Elezioni USA: cosa devono sapere gli investitori

L'analisi di Norman Villamin, Group Chief Strategist, e Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privee (UBP)

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Redazione

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Pubblicato: 3 Luglio 2024 18:04

Biden bis o Trump? Uno degli appuntamenti dell’anno sono senza dubbio le elezioni in programma negli Stati Uniti a novembre. Quale sarà il possibile impatto sui portafogli? E’ l’interrogativo al quale risponde Norman Villamin, Group Chief Strategist, e Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privee (UBP).

Negli anni delle elezioni presidenziali statunitensi –  spiega Villamin – i rendimenti degli investimenti sono stati favorevoli sia per l’azionario sia per il credito, al di fuori degli anni di recessione. Ciò è coerente con il nostro ottimismo su entrambe le asset class dato l’attuale contesto di espansione economica.

Possibile rally a novembre

Negli anni in cui si è votato dal secondo dopoguerra, “solo in tre occasioni l’S&P 500 ha realizzato rendimenti negativi (1960, 2000 e 2008). Per quel che riguarda gli investitori obbligazionari, durante gli anni delle elezioni presidenziali americane la natura del regime di inflazione sembra essere fondamentale per comprendere la traiettoria dei rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni. A partire dalla Seconda Guerra Mondiale, nei periodi di non recessione gli spread creditizi si sono contratti in tutti gli anni di elezioni presidenziali tranne che nel 1948 e nel 1956, e anche in quel caso a fine anno gli spread si sono ampliati di soli 11-12 punti base rispetto all’inizio dell’anno”. 

Ma 2025 potrebbe portare incertezza

Pertanto, “poiché non vi sono ancora evidenti segnali di recessione, gli spread creditizi si stanno restringendo e l’S&P 500 è già salito di quasi il 15% da inizio d’anno, la storia suggerisce che gli investitori azionari e quelli creditizi dovrebbero continuare a beneficiare dei venti di coda legati alle elezioni, che sosterranno i rendimenti in vista delle elezioni di novembre”.

Tuttavia, con la Fed ancora alle prese con un’inflazione persistente come durante la Grande Inflazione, “gli investitori obbligazionari dovrebbero cercare di moderare la loro esposizione alla volatilità dei tassi d’interesse e concentrarsi invece su strategie di carry o ad alto reddito per guidare i rendimenti totali dei portafogli obbligazionari.

Con la probabilità che, in vista delle elezioni di novembre, l’amministrazione Biden continui a sostenere l’attività economica attraverso strumenti fiscali e monetari, ci aspettiamo che durante l’estate gli storici venti di coda per i mercati azionari e del credito rimangano favorevoli per gli investitori”.

Biden bis o Trump?  

Inoltre, “con l’amministrazione Biden che già mostra segni di voler replicare le strategie della campagna elettorale di Obama del 2012 per recuperare terreno rispetto la debolezza dei sondaggi e della popolarità, l’ultimo semestre prima di novembre 2024 potrebbe replicare il rally di quasi il 12% dell’S&P 500 avvenuto da maggio 2012 a poco prima della vittoria di Obama nel novembre 2012.

In questo periodo, gli investitori posizionati per un rally azionario guidato dagli utili possono contemporaneamente iniziare a costruire posizioni per proteggersi dalle incertezze che si accumuleranno nel 2025, indipendentemente da chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca”.

Infatti, le sfide fiscali che attendono chiunque vinca a novembre 2024 fanno sì che il 2025 rappresenti un’incertezza economica e di investimento più significativa rispetto all’anno in corso. Prevediamo che l’incertezza fiscale derivante da una nuova amministrazione presidenziale comporterebbe costi economici e geopolitici che favorirebbero l’oro.

Infatti, nonostante “il contesto economico più resistente nei Paesi occidentali e un regime di tassi “più alti più a lungo” negli Stati Uniti, il rendimento dell’oro, pari al 12% da inizio anno, ha superato quello dell’azionario globale non statunitense e ha quasi tenuto il passo con i rendimenti azionari statunitensi a metà giugno. Più sorprendente per molti investitori sarà il fatto che l’oro ha superato i titoli azionari globali nell’era della pandemia/post-pandemia (dal 2020 a metà giugno 2024) e che negli ultimi due decenni di incertezza economica e geopolitica, il rendimento dell’oro del 9,4% annuo ha superato il rendimento del 6,5% annuo dei titoli azionari globali. Prevediamo che l’oro continuerà a offrire qualità simili in un contesto di incertezza politica che va ben oltre il 2025″.

Incognita inflazione

Che vi sia un secondo mandato per l’attuale amministrazione Biden o per l’ex amministrazione Trump, che si prevede manterrà la politica estera di deglobalizzazione attuata sin dal 2017, le conseguenze di un’amministrazione Biden accomodante in cerca di rielezione combinate con le sfide fiscali che la nuova amministrazione dovrà affrontare potrebbero portare nei prossimi anni gli investitori a far fronte a una nuova volatilità dei tassi di interesse e dell’inflazione.

Ciononostante, gli inflation linked bond statunitensi scontano un’inflazione attesa per i prossimi cinque anni che è stata inferiore solo nel periodo deflazionistico 2008-2020. Di conseguenza, i Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) offrono agli investitori una protezione asimmetrica contro la prospettiva di un’inflazione più sostenuta o volatile nei prossimi anni, che potrebbe accompagnare l’attuale rimodellamento del panorama economico e politico globale.

I possibili scenari

Nel complesso, anche se il panorama che ci attende rimane articolato, il periodo che precede le elezioni di novembre dovrebbe continuare a offrire agli investitori opportunità interessanti di rischio-rendimento nel settore azionario e creditizio, con i politici in carica che cercano sempre più di placare un elettorato ansioso.

Tuttavia – conclude l’esperto – “gli investitori dovrebbero contemporaneamente iniziare a preparare i portafogli per il contesto più incerto e più rischioso che potrebbe emergere nel 2025, dove i venti di coda del sostegno fiscale potrebbero vacillare e la volatilità dei tassi di interesse e dell’inflazione potrebbe tornare a rappresentare una sfida per gli investitori azionari e obbligazionari”-