All’indomani delle Europee e in vista del prossimo Consiglio “Economia e finanza” del 21 giugno si riaccende il focus sul tema dell’Unione dei mercati dei capitali. Lanciata nel 2015 dalla Commissione Jean-Claude Juncker, l’iniziativa Capital Markets Union (Cmu) prevedeva un elenco di oltre 30 azioni volte a creare gli elementi costitutivi di un mercato dei capitali integrato nell’Ue entro il 2019. Ma ad oggi il progetto, sebbene sia in cima all’agenda politica da oltre un decennio, non è ancora decollato.
Unione mercati capitali: i primi passi
L’obiettivo dell’Unione dei mercati dei capitali è garantire – attraverso un autentico mercato unico dei capitali in tutta l’UE – il flusso di investimenti e risparmi in tutti gli Stati membri a vantaggio di cittadini, imprese e investitori. Gli sforzi per creare un mercato unico dei capitali sono iniziati nel 1957 con il trattato di Roma e i lavori in questo settore si sono intensificati negli anni 1990 e 2000, con il trattato di Maastricht del 1992 che ha sancito la libera circolazione dei capitali come una delle quattro libertà fondamentali del mercato unico. A seguito della crisi finanziaria del 2011, nel 2015 la Commissione europea ha presentato il suo primo piano di azione per l’unione dei mercati dei capitali. Nel 2020 la Commissione ha pubblicato un nuovo piano di azione per portare avanti il completamento dell’unione dei mercati dei capitali. Nei suoi piani di azione la Commissione ha delineato una serie di misure legislative e non legislative per conseguire tre obiettivi chiave: sostenere una ripresa economica verde, digitale, inclusiva e resiliente rendendo i finanziamenti più accessibili alle imprese europee; rendere l’UE un luogo ancora più sicuro nel quale le persone possano risparmiare e investire a lungo termine; far convergere i mercati nazionali dei capitali in un vero mercato unico. Nonostante tali piani siano ormai stati attuati in larga misura, per realizzare un’unione dei mercati dei capitali ben funzionante sono necessari ulteriori lavori.
l pacchetti 2021 e 2022 sull’unione dei mercati dei capitali
Il 25 novembre 2021, in risposta al piano di azione del 2020, la Commissione ha pubblicato il primo pacchetto sull’unione dei mercati dei capitali, che comprendeva quattro proposte legislative: un punto di accesso unico per gli investitori, il punto di accesso unico europeo (ESAP); il riesame del regolamento relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine (ELTIF); il riesame della direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi (GEFIA); il riesame del regolamento sui mercati degli strumenti finanziari (MiFIR) e della direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari (MiFID II).
Il pacchetto 2022 sull’unione dei mercati dei capitali comprende proposte legislative riguardanti: modifiche del regolamento sulle infrastrutture del mercato europeo (EMIR); l’armonizzazione di taluni aspetti del diritto in materia di insolvenza all’interno dell’UE al fine di aumentare l’efficienza e la prevedibilità dei quadri normativi, in particolare per quanto riguarda gli investimenti transfrontalieri; norme in materia di quotazione per le imprese, in particolare le piccole e medie imprese (PMI).
Il futuro dei mercati europei dei capitali
Nel 2023 e all’inizio del 2024 l’Eurogruppo ha lavorato a un’iniziativa strategica volta a ottenere un accordo tra i ministri delle Finanze di tutti gli Stati membri dell’UE in merito alle priorità fondamentali per rafforzare e approfondire i mercati europei dei capitali nei prossimi anni. Garantire il buon funzionamento dei mercati europei dei capitali è essenziale per favorire il flusso dei capitali privati necessari al finanziamento delle principali esigenze di investimento dell’UE. Questo, a sua volta, agevolerà il flusso degli investimenti e dei risparmi tra tutti i paesi dell’UE. Ne trarranno beneficio i consumatori, gli investitori e le imprese, indipendentemente dal luogo in cui si trovano. L’iniziativa integra i lavori legislativi in corso sull’unione dei mercati dei capitali. L’accordo dell’Eurogruppo comprende misure supplementari da portare avanti in via prioritaria per creare un ecosistema fiorente di mercati dei capitali all’interno dell’UE, commisurato alla posizione dell’UE quale mercato unico più grande al mondo.
Gli ostacoli allo sviluppo della Cmu
Ad ostacolare, nonostante i diversi accordi su varie misure, lo sviluppo dell’Unione dei mercati dei capitali sono, in primis, gli interessi nazionali degli Stati membri. “La Francia e la Germania – come rileva in un’analisi su Euronews, Angela Barnes – si sono dimostrate favorevoli alla Cmu, mentre diversi Paesi sono riluttanti a cedere un maggiore controllo a Bruxelles e molti di essi temono i costi aggiuntivi per le loro industrie finanziarie nazionali. Di conseguenza, i sistemi finanziari di tutto il blocco rimangono frammentati e le leggi specifiche di ogni Paese continuano a ostacolare i finanziamenti transfrontalieri. In sostanza, – conclude Barnes – le norme sugli investimenti e sull’insolvenza devono essere unificate per facilitare gli investimenti transfrontalieri. I leader dei governi nazionali dovranno accettare questo punto per realizzare la Cmu, il che richiederà lo stesso livello di volontà politica che ha creato il mercato unico europeo nel 1993″. Una volontà politica che potrebbe non essere condivisa dalla nuova leadership europea.