Privatizzazione di Poste Italiane, via alla vendita del 15%: l’acquisto su app

Poste Italiane aumenta la privatizzazione ed è pronta a vendere il 15% del proprio capitale anche ai piccoli risparmiatori: l’operazione avverrà direttamente sull’Internet banking

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 24 Settembre 2024 21:18Aggiornato: 25 Settembre 2024 12:43

Poste Italiane e il ministero dell’Economia e delle Finanze sono partite ufficialmente con la vendita della seconda tranche del capitale della società, pari al 15%, che dovrebbe trovare conclusione entro un mese. Era da luglio 2016 che la privatizzazione non si rivolgeva anche ai piccoli risparmiatori e, per la prima, l’Offerta pubblica di vendita di una società pubblica verrà fatta in versione digitale. Il collocamento verrà seguito da advisor (banche estere e italiane) che saranno selezionati nei prossimi giorni dal dicastero guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti, con l’intera operazione che, così come riferito da fonti istituzionali, avverrà “in tempi brevi”.

Lo Stato incasserà 2,5 miliardi di euro

Il Dipartimento dell’Economia del Mef ha avviato la selezione per gli advisor, tra banche estere e italiane, che dovranno seguire il collocamento. In fase di vendita verrà data priorità ai risparmiatori e ai dipendenti di Poste, anche con incentivi ad hoc come possibili sconti sulle azioni.

La vendita del 15% del capitale di Poste Italiane porterà, stando ai piani, un incasso per lo Stato di circa 2,5 miliardi di euro. Il progetto della società – già approvato dalla Consob – prevede che i risparmiatori possano prenotare e acquistare i titoli di Poste Italiane che verranno ceduti anche attraverso i canali remoti del gruppo dei recapiti, ovvero sul sito o l’Internet banking.

L’offerta è rivolta a tutti i risparmiatori, siano essi clienti o meno di Poste, anche se è necessario ricordare che in fase di vendita la priorità verrà data ai risparmiatori e ai dipendenti dell’azienda, i quali potranno anche contare su una serie di incentivi costruiti ad hoc per loro come, ad esempio, possibili sconti sulle azioni.

I tempi per la vendita del 15% del capitale di Poste Italiane

Come accennato in precedenza, l’intero progetto di vendita del 15% del capitale di Poste Italiane avverrà, secondo i piani, in tempi molto risicati. L’Offerta pubblica di vendita, infatti, potrebbe prendere il via il 14 ottobre 2024 o, più verosimilmente, il giorno 21 dello stesso mese.

Quanto alla durata possibile dell’offerta, occorre guardare a cosa dice la legge e allo storico di Poste Italiane. Il limite temporale di partenza è necessariamente di 3 giorni, mentre la società con la sua Offerta pubblica iniziale di titoli azionari di 9 anni fa aveva esteso la scadenza a 10 giorni. Secondo quanto riportato da diverse testate giornalistiche, in questo caso non si avrà tutto questo tempo, mentre quel che è certo è che la cessione dovrà terminare necessariamente 10 giorni prima dell’approvazione dei conti dei 9 mesi. Questa, nello specifico, è prevista il 6 novembre 2024, data oltre la quale si entrerà nel periodo cosiddetto di black-out della comunicazione finanziaria di un’azienda prima dell’approvazione dei conti.

La privatizzazione di Poste Italiane

La seconda tranche di cessione del capitale di Poste Italiane è in linea con quanto deciso dal governo di Giorgia Meloni nel corso del Consiglio dei ministri dello scorso 17 settembre. L’esecutivo aveva nello specifico dato il proprio benestare a una maggiore privatizzazione della società, con lo Stato che manterrà comunque una percentuale di azioni della società superiore al 50%.

Si ricorda che Poste Italiane è una società per azioni controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze italiano. Il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti detiene il 64,26%, diviso in un 35% Cassa depositi e prestiti e un 29,26% Dipartimento del tesoro. Il restante 34,92% delle azioni fa capo a investitori individuali e istituzionali, con il residuo 0,82% di azioni proprie.