Le modifiche al sistema del lavoro, già approvate dalla Camera dei Deputati, sono ora pronte per la votazione finale che avverrà domani a Montecitorio. Tra le misure chiave ci sono l’introduzione di procedure telematiche per le conciliazioni sindacali e una maggiore flessibilità nell’uso dei lavoratori stagionali.
Questi interventi, che riguardano anche la gestione del lavoro somministrato e i diritti dei lavoratori in cassa integrazione, sono stati duramente criticati da sindacati e opposizioni, che vedono in queste misure un possibile aggravamento della precarietà.
Modalità telematica per le conciliazioni sindacali: più flessibilità nelle controversie di lavoro
Le novità legislative approvate alla Camera aprono una nuova strada per la gestione delle controversie di lavoro. Sarà possibile ricorrere a modalità telematiche e collegamenti audiovisivi anche nelle conciliazioni sindacali. Una svolta che permette di ridurre i tempi e i costi legati a queste procedure, consentendo maggiore flessibilità sia per i datori di lavoro che per i dipendenti coinvolti in contenziosi.
Stagionali: meno vincoli e chiarimenti sulle dimissioni
Un altro punto rilevante riguarda il lavoro stagionale. Il legislatore ha ridotto gli oneri burocratici, rendendo più semplice il ricorso a questo tipo di contratto. Inoltre, viene chiarito il meccanismo delle dimissioni “per fatti concludenti”: se il lavoratore si assenta senza giustificazione per un periodo che supera i limiti previsti dal Ccnl (o, in mancanza di una previsione contrattuale, oltre i 15 giorni), il datore di lavoro può risolvere il contratto. Il datore dovrà comunicare l’assenza all’Ispettorato nazionale del lavoro, che verificherà la situazione. La norma mira a prevenire comportamenti opportunistici finalizzati a ottenere il sussidio di disoccupazione Naspi.
Somministrazione del lavoro: modifiche per i contratti a tempo determinato
Le novità legislative introducono una serie di semplificazioni nel campo della somministrazione del lavoro. In particolare, sono esclusi dai limiti quantitativi (che stabiliscono un massimo del 30% di contratti a tempo determinato rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato) i lavoratori assunti dall’agenzia con contratti stabili, quelli con caratteristiche specifiche, o coloro impegnati in attività particolari come la stagionalità o i settori creativi. Inoltre, si elimina il limite di 24 mesi per la durata complessiva delle missioni di somministrazione, favorendo una maggiore flessibilità.
Cassa integrazione e occupazione: nuove regole per i lavoratori in Cig
Arrivano anche novità per chi si trova in cassa integrazione. I lavoratori che trovano un’occupazione subordinata o autonoma durante il periodo di integrazione salariale non avranno diritto al trattamento per i giorni in cui lavorano per un altro datore. Se non viene fornita una comunicazione preventiva all’Inps, si rischia di perdere il diritto alla Cig. Questa misura intende incentivare la trasparenza e l’uso corretto delle risorse pubbliche.
Apprendistato e scuola-lavoro: nuove risorse e canali formativi
Da inizio anno, si sono ampliate le risorse destinate all’apprendistato, con un budget annuale di 15 milioni di euro, precedentemente riservato solo all’apprendistato professionalizzante. Le nuove disposizioni permettono la trasformazione dell’apprendistato finalizzato al conseguimento del diploma in apprendistato professionalizzante o di alta formazione.
L’obiettivo è migliorare l’integrazione tra scuola e lavoro, rendendo l’esperienza formativa più solida e di qualità. Inoltre, presso il Ministero dell’Istruzione sarà creato un albo delle buone pratiche di alternanza scuola-lavoro, a testimonianza di un impegno crescente verso percorsi formativi più strutturati.
Proteste sindacali e opposizione politica
Nonostante il sostegno della maggioranza parlamentare, le novità non sono esenti da critiche. Cgil e Uil, infatti, sono pronti a scendere in piazza l’8 ottobre per manifestare contro queste riforme, che a loro avviso peggioreranno le condizioni lavorative, rendendo il lavoro più precario. Anche il Partito Democratico si schiera in opposizione: il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, ha definito queste misure un “manifesto della precarietà”, accusando il governo di voler liberalizzare il lavoro somministrato e togliere le tutele contro le dimissioni in bianco.
Bocciato il salario minimo, niente da fare
La proposta di salario minimo, sostenuta da Conte, Schlein e altri esponenti dell’opposizione, è stata respinta con 148 voti contrari contro 111 favorevoli. Davide Faraone di Italia Viva si è astenuto, dichiarando che il partito non avrebbe appoggiato misure gravanti sulla fiscalità generale. Giuseppe Conte ha attaccato duramente il governo Meloni, definendo la bocciatura un atto di “amichettismo” e promettendo di continuare la battaglia per garantire dignità ai lavoratori sottopagati. Le opposizioni, compresa Schlein, considerano il salario minimo un argine contro la precarietà e il rischio povertà.