L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha pubblicato uno studio che ha rivelato come i giacimenti di petrolio e di gas perdono buona parte della propria capacità produttiva nei primi anni di attività. Il 90% dei nuovi investimenti in queste fonti di energia servono a compensare queste perdite.
Senza investimenti, la produzione petrolifera mondiale calerebbe del 5,5% in un anno, mentre quella di gas di circa il 6,5%. È il risultato di anni di ricerca di giacimenti complessi da sfruttare, come i pozzi sottomarini o i giacimenti di gas di scisto, che richiedono investimenti significativi per essere mantenuti produttivi.
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Il declino della produzione di petrolio e gas sta accelerando
Lo studio della Iea, intitolato Le implicazioni dei tassi di declino dei giacimenti di petrolio e gas, non fotografa soltanto la situazione odierna. I dati infatti sottolineano che il calo della produttività dei giacimenti di combustibili fossili sta accelerando.
| 2010 | 2025 | |
| Declino della produzione di petrolio | 4 milioni di barili al giorno | 5,5 milioni di barili al giorno |
| Declino della produzione di gas | 180 miliardi di metri cubi all’anno | 270 miliardi di metri cubi all’anno |
Il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol ha spiegato la delicatezza della situazione:
Nel caso del petrolio, un’assenza di investimenti upstream [sui giacimenti, ndr] rimuoverebbe ogni anno dal bilancio del mercato globale l’equivalente della produzione combinata di Brasile e Norvegia. Questo significa che l’industria deve correre molto più veloce dell’anno prima solo per rimanere ferma.
La Norvegia è il primo produttore europeo con 1,8 milioni di barili al giorno, il Brasile è il nono a livello mondiale, con 3,1 milioni di barili al giorno.
La situazione dei maggiori produttori mondiali
Il declino colpisce in maniera diversa i diversi tipi di giacimenti. Quelli tradizionali, i primi a essere scoperti, sono meno influenzati da questo fenomeno, mentre i più recenti hanno tassi altissimi di calo della produttività:
- giacimenti mediorientali, 2% di declino annuo;
- giacimenti offshore europei, 15% di declino annuo;
- giacimenti tight oil, 35% di declino il primo anno, 15% il secondo;
- giacimenti di gas di scisto (shale gas), 35% di declino il primo anno, 15% il secondo.
Una situazione che avvantaggia i produttori tradizionali, che devono soltanto coprire i costi dell’estrazione a maggiori profondità per continuare a mantenere stabile la produttività dei propri giacimenti.
Quanto costa mantenere stabile la produzione di petrolio e gas
I nuovi metodi di estrazione, attraverso la perforazione dei fondali oceanici o la frantumazione di rocce bituminose, sono molto più costosi e quindi assorbono più rapidamente anche gli investimenti per mantenere costante la produzione. Il risultato è che il 90% del denaro che ogni anno viene immesso nell’industria petrolifera e di estrazione del gas serve semplicemente a non far diminuire l’output.
Per contribuire a contrastare questo calo sarebbero necessari, entro il 2050:
- 2.000 miliardi di metri cubi di gas all’anno da nuovi giacimenti;
- 45 milioni di metri cubi al giorno di petrolio da nuovi pozzi.
Trovare e cominciare a sfruttare nuovi giacimenti però è un processo lungo e costoso. Lo studio della Iea ha evidenziato che ci vogliono almeno 20 anni per passare dal rilascio delle prime licenze per l’esplorazione alla produzione.
La situazione dell’offerta di petrolio e gas è quindi molto complessa. Non solo non è possibile aumentare rapidamente la produzione, ma anche mantenerla stabile costa moltissimo. Un improvviso aumento della domanda o uno stravolgimento negli equilibri di mercato, come avvenuto nel 2022, potrebbe quindi causare un’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche e, di conseguenza, di quelli dei carburanti e delle bollette.