Imprese: effetto inflazione su sostenibilità e standard lavoro

L'82% delle imprese italiane si è orientato verso operazioni commerciali più locali o sta pianificando di farlo per far fronte all'incertezza

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Redazione

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Il 90% delle supply chain delle aziende è stato interrotto a causa dell’inflazione negli ultimi 12 mesi. Lo ha rivelato una ricerca di Ivalua, leader mondiale nelle soluzioni di Cloud Spend Management,, aggiungendo che la situazione è anche peggiore in Italia, dove la percentuale sale al 94% delle organizzazioni intervistate.

A causa dell’aumento dell’inflazione e dei costi, le organizzazioni sono state ostacolate nei loro sforzi per migliorare la sostenibilità della supply chain (64%) e gli standard lavorativi (63%). In Italia, questi dati sono leggermente inferiori, con una percentuale del 58%. (Qui abbiamo dato conto del difficile percorso dell’Italia verso la sostenibilità)

Questo, nonostante le crescenti pressioni normative in materia di trasparenza e rendicontazione e l’aumento dei casi di schiavitù moderna. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel 2021 ben 49,6 milioni di persone vivevano in condizioni di schiavitù moderna, di cui 27,6 milioni erano costrette al lavoro forzato e 17,3 milioni nel settore privato.

I costi prevalgono sulla sostenibilità

Più della metà delle organizzazioni (57%) preferisce lavorare con fornitori più economici anziché più ecologici a causa dell’aumento dei costi. In Italia, pur rimanendo relativamente alta, la percentuale è leggermente inferiore, pari al 48%.

C’è in pratica un ritorno ai tagli dei costi: le organizzazioni hanno risposto all’inflazione elevata concentrandosi maggiormente sulla riduzione dei costi (50%), sull’efficienza operativa (40%) e sull’aumento del peso dei costi nella selezione dei fornitori (26%).

L’Italia ha registrato tendenze simili a quelle globali: Il 44% ha aumentato la propria attenzione alla riduzione dei costi, il 32% all’efficienza operativa e la stessa percentuale (26%) ha dato maggior rilievo ai costi nella selezione dei fornitori.

Rilocalizzazione per ridurre l’incertezza

Più di un terzo (35%) delle organizzazioni si è orientato verso operazioni più locali nella propria supply chain negli ultimi 12 mesi per far fronte alla costante incertezza e un ulteriore 42% ha in programma di farlo. In Italia, una percentuale inferiore (26%) lo ha già fatto, ma più della metà (56%), significativamente superiore alla media globale, ha in programma di farlo.

Come mitigare le interruzioni

Le imprese dichiarano che negli ultimi 12 mesi sono state danneggiate dall’aumento del costo dell’energia e dei carburanti (86%) e delle materie prime (84%); questo dato è ancora più rilevante in Italia, dove la percentuali corrispondenti sono del 92% e del 90%.

Inoltre, il conflitto in Ucraina continua a impattare le imprese europee, in particolare, in Francia (83%), Italia (82%) e Germania (79%).

Quasi la metà (49%) dei responsabili del procurement ritiene che la propria organizzazione non sia adeguatamente attrezzata per affrontare e reagire all’incertezza. Oltre due terzi dei responsabili degli acquisti desiderano maggiori responsabilità per aiutare a gestire l’incertezza, ma solo il 37% si sente sufficientemente responsabilizzato dalla propria organizzazione. In Italia, solo il 20% dei team di procurement si sente valorizzato dalla propria organizzazione nel contribuire a gestire l’incertezza, i costi elevati e le interruzioni.