Ponte sullo Stretto di Messina, progetto approvato: quanto ci costerà

Il progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina ha ricevuto l'ok del Cipess, e Salvini esulta. Quanto sarà lungo il ponte a campata unica da record

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Il Ponte sullo Stretto di Messina ha ottenuto il via libera definitivo del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.

Dopo oltre mezzo secolo di discussioni, progetti preliminari, stop politici e contenziosi l’opera, adesso, si avvicina di un passo a divenire realtà. Si rimane ora in attesa del vaglio della Corte dei Conti per gli aspetti finanziari di quello che promette di diventare il ponte sospeso a campata unica più lungo al mondo.

Ponte sullo Stretto di Messina: costi, numeri e record

Il Ponte sullo Stretto sarà lungo complessivamente 3.666 metri, con una campata sospesa di 3.300 metri, un primato mondiale.

La struttura, larga circa 60 metri, ospiterà 6 corsie stradali (3 per direzione, di cui una di emergenza) e una doppia linea ferroviaria, con capacità fino a 6.000 veicoli l’ora e 200 treni al giorno. Le 2 torri d’acciaio raggiungeranno un’altezza di 399 metri, superando in altezza molti grattacieli europei. L’altezza dal mare sarà di 72 metri, sufficiente per il passaggio delle grandi navi.

Ma la grande opera non si limita al ponte: sono previsti circa 40 km di raccordi stradali e ferroviari, 3 stazioni sotterranee, circa 10 fra viadotti e gallerie e un centro direzionale. L’obiettivo è connettere il ponte alla rete ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria e alla direttrice ferroviaria Palermo-Catania-Messina.

Il costo complessivo è stimato in oltre 13,5 miliardi di euro, interamente finanziati con fondi pubblici. Le analisi economiche diffuse dal governo parlano di 23,1 miliardi di euro di contributo al Pil, 36.700 posti di lavoro e 10,3 miliardi di entrate fiscali generati già nella fase di cantiere.

Ponte sullo Stretto, perché sì

Secondo il Ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini, il Ponte di Messina permetterà di ridurre i tempi di attraversamento dello Stretto a 15 minuti effettivi di percorrenza, migliorando la logistica e l’interconnessione tra Sicilia e continente. Oggi ci vuole quasi un’ora (tra attese, imbarchi e navigazione) in bassa stagione e anche diverse ore in alta stagione. Salvini ha parlato di una “metropolitana dello Stretto”, con 3 fermate sul versante messinese e collegamenti rapidi per studenti, pendolari e turisti.

Dal punto di vista macroeconomico, il governo sostiene che l’opera sarà un volano per il Sud Italia, non solo durante la costruzione ma anche nel lungo periodo, portando

  • maggiore efficienza nel trasporto di merci e persone;
  • incremento dei flussi turistici;
  • riduzione dei costi di trasporto;
  • minori emissioni da traghetti e autoveicoli;
  • sviluppo di nuove filiere produttive nel settore ingegneristico.

Ponte sullo Stretto, perché no

Il progetto del Ponte sullo Stretto continua comunque a incontrare numerose opposizioni.

I teorici del “NO Ponte” sostengono che 13,5 miliardi potrebbero essere investiti per modernizzare infrastrutture già esistenti in Sicilia e Calabria (strade, ferrovie, porti) che restano tra le più carenti d’Europa.

I flussi attuali di merci e passeggeri tra le due sponde sono giudicati insufficienti per giustificare un’opera di questa portata, con il rischio di un ponte che sarà sottoutilizzato.

C’è poi un sospetto che serpeggia: l’Italia ha una lunga storia di grandi opere con budget lievitati nel tempo. Alcuni temono che i 13,5 miliardi possano crescere, aggravando il debito pubblico.

Pur con 62 prescrizioni di mitigazione e compensazione approvate nella Valutazione di Impatto Ambientale, le associazioni ambientaliste denunciano possibili effetti devastanti su ecosistemi marini e terrestri.

Sebbene i progettisti assicurino standard di sicurezza elevati, l’area resta una delle più sismiche d’Italia.

C’è poi l’incognita della manutenzione: è ancora vivo nella popolazione il ricordo del crollo del Ponte Morandi e dei numerosi viadotti crollati nelle autostrade. Il timore è che al Ponte sullo Stretto si applichi la stessa negligenza vista in opere immensamente meno complesse.

Il no al Ponte più netto arriva dagli espropriati: 450 immobili verranno demolite per fare spazio ai cantieri del ponte sullo Stretto, 150 in Calabria, 300 in Sicilia. Centinaia di famiglie dovranno dire addio alle loro case.