Con la fine del mercato tutelato delle bollette e il passaggio al mercato libero milioni di utenti stanno valutando nuovi operatori. Ma occorre fare attenzione perché il passaggio nasconde un’insidia: la penale per il recesso anticipato dal contratto di energia elettrica.
Rischio penale per recesso anticipato
L’insidia non arriva inaspettata, a dire la verità, perché a suo tempo messa nero su bianco su milioni di contratti. Si tratta però di una di quelle clausole generalmente accettate di default dall’utente che non legge per intero le lenzuolate di condizioni d’uso. In generale, le compagnie energetiche applicano penali per i contratti a prezzo fisso e con durata predeterminata (12 o 24 mesi), ma nulla esclude che le penali possano essere applicate anche per i contratti a tempo indeterminato, sempre a prezzo fisso per un determinato periodo.
L’ambito viene disciplinato da una delibera Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) del 6 giugno 2023, in accordo con la “direttiva elettrica” dell’Unione europea del 2019 recepita dall’Italia nel 2021.
Obblighi dei fornitori nella stipula dei contratti
L’Arera chiarisce che i fornitori hanno comunque diversi obblighi da rispettare, come esprimere “chiaramente” la presenza di eventuali oneri a titoli di penale e scrivere gli importi nel contratto “specificamente approvato e sottoscritto dal cliente”. Come scrive Arera, “la somma richiesta” a titolo di penale “deve, in ogni caso, essere proporzionata e non può eccedere la perdita economica derivante dal recesso anticipato”. Spetta infine all’azienda energetica l’onere di provare l’esistenza del danno e quantificare l’entità della perdita.
L’ira delle associazioni dei consumatori
Il Codacons annuncia un ricorso al Tar del Lazio contro la delibera Arera. L’associazione considera gli oneri “illegittimi” e sta anche valutando una “class action per conto di tutti gli utenti ingiustamente danneggiati”.
Per Consumerismo le penali sono “assurde”. Questa associazione accusa le “condizioni vincolanti” a fronte di un “tanto decantato libero mercato”, misura che ritiene “a favore degli operatori che non vogliono più assumersi il rischio di mercato, ribaltato adesso interamente sul consumatore finale”.
L’Unione nazionale consumatori accusa il Parlamento di “voler stare dalla parte delle compagnie energetiche e non da quella delle famiglie, in barba alla libera concorrenza, che prevede la perfetta mobilità del consumatore”.
Assoutenti invoca l’intervento dell’Antitrust e del Garante per la sorveglianza dei prezzi. Queste penali, sostiene l’associazione, “potevano avere un significato prima della crisi energetica, quando non vi erano volatilità e impennate delle tariffe” ma “nel quadro attuale sviano la concorrenza impedendo ai consumatori di passare a offerte più convenienti”.
Dal mercato tutelato al mercato libero
La fine delle tutele è stata fissata al 10 gennaio per il gas e all’1 luglio per l’elettricità.
Il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero riguarda una fetta minoritaria di utenti: a fine 2023 le utenze domestiche ancora in bilico erano circa 3 milioni per il gas e 5 milioni per quanto riguarda la luce. Le altre avevano già effettuato il passaggio al mercato libero. A quella cifra vanno poi aggiunti quei 4,5 milioni di utenti giudicati “vulnerabili” (poveri, malati, disabili, ultra-75enni, in zone disastrate). Per loro il mercato tutelato rimane.
A chi, nel passaggio dal mercato tutelato a quello libero, non scelga un nuovo fornitore non verranno certamente tagliati luce e gas: i clienti dell’utenza elettrica verranno spostati in automatico all’STG (Servizio a Tutele Graduali). I clienti del gas continueranno a fornirsi dal vecchio esercente con condizioni simili alle offerte Placet.
Si rimanda al portale Offerte dell’Arera per un confronto fra le varie offerte di luce e gas.