Gas e petrolio, crolla la produzione: allarme prezzi in aumento

Uno studio della Iea ha dimostrato che ogni anno la produzione di gas e petrolio si riduce moltissimo e il 90% degli investimenti serve a compensare queste perdite

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha pubblicato uno studio che ha rivelato come i giacimenti di petrolio e di gas perdono buona parte della propria capacità produttiva nei primi anni di attività. Il 90% dei nuovi investimenti in queste fonti di energia servono a compensare queste perdite.

Senza investimenti, la produzione petrolifera mondiale calerebbe del 5,5% in un anno, mentre quella di gas di circa il 6,5%. È il risultato di anni di ricerca di giacimenti complessi da sfruttare, come i pozzi sottomarini o i giacimenti di gas di scisto, che richiedono investimenti significativi per essere mantenuti produttivi.

Il declino della produzione di petrolio e gas sta accelerando

Lo studio della Iea, intitolato Le implicazioni dei tassi di declino dei giacimenti di petrolio e gas, non fotografa soltanto la situazione odierna. I dati infatti sottolineano che il calo della produttività dei giacimenti di combustibili fossili sta accelerando.

2010 2025
Declino della produzione di petrolio 4 milioni di barili al giorno 5,5 milioni di barili al giorno
Declino della produzione di gas 180 miliardi di metri cubi all’anno 270 miliardi di metri cubi all’anno

Il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol ha spiegato la delicatezza della situazione:

Nel caso del petrolio, un’assenza di investimenti upstream [sui giacimenti, ndr] rimuoverebbe ogni anno dal bilancio del mercato globale l’equivalente della produzione combinata di Brasile e Norvegia. Questo significa che l’industria deve correre molto più veloce dell’anno prima solo per rimanere ferma.

La Norvegia è il primo produttore europeo con 1,8 milioni di barili al giorno, il Brasile è il nono a livello mondiale, con 3,1 milioni di barili al giorno.

La situazione dei maggiori produttori mondiali

Il declino colpisce in maniera diversa i diversi tipi di giacimenti. Quelli tradizionali, i primi a essere scoperti, sono meno influenzati da questo fenomeno, mentre i più recenti hanno tassi altissimi di calo della produttività:

  • giacimenti mediorientali, 2% di declino annuo;
  • giacimenti offshore europei, 15% di declino annuo;
  • giacimenti tight oil, 35% di declino il primo anno, 15% il secondo;
  • giacimenti di gas di scisto (shale gas), 35% di declino il primo anno, 15% il secondo.

Una situazione che avvantaggia i produttori tradizionali, che devono soltanto coprire i costi dell’estrazione a maggiori profondità per continuare a mantenere stabile la produttività dei propri giacimenti.

Quanto costa mantenere stabile la produzione di petrolio e gas

I nuovi metodi di estrazione, attraverso la perforazione dei fondali oceanici o la frantumazione di rocce bituminose, sono molto più costosi e quindi assorbono più rapidamente anche gli investimenti per mantenere costante la produzione. Il risultato è che il 90% del denaro che ogni anno viene immesso nell’industria petrolifera e di estrazione del gas serve semplicemente a non far diminuire l’output.

Per contribuire a contrastare questo calo sarebbero necessari, entro il 2050:

  • 2.000 miliardi di metri cubi di gas all’anno da nuovi giacimenti;
  • 45 milioni di metri cubi al giorno di petrolio da nuovi pozzi.

Trovare e cominciare a sfruttare nuovi giacimenti però è un processo lungo e costoso. Lo studio della Iea ha evidenziato che ci vogliono almeno 20 anni per passare dal rilascio delle prime licenze per l’esplorazione alla produzione.

La situazione dell’offerta di petrolio e gas è quindi molto complessa. Non solo non è possibile aumentare rapidamente la produzione, ma anche mantenerla stabile costa moltissimo. Un improvviso aumento della domanda o uno stravolgimento negli equilibri di mercato, come avvenuto nel 2022, potrebbe quindi causare un’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche e, di conseguenza, di quelli dei carburanti e delle bollette.