Petrolio sconta dazi e crescita debole: l’Opec taglia le stime sulla domanda

La crescita domanda di greggio è stata rivista al ribasso per il 2025 (-0,1 milioni) e per il 2026 (-0,3 milioni)

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Redazione

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Pubblicato: 15 Aprile 2025 08:55

Il petrolio vivrà un biennio difficile, accusando l’impatto di una domanda mondiale che rallenta, non solo per i dazi annunciati da Trump, ma anche per una crescita economica più lenta del previsto. E’ quanto emerge dall’ultimo report mensile dell’Opec, che è stato costretto a rivedere (in peggio) l’outlook sulla domanda per il 2025 e 2026, dopo aver abbassato anche le stime dei due anni precedenti (2023 e 2024) di 100mila barili.

Le nuove stime sulla domanda

La crescita della domanda globale di petrolio per il 2025 è stata rivista al ribasso (-150 mila barili) a 1,3 mb/g, riflettendo i dati pervenuti nel primo trimestre del 2025 ed i dazi statunitensi recentemente annunciati. La domanda di petrolio nei Paesi OCSE nel 2025 è stata rivista al ribasso di circa 60mila barili al giorno ed ora si prevede che crescerà di circa 0,04 mb/g, guidata dalle Americhe e  da una ripresa nell’Asia-Pacifico. Nei Paesi non OCSE, la domanda di petrolio è stata rivista al ribasso di circa 90mila barili, e si prevede che crescerà di quasi 1,25 mb/g su base annua, trainata da Cina, India e altri Paesi asiatici, oltre che da Medio Oriente e America Latina.

Si prevede che la domanda di petrolio sarà sostenuta dalla forte domanda del trasporto aereo e più in generale dai carburanti per auto, oltre che dalle attività industriali, edilizie e agricole nei Paesi non OCSE.

Anche le previsioni di crescita della domanda globale di petrolio nel 2026 sono state riviste al ribasso (-300 mila barili), per tenere conto dell’impatto previsto dei nuovi dazi commerciali annunciati dagli Stati Uniti. Si prevede che la domanda globale di petrolio nel 2026 crescerà solo di 1,3 mb/g su base annua. Per l’OCSE si prevede una crescita di 0,08 mb/g su base annua, mentre per i paesi non OCSE si prevede un aumento di 1,20 mb/g.

La crescita economia mondiale stenta

Non solo dazi. L’Opec vede nero anche per la crescita dell’economia globale e ritiene che la traiettoria a breve termine sia ora soggetta a maggiore incertezza. Di conseguenza, le previsioni di crescita economica globale sono state leggermente riviste al ribasso al 3% per il 2025 e al 3,1% per il 2026. Le previsioni di crescita economica degli Stati Uniti sono state riviste al ribasso, al 2,1% per il 2025 e al 2,2% per il 2026, del Giappone all’1% ed allo 0,9% rispettivamente, dell’Eurozona allo 0,8% per il 2025 ed all’1,1% per il 2026. Le previsioni di crescita economica della Cina sono state leggermente riviste al ribasso, rispettivamente al 4,6% e al 4,5%, quelle dell’India al 6,3% ed al 6,5%.

Produzione attesa in calo

Lato produzione, si prevede che l’approvvigionamento da paesi esterni all’Opec+ aumenterà di circa 0,9 mb/g su base annua nel 2025, grazie alla maggiore offerta di Stati Uniti, Canada, Brasile e Argentina. Anche la crescita della produzione per il 2026 è stata leggermente rivista al ribasso, attestandosi a circa 0,9 mb/g, con Stati Uniti, Brasile, Canada e Argentina come maggior contributor. La produzione di petrolio dei paesi partecipanti all’Opec+ è diminuita di 37mila barili al giorno a marzo, attestandosi in media di circa 41,02 mb/g.

Gli otto paesi dell’Opec+ – Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman – hanno deciso la scorsa settimana di procedere con un aumento di produzione di 411 mila barili al giorno a partire dal mese di maggio. La decisione è arrivata alla luce di quelli che vengono definiti “fondamentali di mercato sani” e “prospettive di mercato positive”, in conformità con la decisione già concordata il 5 dicembre 2024 e riconfermata il 3 marzo 2025, di avviare un aggiustamento graduale dei tagli volontari pari a 2,2 milioni di barili al giorno decisi in precedenza.

Il petrolio continua a scivolare

Il petrolio conferma una performance pesantemente negativa quest’anno. I prezzi sono scivolati a 61,78 dollari al barile per il WTI ed a 65,11 dollari al barile per il Brent del Mare del Nord. Da inizio anno, il greggio ha perso già il 13% circa ed ha registrato uno strappo al ribasso proprio la scorsa settimana, dopo il vertice Opec.