Patto di Stabilità, sgambetto di Bruxelles sulla riforma: l’Italia rischia la “Serie C”

Il Governo attacca il commissario Ue Gentiloni e chiede una riforma che scomputi dal deficit gli investimenti strategici.

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Redazione

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È scontro tra Roma e Bruxelles sul nuovo Patto di Stabilità che entrerà nel vivo il prossimo 15 e 16 settembre con la riunione dei ministri economici dell’Ue all’Ecofin di Santiago, in Spagna. E nel mezzo si è aperta la faida tra il Governo e il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni oggetto, negli ultimi giorni, di pesanti attacchi.

Gli attacchi di Salvini, Tajani e Meloni

A dare il via alle polemiche è stato il vicepremier Matteo Salvini. “È fondamentale avere commissari europei che difendano l’interesse dell’intera comunità e del Paese. Ho avuto l’impressione – ha detto il leader della Lega – di avere un commissario europeo che giocava con la maglietta di un’altra nazionale. Più che dare suggerimenti, elevava lamenti e critiche”. A rincarare la dose è stata ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (qui la posizione della Premier). “I commissari europei, pur rappresentando le nazioni, quando sono commissari rappresentano l’Unione europea. Poi da quando ogni nazione ha il suo commissario – ha detto la premier nel corso della conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio dei ministri – accade che questi tengano un occhio di riguardo verso la nazione che rappresentano. Penso sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse di più anche per l’Italia. Sono convinta che sia importante riuscire a modificare le regole della governance prima che rientrino in vigore i vecchi parametri e se non si riesce proporrò di prorogare le attuali regole perché tornare ai parametri pre covid produrrebbe una contrazione dell’economie già in sofferenza importante. Bisogna correre e credo sarebbe drammatico ritorno alle vecchie regole”. Sulla polemica è intervenuto anche l’altro vicepremier Antonio Tajani. “Le critiche a Gentiloni le ha fatte Matteo Salvini, io mi auguro che Gentiloni lavori tenendo conto anche di essere il commissario italiano e di avere una visione che non sia quella dei Paesi rigoristi per quanto riguarda la riforma del Patto di stabilità e crescita”.

Lo sgambetto di Gentiloni

“Dobbiamo trovare entro la fine dell’anno un’intesa sul patto di stabilità e di crescita, sono soddisfatto del fatto che i governi stiano lavorando sulla base della proposta della Commissione e sono ottimista, se volete per necessità, sul fatto che si possa raggiungere una intesa entro fine anno – ha detto sabato scorso Gentiloni a margine della seconda giornata del forum Ambrosetti dedicata all’Europa –. Noi abbiamo deciso di sospendere le regole del patto di stabilità il 17 marzo del 2020, dopo la dichiarazione della pandemia. Le abbiamo prolungate abbastanza facilmente nel 2021, con qualche discussione nel 2022, con molte discussioni nel 2023. Non le prolungheremo nel 2024“. Secondo Gentiloni, un mancato accordo sul nuovo patto di stabilità, e quindi un ritorno alla situazione precedente, “metterebbe in luce le difficoltà delle regole precedenti”. Regole che, “pur avendo degli elementi certamente utili, positivi e da confermare, non sono riuscite né a promuovere la crescita né a ridurre sostanzialmente il debito, quindi riproporle non sarebbe sicuramente ideale”, ha evidenziato. Christine Lagarde – ha detto il commissario – “ci ricorda spesso che raggiungere questa intesa è fondamentale anche nella valutazione complessiva che la Bce fa della situazione dei mercati e questo credo sia anche uno dei motivi aggiuntivi per cui bisogna lavorare con grande spirito di responsabilità per trovare un’intesa”. “Dobbiamo trovare entro la fine dell’anno – ha sottolineato Gentiloni – un’intesa sul patto di stabilità e di crescita”. Agli attacchi ricevuti dai vertici dell’esecutivo italiano ha risposto oggi la portavoce della Commissione europea Dana Spinant. “Si sa, ovviamente, qual è il ruolo di un commissario europeo e come i commissari europei rappresentano l’interesse europeo che portano avanti nei loro portafogli in modo collegiale, ma non commentiamo eventuali commenti fatti sul commissario europeo Paolo Gentiloni”.

La proposta di Bruxelles

La proposta di riforma del Patto di Stabilità presentata da Bruxelles prevede che i Paesi con deficit sopra il 3 per cento e debito sopra il 60 per cento dovranno presentare dei piani personalizzati di rientro. In tale scenario Bruxelles indicherà una “traiettoria tecnica” per ridurre il debito con l’obbligo di un taglio annuo del deficit di almeno lo 0,5 per cento. Con investimenti strategici e riforme il piano potrà essere esteso a sette anni. In caso di deviazione dal piano scatterà in automatico una procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Le multe, semestrali, saranno dello 0,05% del PIL cumulabili fino allo 0,5% (ora sono dello 0,2%, talmente alte che nessun Paese è stato chiamato a versarle). In particolare a Salvini, Meloni e Tajani non vanno giù due punti specifici delle nuove regole di bilancio proposte dalla Commissione Ue. “Il più importante – spiega il Corriere della Sera – riguarda il passaggio della proposta della Commissione che porta a catalogare i Paesi dell’Unione europea in tre categorie, secondo il livello di rischio valutato a Bruxelles riguardo al loro debito pubblico. L’Italia è furiosamente schierata contro questa clausola — a quanto pare con Francia e Spagna — perché teme di finire formalmente relegata in una sorta di ‘serie C’ dell’affidabilità finanziaria, anche agli occhi degli investitori. Il secondo punto è legato al primo: i Paesi nella categoria più debole sarebbero soggetti a un controllo più stretto e vincolante, ogni anno, dell’attuazione dei piani di riforme e rientro del debito estesi su periodi fra quattro e sette anni”.

Le richieste di Roma

L’Italia chiede una riforma del Patto di stabilità attenta agli investimenti strategici – per esempio sulla transizione verde o sulla difesa – che preveda un loro scorporo dal debito. Richieste rispetto alle quali la presidenza spagnola di turno ha fatto un’importante apertura alle richieste dell’Italia su una riforma del Patto di stabilità attenta agli investimenti strategici (Roma chiede un loro scorporo dal debito). L’Italia chiede, inoltre, di scomputare dal debito l’impatto dei prestiti del Pnrr, per 120 miliardi.