprio Paese ma razionale. Ho creduto fino all’ultimo che la ragione avrebbe prevalso, ma mi sbagliavo. La decisione di invadere l’Ucraina e di sottomettere con la forza militare un popolo sovrano è una colpa storica che ci fa ripiombare nella guerra fredda e minaccia la civiltà europea”.

I finanziamenti in Europa

Dal Cremlino sono giunti negli anni tanti rubli per finanziare le attività dei movimenti politici considerati funzionali alla politica russa, cioè frazionare il più possibile il fronte europeo. In Francia la Le Pen, tagliata fuori dai prestiti delle banche d’Oltralpe, ebbe in prestito 9.4 milioni di euro a un tasso di interesse al 6 per cento all’anno attraverso Jean-Luc Schaffhauser, membro del Parlamento europeo eletto all’interno della coalizione del Front National. Schaffahuser – si legge su Open – organizzò un incontro con Alexander Babakov, l’inviato speciale del Cremlino per le organizzazioni russe all’estero, il quale propose un accordo a Schaffhauser attraverso una banca fondata in Repubblica Ceca. Dinamiche simili per il partito di destra tedesco AfD e per i movimenti che hanno lavorato per rendere possibile la Brexit, a partire ovviamente da quello di Nigel Farage.

Il caso Lega e l’accordo senza disdetta

In Italia sono sotto gli occhi di tutti i rapporti più che cordiali fra Putin e Silvio Berlusconi, che oggi dichiara di non riconoscere più l’amico Vladimir nell’attuale autocrate. Ma l’imbarazzo maggiore è per la Lega di Salvini. E non solo per le innumerevoli dichiarazioni di stima del leader leghista al presidente russo o per il caso dell’Hotel Metropol, quanto piuttosto per un rapporto ratificato nero su bianco fra Russia Libera e la Lega stessa.

Un’intesa di validità quinquennale su uno scambio di informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera della struttura del partito, del lavoro organizzato, delle politiche per i giovani, dello sviluppo economico, così come in altri campi di interesse reciproco. Sarebbe scaduto in questi giorni ma si rinnova tacitamente, è scritto nel testo. A meno che una delle due parti “non notifichi all’altra entro e non oltre sei mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione dello stesso”.

Fonti della Lega – si legge su La Repubblica – sottolineano che quell’accordo non è operativo da tempo e oggi il deputato Guglielmo Picchi, nel rispondere al sindaco di Bergamo Giorgio Gori che gli chiedeva di cancellare quell’intesa, ha dato una versione diversa: “È già stata disdetta”. Ma al momento non vi è copia della revoca. Poi Picchi, ancora su Twitter, cambia di nuovo linea: quell’accordo lo siglò la Lega Nord, non l’attuale Lega per Salvini premier che le è succeduta. Dunque, un’altra scatola giuridica, pur con lo stesso vertice politico.

Resta il paradosso: una forza di un governo che aderisce alla Nato e all’Ue e che si oppone all’invasione russa, resta vincolata anche solo sulla carta al partito di Putin.