Mercato del tabacco, modello italiano: così i colossi spingono per un futuro senza fumo

L'Italia è il principale produttore europeo di tabacco dell’Unione europea. Ecco la forza di un settore che diventa modello virtuoso per tutta l'economia

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Si parla sempre poco di tabacco in Italia. Eppure, il nostro Paese è il principale produttore europeo di tabacco dell’Unione europea con 40mila tonnellate, pari a circa un quarto della produzione complessiva europea e all’1% circa di quella mondiale.

Secondo i dati pre-Covid, il Belpaese è al 17esimo posto nel mondo per produzione: al primo c’è la Cina con 2.241.000 tonnellate per 1.003.250 ettari, al secondo il Brasile (762.266 tonnellate per 356.477 ettari) e al terzo l’India (749.907 tonnellate per 417.754 ettari).

Quanto è importante la filiera del tabacco in Italia

I terreni coltivati in Italia si trovano soprattutto in Campania, Veneto, Umbria e Toscana. Negli ultimi anni la produzione nazionale e le superfici coltivate sono drasticamente calate. Anche il numero di produttori italiani è passato in appena vent’anni da 22.790 nel 2000 a 1.790 nel 2020 e gli ettari coltivati da 35.950 a 13.378.

Ma il tabacco rimane un prodotto strategico per la nostra agricoltura e per il Made in Italy. Un mercato che, solo in Italia, vale circa 20 miliardi l’anno. Una filiera importante, che dà lavoro a oltre 25mila addetti nelle fasi di coltivazione e trasformazione primaria. Per dare un dato in termini monetari, da questo settore lo Stato incassa, tra accise e Iva, circa 14 miliardi di euro all’anno.

Ma il suo uso va molto, e sempre di più, al di là del fumo di sigaretta. Il tabacco è sempre più utilizzato nella medicina, nella cosmesi, nel biocarburante, nell’industria della carta, nel settore dei tessuti e nella chimica.

Non a caso, i giganti del settore stanno sempre più lavorando a soluzioni “alternative” nell’uso del tabacco: il colosso Usa Philip Morris, ad esempio, si è impegnato a supportare entro il 2025 il passaggio ai prodotti senza combustione per oltre 40 milioni di fumatori adulti.

Come cambia il mercato e cosa stanno facendo i colossi per riconvertirlo

Già nel primo anno di pandemia, a giugno 2020, firmando l’accordo del tabacco per il raccolto 2020, Philip Morris Italia e l’Organizzazione Nazionale Tabacco Italia si erano impegnate in una contrattazione che non ha riguardato solo gli elementi strettamente agricoli, ma ha anche previsto una serie di azioni straordinarie per supportare le organizzazioni e gli operatori di filiera.

Philip Morris Italia si è resa protagonista di diverse iniziative concrete per limitare le incertezze del settore e contribuire a mitigare gli impatti derivanti dalla crisi sanitaria e produttiva: da subito infatti ha organizzato, insieme a ONT Italia, una “Farmer Webcast” per rassicurare direttamente i coltivatori riguardo all’impegno preso nei confronti dell’acquisto del tabacco, garantendo inoltre la fornitura gratuita di più di 65mila mascherine per agricoltori e tecnici di campo.

PMI ha previsto investimenti fino a 500 milioni di euro complessivi in 5 anni: il più alto investimento nel settore in Italia da parte di un’azienda privata, finalizzato all’acquisto di tabacco in foglia italiano e alla valorizzazione, innovazione e sostenibilità. Con un obiettivo chiaro: creare un sistema sostenibile e innovativo che porti nel più breve tempo possibile all’eliminazione delle sigarette e alla loro sostituzione con prodotti senza combustione.

Un percorso all’insegna dell’innovazione e dell’agricoltura 4.0, quello intrapreso da Philip Morris, che lo rende un modello. Philip Morris – spiega ONT Italia – è riuscita a instaurare in Italia un “sistema virtuoso” che va dal seme della pianta di tabacco fino al consumatore finale, e, acquistando praticamente il 50% del tabacco italiano, consente l’esistenza dell’intera filiera e di tutti i suoi addetti.

Stabilità, sostenibilità e digitalizzazione in un settore chiave per l’agricoltura e l’economia italiana, che oggi si trova a fare i conti con l’aumento esplosivo dei costi di coltivazione del tabacco, spinti dai rincari energetici.

L’accordo tra Philip Morris e Coldiretti: un modello che può fare scuola

Per questo, grazie a un importante accordo tra Coldiretti e Philip Morris Italia, è stato riconosciuto un adeguamento dei compensi gli agricoltori nell’ambito di un più ampio accordo.

L’accordo di filiera nel settore del tabacco ha una durata pluriennale: Philip Morris si è impegnata ad acquistare circa il 50% del tabacco prodotto in Italia, grazie alla collaborazione con circa mille aziende agricole attive prevalentemente nelle quattro regioni chiave: Campania, Umbria, Veneto e Toscana.

Il bonus economico straordinario messo in campo dovrebbe consentire di registrare un incremento del prezzo riconosciuto ai coltivatori, sia per il tabacco bright e sia per il burley, per compensare i forti incrementi dei costi di produzione, in particolare energetici – gpl, metano, elettricità, gasolio – e dei mezzi tecnici.

Un adeguamento importante anche per il rilancio del settore in vista dell’attuazione della riforma della PAC, la Politica Agricola Comune europea, ed un primo passo per attivare ulteriori iniziative volte a rendere sempre più efficiente un settore che in un futuro vicino può rinascere, e che si sta già trasformando radicalmente.

“La crisi energetica si affronta solo con la corresponsabilità dell’intera filiera e l’accordo siglato nel settore del tabacco rappresenta un modello importante per l’intero sistema agroalimentare” spiega il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, che sottolinea anche la necessità di intervenire di fronte ad aumenti di costi insostenibili per le imprese agricole “che rischiano di compromettere i raccolti con un impatto su economia, ambiente e lavoro”.

“Abbiamo voluto assumere questo impegno nell’ottica di una filiera integrata più che mai importante in una fase delicata come quella che stiamo attraversando” sottolinea Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia.

“La qualità e le buone pratiche agricole di cui siamo promotori insieme a Coldiretti stanno già facendo la differenza per mantenere alta la competitività della filiera italiana. Un percorso ispirato dalla visione di voler radicalmente innovare il nostro settore per costruire un futuro senza fumo”.