La pillola sarà gratis, ma non per tutte le donne

Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha deciso di ostacolare il processo attraverso due provvedimenti che scatenano polemiche

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La pillola sarà gratuita per tutte le donne, come inizialmente previsto? Sembra proprio di no. Trascorsi sei mesi dal primo via libera alla manovra, ottenuto dalla Commissione tecnico scientifica e dal Comitato prezzi e rimborsi dell’ente regolatorio, l’Aifa ha finalmente preso una decisione, che sta facendo molto discutere.

La decisione dell’Aifa

Nella giornata di martedì, a Roma, il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) si è riunito, decidendo in merito alla possibilità di rendere gratuita la contraccezione ormonale femminile.

Si è parlato a lungo di questo tema, a partire da aprile 2023, quando il via libera era stato dato a questa opzione, in assenza totale di limiti d’età. Il Cda ha invece deciso di apportare una modifica sostanziale.

Il problema di fondo era stato già sollevato dal ministro Schillaci, che aveva parlato di costi molto elevati per una manovra di questo genere. Una motivazione di fondo, quella fiscale, che sul fronte femminile ha portato anche all’aumento dell’IVA sugli assorbenti. Sulla base di motivazioni prettamente economiche, dunque, la pillola sarà gratuita unicamente per le donne con meno di 26 anni. Cosa che in realtà è già in vigore in svariate regioni italiane.

Sei mesi di discussioni che hanno smantellato la posizione delle Commissioni tecniche e scientifiche dell’Aifa. Si riteneva che la pillola dovesse essere gratuita e soprattutto facilmente reperibile attraverso le farmacie. Un passo in avanti verso un sistema che vada a ridurre gli ostacoli al diritto all’aborto. Una decisione contrastata in maniera netta, il che apre una discussione tra chi sostiene ragioni economiche e chi sospetta una strategia politica di matrice antiabortista.

Un dubbio che sorge spontaneo, verificando chi occupa la maggior parte dei cinque seggi del Consiglio di amministrazione dell’Aifa. Persone vicine o iscritte a Lega o Unione dei democratici di centro. Siamo quasi sul punto di veder pubblicate delle linee guida in merito, che andrebbero a ridurre in maniera sostanziale la platea di potenziali beneficiarie. Numericamente parlando, si tratta di circa 3 milioni di donne, considerando la fascia 15-25. Cifra tremendamente bassa, in rapporto ai quasi 19 milioni di donne d’età compresa tra i 15 e i 65 anni.

No alla pillola in farmacia

Come detto, l’idea di fondo evidenziata mesi fa dalle Commissioni tecniche e scientifiche dell’Aifa, mirava a rendere il più facile possibile l’accesso alla pillola. La farmacia sembrava il luogo più adatto, per immediatezza e sicurezza.

Le cose però vanno indirizzandosi in maniera differente. Il compito di distribuire la contraccezione ormonale femminile passerà a ospedali e consultori. Generalmente parlando, tutti i borghi, anche i più remoti, vantano un seppur minimo servizio di farmacia. Non è invece detto, affatto, che sia presente un consultorio. L’ospedale più vicino potrebbe essere a molti km di distanza e la donna in questione, in caso non fosse automunita, dovrebbe trovare un modo alternativo per raggiungere l’area designata alla consegna della pillola. In che modo tutto ciò dovrebbe favorire l’accesso alla contraccezione?

Come se non bastasse, dando seguito all’esempio proposto, portata a termine questa epopea, la donna in questione potrebbe trovarsi dinanzi degli obiettori di coscienza, le cui percentuali in ospedale sono alquanto elevate. Ciò vuol dire non riceverla? No! Sarà però accompagnata da rallentamenti tecnici e pressioni psicologiche.