Un impatto notevole sull’economia, sulla Borsa e sull’occupazione: le partecipate statali sono un tesoro da proteggere e gestire al meglio. Lo conferma anche la ritrovata importanza che il governo ha dato alle dismissioni di quote pubbliche -segnatamente MPS e Poste Italiane – collocate alla base di alcuni interventi inseriti in Manovra, e la ritrovata importanza di alcune acquisizioni in settori strategici – da Fibercop a Sparkle – favorite dal Golden Power in forma estesa.
Ma vediamo i grandi numeri delle 43 partecipate statali, prese in considerazione dal Centro Studi CoMar nella sesta edizione del “Rapporto sui bilanci delle Società partecipate dallo Stato 2017-2023”, che mette a confronto i risultati del 2023 rispetto all’anno precedente e rispetto ad un arco temporale più ampio, ed effettua delle previsioni sul 2024, prendendo in considerazione i risultati dei primi nove mesi dell’anno.
Il ruolo delle partecipate nell’economia
Dal rapporto CoMar emerge che le partecipate statali hanno un ruolo cruciale per l’economia italiana, rappresentando il 15,4% del PIL italiano.
Il fatturato complessivo a fine 2023 era pari a 328,4 miliardi di euro, in diminuzione di 139 miliardi (-29,8%) sui 467,6 miliardi del 2022, ma in aumento del 44,1% (oltre 100 miliardi) rispetto ai 227,8 miliardi del 2017. Nelle classifiche per fatturato di tutte le società italiane, le partecipate statali occupano i primi tre posti e sei dei primi venti. Considerando la ripartizione del fatturato per settore, il 76,3% è realizzato nell’energia, il 10,9% nella meccanica, il 9,6% nei trasporti e telecomunicazioni; quote di poco superiori all’1% per it, editoria, sport e tempo libero e inferiori per servizi alla P.A. o ambiente e territorio.
Gli utili sono pari a 14,7 miliardi di euro, con un calo di 5,7 miliardi (-27,8%) sull’anno precedente, ma raddoppiano (+106,5%) rispetto al periodo pre-pandemia (2019). Il margine operativo netto è stato di 33,9 miliardi di euro, in discesa di 6,2 miliardi (-15,6%) sui 40,2 miliardi del 2022, ma in aumento sui 21,6 del 2017 (+57,5%).
I debiti finanziari, tra il 2022 ed il 2023, sono scesi a 211,4 miliardi di euro da 213,1 miliardi, ma risultano in aumento di 81,4 miliardi sul 2017 (+62,5%). Il rapporto tra debiti finanziari e fatturato si attesta al 64,3%, mentre era al 57% nel 2017.
Stilando una classifica delle migliori, emerge che in termini di fatturato, sono sul podio
- Eur SpA (36%)
- Terna (29,1%)
- Fibercop (28,1%)
mentre fra le peggiori si classificano
- Stretto di Messina
- Open Fiber
- Ansaldo Energiab.
Le società con il migliore rapporto “MON su fatturato” sono
- Fibercop (53,5%)
- Terna (44,6%)
- Autostrade per l’Italia (44%)
- Italgas (43,2%)
- Snam (34,9%)
- Infratel (34,2%).
Meno bene fanno Stretto di Messina, Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, Valvitalia, PSN-Polo Strategico Nazionale, Ansaldo Energia, Open Fiber.
Le 6 partecipate che hanno tutti gli indicatori di redditività negativi (Margine operativo netto e risultati) sono
- Ansaldo Energia
- Ita Airways
- Open Fiber
- Polo Strategico Nazionale
- Sogesid
- Stretto di Messina.
Una fonte di occupazione stabile
Lo Stato si conferma anche il più grande datore di lavoro in Italia, non solo per il numero di dipendenti pubblici, ma anche per gli occupati delle partecipate statali, che evidenziano grandi numeri. Le partecipate statali hanno infatti raggiunto quota 483mila addetti, con un notevole incremento rispetto ai 457.648 del 2017. Il fatturato per dipendente è stato di 680mila euro.
I maggiori datori di lavoro sono Poste, Ferrovie, Enel, Leonardo, Eni, Saipem, che insieme impiegano 387.454 addetti, pari all’80% di tutte le partecipate statali.
Come si chiuderà il 2024
L’analisi di CoMar ha valutato anche l’andamento tendenziale per il 2024 delle 11 società quotate- Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Italgas, Leonardo, Poste, Rai Way, Saipem, Snam, Terna – sulla base dei risultati dei primi 9 mesi dell’anno. Queste società rappresentano il 73,5% del fatturato totale e il 91,1% degli utili di tutte le partecipate statali prese in esame. Sette di queste, presentando i risultati al terzo trimestre, confermano le previsioni (guidance), già positive, mentre altre quattro le migliorano ulteriormente.
Il fatturato è passato da 179,6 miliardi di euro a 169,5 miliardi ed è, quindi, diminuito, in un anno, di 10,1 miliardi (-5,6%), con 14,4 miliardi persi solo da Enel (-17,1%) ed Eni (-3,7%), che non sono compensati dalla crescita registrata da altre sette Partecipate; all’opposto, Terna (+17,8%) e Leonardo (+17,6%).
L’utile cresce, seppur di poco, di 182 milioni di euro (+1,4%), da 13.251 a 13.433 milioni, con i migliori risultati per Saipem (+160,7%) e Leonardo ((+142,55); meno bene Eni (-46,8%) e Snam (-9,1%).
Pesi massimi in Borsa
Il peso delle partecipate statali è rilevante in Borsa: considerando anche il settore bancario, sono 13 le società quotate, con Banca MPS, Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo, Italgas, Poste Italiane, Raiway, Saipem, Snam, STMicroelectronics, Terna. A queste 13 quotate, se ne aggiungono altre 6 che hanno strumenti finanziari quotati, come Amco, Invitalia, Cdp, Ferrovie dello Stato Italiane, Rai, Sace.
Al 10 dicembre 2024, le 13 quotate pubbliche capitalizzavano 219,4 miliardi di euro, il 27,7% dei 790,1 miliardi di tutta la Borsa Italiana. Per 4 quotate, la percentuale di partecipazione dello Stato (considerando anche Cdp) è superiore al 50%: Enav (53,3%), Fincantieri (71,3%), Poste Italiane (64,3%), Raiway (65%). Le partecipazioni minori si hanno per Enel (23,6%), Terna (29,8%), Eni (30,4%), Leonardo (30,2%), Snam (31,4%). Come esercizio teorico, considerando la quota detenuta dallo Stato in ognuna delle 13 singole Partecipate quotate e la capitalizzazione di ciascuna di queste, sempre al 10 dicembre 2024, il valore complessivo delle azioni di proprietà pubblica risulta ammontare a 73,1 miliardi di euro.