Perché i prezzi della benzina potrebbero aumentare prima delle vacanze estive

Previsto un aumento dei prezzi del carburante in Italia con l'arrivo dell'estate: perché benzina e diesel rischiano di superare i due euro a litro

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 19 Giugno 2025 07:00

Con l’arrivo dell’estate, milioni di italiani stanno pianificando le vacanze, spesso facendo affidamento sull’auto come mezzo principale per raggiungere le mete di villeggiatura. Ma proprio in questo momento cruciale per la mobilità e il turismo interno, un nuovo fattore di instabilità minaccia di pesare sulle tasche delle famiglie: l’aumento del prezzo della benzina.

E non si tratta di un incremento marginale o stagionale, ma di una vera e propria impennata dei listini ai distrubutori, che rischia di trasformare le partenze estive in un salasso generalizzato.

Perché i prezzi dei carburanti potrebbero aumentare

Il 16 giugno 2025, l’associazione dei consumatori Assoutenti ha lanciato l’allarme: i prezzi dei carburanti, dopo settimane di relativo calo, hanno registrato un forte rialzo innescato dal nuovo conflitto esploso tra Israele e Iran.

Non è la prima volta che uno scenario geopolitico instabile si traduce in un impatto diretto sul costo dei carburanti. I mercati petroliferi sono estremamente sensibili alle tensioni in Medio Oriente, una delle aree chiave per l’estrazione e il trasporto del greggio. Con l’acuirsi della guerra tra Israele e Iran, gli operatori temono interruzioni nelle forniture di petrolio e aumentano i prezzi per tutelarsi da una possibile crisi di approvvigionamento.

Questa dinamica si riflette subito sulle quotazioni del Brent e del WTI, i principali benchmark internazionali, che fanno da riferimento per i prezzi di benzina e gasolio anche in Europa. Per questo motivo, il presidente dell’associazione, Gabriele Melluso, ha chiesto l’intervento urgente di Mister Prezzi, l’organo di sorveglianza presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha il compito di monitorare l’andamento dei costi per i consumatori e segnalare eventuali anomalie.

Non a caso, nei giorni successivi all’inizio del conflitto, il prezzo del petrolio è salito rapidamente sopra i 90 dollari al barile, innescando un effetto domino sui distributori italiani. Le compagnie petrolifere, a loro volta, hanno adeguato i listini in base ai nuovi costi di approvvigionamento, e gli automobilisti si trovano a pagare di più per ogni litro.

I rischi per l’economia italiana e il turismo

Il problema, come evidenziato da Assoutenti, non è soltanto economico, ma anche temporale. L’aumento dei prezzi arriva proprio nel periodo dell’anno in cui si concentrano le partenze estive, e in un Paese come l’Italia, dove l’auto rimane il mezzo di trasporto principale per il turismo domestico, ogni centesimo in più per i trasporti si traduce in una spesa extra importante. Per una famiglia che si appresta a percorrere centinaia di chilometri per raggiungere il Sud, le montagne o le coste, anche un aumento di 10-15 centesimi al litro può significare decine di euro in più sul costo complessivo del viaggio.

Non solo: l’inflazione da carburante ha effetti moltiplicativi. Quando salgono i prezzi di benzina e gasolio, aumentano anche i costi di trasporto delle merci, soprattutto quelle deperibili o legate alla filiera turistica, come cibo e bevande. Il risultato? Prezzi più alti nei supermercati, nei ristoranti, negli stabilimenti balneari. In sintesi: meno soldi disponibili per il tempo libero e più sacrifici per le famiglie, proprio quando dovrebbero godersi il meritato riposo.

Previsioni per l’estate: cosa aspettarsi?

Le previsioni non sono rosee. Se il conflitto israelo-iraniano dovesse protrarsi o coinvolgere altri attori regionali, il rischio è che le quotazioni del petrolio restino elevate per diverse settimane, trascinando con sé anche i listini di benzina e gasolio.

Inoltre, bisogna tenere conto di altri fattori che potrebbero contribuire a un ulteriore rincaro, come il cambio euro-dollaro, che influenza il prezzo finale del petrolio per i Paesi europei, la domanda stagionale, che in estate tende a crescere, generando tensioni sul lato dell’offerta.

Per questo motivo alcuni analisti parlano già di possibili picchi sopra i 2 euro al litro per la verde, con conseguenze dirette non solo sulle vacanze degli italiani, ma anche sul trasporto pubblico e privato, sul commercio e perfino sull’agricoltura..