Stellantis riporta i motori a Mirafiori con la Fiat 500 ibrida: l’annuncio di Tavares

La 500 ibrida sarà prodotta a Mirafiori, affiancando il modello elettrico nel tentativo di Tavares di rilanciare l'impianto Stellantis

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

L’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares annuncerà nella giornata del 27 maggio, durante un incontro con i sindacati, il ritorno dei motori a combustione nell’impianto torinese di Mirafiori. Riprenderà infatti la produzione della 500 ibrida come metodo di rilancio della fabbrica in crisi da anni anche a causa della scelta di dedicarsi quasi esclusivamente alle auto elettriche.

Stellantis ha recentemente messo a disposizione del marchio cinese di vetture a batteria Leapmotor la propria rete di distribuzione, in modo da facilitare l’arrivo di auto elettriche a basso costo in Europa. L’accordo è parte di una collaborazione tra le due aziende ma rappresenta anche un segnale di diffidenza verso il mercato dell’elettrico, in crisi da diversi mesi.

A Mirafiori si produrrà la 500 ibrida

Carlos Tavares, amministratore delegato del gruppo Stellantis che controlla anche Fiat, in contrerà il 27 maggio i sindacati dei lavoratori dell’impianto torinese di Mirafiori, dove oggi hanno sede le linee di produzione della Fiat 500 elettrica e dei modelli Maserati. La fabbrica è in crisi da diversi anni ma da inizio 2024 gli operai stanno ricorrendo agli ammortizzatori sociali, cassa integrazione prima e ora contratti di solidarietà, per la mancanza di ordini.

Tavares dovrebbe però annunciare un nuovo importante investimento per l’impianto: il ritorno dei motori a combustione. A Mirafiori, a partire dal 2026, si produrrà la nuova versione della 500 ibrida. L’attesa sarà necessaria per adattare le linee di produzione, ad oggi interamente dedicate alle auto elettriche. La scelta ha in parte accontentato i sindacati, che però chiedevano l’allocazione di un modello di massa, come la Panda, che invece sarà prodotta in Serbia.

La produzione di un modello con motore a combustione aiuterà anche l’indotto. Negli anni, attorno all’impianto di Mirafiori, sono nate moltissime aziende che si sono specializzate nella produzione di alcune parti specifiche per la auto Fiat. Una tendenza che ha accelerato quando l’azienda ha deciso di concentrarsi esclusivamente sull’assemblaggio, esternalizzando la costruzione delle singole parti delle vetture. Il passaggio alle auto elettriche, che richiedono meno parti, e la diminuzione della produzione industriale di Mirafiori, hanno mandato in crisi queste piccole realtà, molte delle quali sono state costrette a chiudere.

L’obiettivo di questo investimento, di cui non si conosce ancora l’esatta entità, è quello di riportare Mirafiori oltre le 100mila automobili prodotte ogni anno, con la speranza di sfiorare le 200mila. “L’annuncio della 500 ibrida? Una buona notizia, anche merito delle recenti mobilitazioni dei lavoratori Se si parte nel 2026, significa che ci aspettano quasi due anni di cassa integrazione. Poi servirà un ragionamento sull’assunzione di giovani per dare continuità all’impianto: fra sette anni tutti gli operai attuali saranno in pensione” ha commentato  Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino.

I problemi della 500 elettrica a Mirafiori

La trasformazione di Mirafiori in un impianto dedicato quasi esclusivamente alla produzione di auto elettriche ha presentato diversi problemi per il tessuto industriale torinese. Il primo è stato l’effetto sulle società dell’indotto legate ai motori termici, che si sono trovate in poco tempo senza ordini e spesso hanno dovuto chiudere. A questo adattamento, inevitabile alla luce del passaggio ai veicoli a batteria, si è però aggiunto il rallentamento del mercato elettrico.

Dall’inizio del 2024 le vendite di auto elettriche in Europa e in generale in tutto il mondo  hanno smesso di crescere. Nel 2023 in Unione europea erano state vendute il 37% di vetture a batteria in più rispetto all’anno precedente, con l’Italia sotto la media di solo alcuni punti percentuali. Nei primi mesi del 2024 questo dato è sceso al 3,8%.

Le cause di questo rallentamento sono diverse. La rete di distribuzione dell’energia elettrica per le auto, le cosiddette colonnine, è ancora incompleta e questo alimenta le preoccupazioni dei consumatori riguardo la minore autonomia di queste vetture rispetto a quelle con motore a combustione. I costi di accesso rimangono poi molto alti e questo scoraggia l’acquisto specialmente in un periodo in cui i tassi di interesse sono molto alti e di conseguenza i finanziamenti diventano più costosi e meno accessibili.

È per questa ragione che a Mirafiori la produzione è scesa a circa 30mila auto all’anno, con gravi conseguenze sulla forza lavoro che da mesi è in cassa integrazione o sotto altre forme di ammortizzatori sociali come il contratto di solidarietà. Stellantis ha inoltre continuato nella sua politica di abbandono dell’Italia, fermando completamente le assunzioni di operai nell’impianto torinese. Un problema per il nostro Paese che per decenni ha mantenuto un rapporto stretto con il gruppo Fiat, consentendogli di diventare l’unico produttore di auto nel Paese.

La strategia di Stellantis per l’elettrico

La scelta di riportare a Mirafiori i motori a combustione non sembra però preparare l’impianto per il futuro oltre 5-10 anni. Le normative europee impongono la fine della produzione delle auto a benzina e diesel entro il 2035 e Stellantis stessa aveva annunciato di voler anticipare questa data al 2030. Partendo nel 2026, il nuovo progetto dell’impianto torinese ha tra i 4 e gli 9 anni di vita al massimo, prima di essere concluso forzatamente.

Tavares può però sperare nel probabile spostamento a destra del Parlamento europeo alle elezioni di giugno. Con una commissione più conservatrice, se non addirittura politicamente schierata per la prima volta nella storia dell’Unione europea, senza Verdi o Socialisti a sostegno, il Green Deal potrebbe essere alleggerito dando più tempo alle auto ibride.

Nel frattempo Stellanti agisce su due fronti per affermarsi nel mercato dell’elettrico e tentare di rianimarlo. Da una parte, a luglio sarà commercializzata la nuova Fiat Panda, che con un prezzo tra i 20mila e i 25mila euro e dimensione e concetto molto diversi da quelli dei suoi predecessori sarà una delle elettriche più economiche in Europa.

Nel frattempo però, il gruppo ha firmato un accordo con Leapmotor, azienda cinese che produce auto elettriche a basso costo. In questi ultimi mesi i produttori cinesi hanno dimostrato di essere in grado di diventare i primi al mondo per output industriale, ma in Europa mancano di una rete di vendita che permetta loro di distribuire i propri prodotti, che spesso rimangono bloccati mesi nei porti. Stellantis metterà a disposizione di Leapmotor la sua rete di concessionari per arrivare all’ampia clientela che i suoi marchi hanno in tutto il continente.