Asset allocation, un contesto incerto premia le strategie multiasset

Moneyfarm analizza il contesto e le performance delle varie asset class, rilevando che la strategia multiasset è la migliore in termini di rapporto rendimento-rischio

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Nel primo trimestre dell’anno l’azionario, specialmente quello Usa, si conferma l’asset class più performante, a dispetto delle tensioni geopolitiche, mentre i rendimenti dell’obbligazionario registrano un calo rispetto al terzo trimestre del 2023, in previsione di un taglio dei tassi da parte della Fed. Il portafoglio multi-asset si posiziona al secondo posto per rendimenti offerti e al primo per rapporto rischio-rendimento, confermando i benefici della diversificazione sia a breve che a lungo termine.

E’ quanto rileva un rapporto di Moneyfarm, secondo cui la parola d’ordine, in questo scenario, resta la “diversificazione”, con lo sguardo puntato al rapporto rischio-rendimento e senza mai perdere di vista il fattore umano.

Le performance solida dell’azionario

Il primo trimestre del 2024 è passato consegnando agli investitori azionari un periodo di grandi soddisfazioni. L’equity ha di nuovo registrato una performance solida, seguendo una tendenza simile a quella del 2023, mentre i titoli di Stato hanno restituito parte dei loro guadagni dalla fine dello scorso anno.

Le azioni statunitensi e giapponesi hanno fatto da apripista, lasciando indietro i mercati emergenti e quello europeo: una divergenza in parte dovuta al raffreddamento più lento del previsto dell’inflazione annua, soprattutto negli Stati Uniti. I tassi, tuttavia, dovrebbero presto iniziare a diminuire fornendo uno stimolo alla crescita globale e le valutazioni dell’azionario al di fuori degli Stati Uniti rimangono in linea con le loro medie a lungo termine, sostenendo i rendimenti.

I rendimenti dei titoli di Stato si mantengono discreti, almeno in termini nominali, sebbene non si trovino esattamente nella stessa posizione del terzo trimestre 2023. Le obbligazioni corporate restano interessanti, ma scende lo spread creditizio rispetto a quelle governative, ora inferiore rispetto alla media a lungo termine.

I rendimenti attuali del reddito fisso supportano le strategie multi-asset, mentre le materie prime, con i loro buoni risultati nonostante le tensioni geopolitiche, svolgono un ruolo importante nel bilanciamento del rischio.

Lo scenario

Un dato degno di nota nel primo trimestre del 2024 è quello relativo alla solidità dell’economia Usa, cresciuta in modo costante rispetto ad Europa e Regno Unito, dove la “crescita zero” rappresenta comunque un risultato migliore dei pronostici di dodici o diciotto mesi fa. Un contesto dunque più favorevole delle previsioni.

La redditività aziendale, in questo quadro, rimane molto solida e, con il suo assestamento al di sopra delle aspettative, può in parte spiegare il fenomeno.

La geopolitica ha avuto sorprendentemente un impatto limitato sui mercati azionari, dimostrando come i rendimenti finanziari non siano necessariamente alla mercé della politica globale, nonostante il rischio di turbolenze resti insidioso.

Valutare il rapporto rischio-rendimento

Quando si investe è sempre bene considerare il rapporto tra rendimento e rischio (volatilità). Se l’asset class azionaria dei Paesi Sviluppati, rappresentata dall’indice MSCI World, si è posizionata al primo posto in termini di rendimenti (11,6%), si è attestata al terzo posto per volatilità (13,2%), mentre i Bond Governativi, rappresentati dall’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate Government Treasuries, occupano il nono posto (6,8%).

Il portafoglio multiasset, invece, si posiziona al secondo posto per rendimenti offerti nel primo trimestre del 2024, al terzo posto per rendimenti a 10 anni (6,6%), al sesto per volatilità (8,5%) sempre a 10 anni. La diversificazione, quindi, conferma i suoi benefici sia a lungo che a brevissimo termine.

Ma attenzione al fattore umano

Quando si investe, però, esiste anche il fattore umano, con i suoi punti di forza e le sue imperfezioni. Daniel Kahneman, premio Nobel all’economia nel 2002 e padre della finanza comportamentale, è noto per la  sua “teoria del prospetto”, secondo cui le persone temono le perdite più di quanto amino i guadagni, e questo condiziona inevitabilmente gli investimenti.

In un contesto di mercati incerti, l’unica vera costante è il comportamento umano: conoscerlo e saperlo gestire aiuterà a guidare i propri risparmi nel tempo, a vantaggio del benessere personale. Diventa quindi fondamentale investire diversificando, con strumenti a basso costo e in linea con la propensione al rischio, restando fedeli ai propri piani di investimento specialmente in termini di orizzonte temporale.