Mercati in attesa dell’inflazione Usa in chiave Fed

I prezzi al consumo continuano a essere una delle maggiori preoccupazioni per la banca centrale americana

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Redazione

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Dai negoziati sui dazi, ai colloqui tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina, al dato chiave sull’inflazione statunitense. Sono questi i tre temi caldi che condizionano il sentiment degli analisi questa settimana.

Cosa farà la Federal Reserve?

Gli occhi degli addetti ai lavori, oggi, sono puntati sull’appuntamento mensile con la lettura dei dati sui prezzi al consumo. Una lettura importante, perché l’inflazione continua a essere una delle maggiori preoccupazioni per Federal Reserve e, ad oggi, il maggiore ostacolo ai tanto agognati tagli ai tassi di interesse.

Con la stagione degli utili quasi conclusa, gli investitori stanno cambiando prospettiva sul quadro economico, alla ricerca di indizi sulla possibilità che la Fed di Jerome Powell riesca a riprendere i tagli al costo del denaro, a settembre.

I dati, in uscita oggi, dovrebbero mostrare che i consumatori statunitensi hanno registrato un leggero aumento dell’inflazione, poiché i rivenditori hanno gradualmente aumentato i prezzi su una varietà di articoli soggetti a dazi all’importazione più elevati.

L’indice dei prezzi al consumo core, considerato una misura dell’inflazione di fondo perché esclude i costi volatili di cibo ed energia, è atteso in salita dello 0,3%, a luglio, secondo la proiezione mediana di un sondaggio Bloomberg tra gli economisti.

Le previsioni degli esperti

“La reazione del mercato a eventuali sorprese nei dati potrebbe essere esagerata, soprattutto se un dato dell’IPC significativamente più alto del previsto inducesse gli operatori a credere che la Fed potrebbe non tagliare i tassi nella prossima riunione”, afferma Chris Larkin di ETrade di Morgan Stanley.

“Non c’è dubbio che l’IPC non sarà positivo”, rilancia Andrew Brenner di NatAlliance Securities. “La domanda più importante è ‘ha importanza?’. Noi pensiamo di no. L’inflazione rimarrà stagnante, con qualche incertezza, ma un indebolimento della situazione occupazionale influenzerà le prospettive della Fed”, aggiunge l’esperto.

Secondo il team Market Intelligence di JPMorgan Chase & Co. guidato da Andrew Tyler, c’è una probabilità del 70% di ulteriori guadagni per l’S&P 500 dopo il rapporto odierno sull’inflazione. Prevedono che l’S&P 500 aumenterà fino al 2% se i dati saranno in linea o inferiori alle stime. Un rapporto positivo potrebbe innescare cali di quasi il 3%.

Nel frattempo, gli strateghi di Citigroup hanno alzato il loro obiettivo di fine anno per l’S&P 500 da 6.300 a 6.600 punti. Le aziende hanno registrato “un’ottima performance”, pur mantenendosi sostanzialmente fedeli alle loro proiezioni per la seconda metà dell’anno, afferma il team guidato da Scott Chronert.

Inflazione stabile in Eurozona: la BCE adotta un approccio attendista

Dall’altra sponda dell’Atlantico, intanto, la BCE adotta un approccio attendista. A luglio, l’inflazione in Area Euro è rimasta stabile al 2% su base annua, lievemente superiore alle attese del mercato, ma in linea con l’obiettivo dellEurotower, che dopo la decisione di lasciare i tassi invariati al 2,15%, ha sostanzialmente interrotto – almeno per ora – il ciclo di allentamento monetario avviato nei mesi scorsi. I policymaker hanno adottato un approccio attendista, mentre i mercati attribuiscono una bassa probabilità a un ulteriore taglio dei tassi in settembre, spiega Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm. Le prospettive sull’inflazione e sull’evoluzione del contesto globale, sottolinea l’esperto, saranno elementi centrali per le prossime decisioni dell’Eurotower.

BoE falco a sorpresa per dati su inflazione

Toni da falco, invece, dalla Bank of England che la scorsa settimana ha deciso di tagliare il costo del denaro di 25 punti base, portando i tassi d’interesse al 4% dal 4,25% precedente. Una decisione che risponde all’esigenza di sollecitare la crescita economica e l’occupazione, a dispetto di un’inflazione ancora troppo elevata.
Un risultato sorprendentemente “hawkish” da parte del Monetary Policy Committee, con la necessità di una votazione in due fasi, per approvare il taglio di 25 punti base, ampiamente previsto, commenta Jamie Niven, Senior Fixed Income Fund Manager, Candriam.

Il mantenimento di un “approccio graduale e cauto” è un elemento importante, spiega l’analista, in quanto suggerisce che, la maggior parte dei membri, non prevede di accelerare i tagli trimestrali in questa fase. Inoltre, questa decisione indica che per altri tagli sarà necessaria un’ulteriore disinflazione, il che alza l’asticella per un allentamento più aggressivo. Alla fine, la disinflazione arriverà con la trasmissione degli effetti di un indebolimento del mercato del lavoro e di un rallentamento dell’economia statunitense (e quindi globale), portando la Banca d’Inghilterra a effettuare tagli più consistenti rispetto a quanto attualmente previsto dal mercato.