Da deficit a relazioni con l’Europa: cosa aspettarsi da Trump 2.0

Il commento a cura di Norman Villamin, Group Chief Strategist di Union Bancaire Privée (UBP)

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 17 Gennaio 2025 07:00

“Sebbene l’Europa sia passata inizialmente in secondo piano, l’ultima visita di Donald Trump a Parigi ha evidenziato come la spesa per la difesa e il ruolo dell’Europa nel continente torneranno a essere al centro dell’attenzione statunitense”. Lo sottolinea Norman Villamin, Group Chief Strategist di Union Bancaire Privée (UBP)

cosa aspettarsi da Trump 2.0

Durante il suo primo mandato – spiega l’esperto – Trump rimproverò ai leader europei dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (Nato) di non rispettare l’impegno di spesa per la difesa pari al 2% del PIL, come concordato nel 2014. Ci è voluto un decennio perché gli alleati della Nato raggiungessero finalmente questa soglia.

Riconoscendo la rinnovata pressione, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha recentemente chiesto un aumento della spesa per la difesa oltre la soglia del 2%. Anche la nomina di Andrius Kubilius a primo commissario per la difesa dell’Unione Europea è simbolo di una nuova determinazione europea su questo fronte.

Da deficit a relazioni con l’Europa

Tuttavia, l’Europa potrebbe avere meno influenza rispetto, ad esempio, alla Cina nel plasmare le relazioni transatlantiche, date le tensioni che l’aumento della spesa per la difesa europea eserciterà sui bilanci già tesi. Ma gli investitori non dovrebbero sottovalutare la prospettiva di una simile limitazione anche per il presidente statunitense entrante.

Nonostante il suo partito controlli entrambe le camere del Congresso, per Trump vi è il rischio che i problemi di bilancio che hanno recentemente colpito il governo britannico e quello francese – dopo le rispettive elezioni del 2024 – possano emergere nuovamente anche negli Stati Uniti.

In effetti, Trump e il Congresso “cercheranno senza dubbio di mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale, che prevedevano una riduzione delle tasse e un aumento della spesa, cercando al contempo di evitare che il deficit degli Stati Uniti si espanda oltre il già storicamente elevato 6-7% del PIL”.

Riconoscendo gli eccessi fiscali degli Stati Uniti, Elon Musk e Vivek Ramaswamy, consulenti del neonato Dipartimento per l’Efficienza del Governo di Trump, hanno delineato un piano per trovare 500 miliardi di dollari di risparmi annui all’interno del bilancio federale.

Sebbene all’apparenza questa sia una somma considerevole, rappresenta solo il 25% del deficit di bilancio stimato per il 2024 e solo il 7% della spesa federale complessiva.

L’analisi UBP

Raggiungere un risparmio di 500 miliardi di dollari sarebbe di per sé impressionante, dato che la maggior parte di queste riduzioni dovrebbe probabilmente provenire dalla spesa “discrezionale” del governo, che ammonta a soli 1.700 miliardi di dollari nel 2023. Ciò suggerisce che la nuova amministrazione statunitense dovrà affrontare ostacoli elevati per trovare una sostanziale riduzione dei costi.

La prospettiva di una riallocazione aggressiva e creativa della spesa pubblica statunitense sembra probabile, soprattutto se si considera il focus del candidato Segretario al Tesoro Bessent sulla sostenibilità fiscale e che il candidato a capo dell’Ufficio di gestione e bilancio Russell Vought si concentra sulla riduzione della burocrazia federale.

Le politiche estere e quelle fiscali non sono le uniche aree al centro dell’attenzione della nuova amministrazione. La nomina di Robert Kennedy Jr a capo dell’agenda sanitaria di Trump sembra destinata a sconvolgere le aziende del “Big Food” e forse anche del “Big Pharma”, con possibili modifiche nel panorama normativo di entrambi i settori.

Tuttavia, le scarse maggioranze al Congresso e altre priorità legislative più urgenti faranno slittare i tempi dei cambiamenti su larga scala al di là del 2025.

Mercati, quali scenari

Con soli quattro anni per l’ultimo mandato di Trump come presidente e con maggioranze congressuali assicurate per soli due anni, Trump dovrà probabilmente imitare il famoso mantra della Silicon Valley “move fast and break things” nel cercare di ridisegnare l’America e l’ordine mondiale.

Per gli investitori, cambiamenti potenzialmente così rapidi dovrebbero portare non solo opportunità ma anche rischi. I mercati obbligazionari e azionari, tuttavia, stanno attualmente prezzando il contrario.

Pertanto, sarà fondamentale adottare strategie di investimento attive piuttosto che passive e investire in società resilienti in grado di resistere non solo a una trasformazione così rapida, ma anche alla prospettiva che i cambiamenti non avvengano senza intoppi. Al tempo stesso, asset come l’oro, gli hedge fund e altre strategie alternative saranno componenti preziose dei portafogli per contenere i periodici episodi di aumento della volatilità nel 2025.