Regna un quadro di generale incertezza sui mercati finanziari, fortemente condizionato dall’andamento delle trattative sui dazi e dal rischio geopolitico crescente in Medio Oriente.
La mancanza di un’intesa chiara tra Stati Uniti e Cina, la trattativa in stallo con l’Unione Europea e le incertezze nei rapporti con il Giappone, lasciano i mercati in attesa, influenzando negativamente i listini azionari e portando a una leggera flessione dei tassi di interesse, in particolare in Europa.
Il rischio di escalation nel conflitto tra Israele e Iran, con possibili impatti sulle infrastrutture petrolifere, aggiunge un ulteriore livello di preoccupazione, accentuando la volatilità e spingendo gli investitori a un atteggiamento più prudente.
È questo lo scenario descritto da Filippo Casagrande, chief of investments di Generali Investments.
Lo scenario macroeconomico
Dal punto di vista macroeconomico, l’Europa mostra segnali incoraggianti: la crescita del PIL è stata rivista al rialzo (+0,6% nel primo trimestre), spinta in particolare dalla Germania, mentre negli Stati Uniti la contrazione già evidenziata nei mesi precedenti viene confermata. Le stime per il 2025 vedono un lieve miglioramento per l’Eurozona (+0,9%), con una stabilità nel 2026. Negli Usa, le previsioni per l’anno in corso restano ferme (+1,4%), ma si intravede un possibile miglioramento nel 2026.
Sul fronte inflazione, l’Eurozona registra un importante rallentamento dell’inflazione nei servizi, scesa al 3,2%, mentre negli Usa la discesa è più graduale. Il recente aumento del prezzo del petrolio e i potenziali effetti dei dazi sono però fattori che potrebbero riportare pressioni al rialzo.
Le mosse delle banche centrali
Le banche centrali si muovono con cautela. La Bce ha recentemente effettuato un ulteriore taglio dei tassi, segnalando però l’avvicinarsi della fine del ciclo espansivo, vista la stabilizzazione dell’inflazione e la ripresa della crescita. La Fed, al contrario, mantiene un atteggiamento attendista: la politica monetaria statunitense resta congelata nell’incertezza legata a dazi, politiche fiscali e prezzo dell’energia. Il mercato sconta al momento meno di due tagli entro la fine del 2025, ma il comitato della Fed è diviso e il dollaro continua a soffrire per la scarsa prevedibilità della politica economica americana e per le crescenti preoccupazioni legate al debito pubblico.
Le prospettive di Generali Investments
In termini di allocazione, Generali Investments mantiene un posizionamento cauto e selettivo. Sui tassi, l’area del 2,4%-2,5% sui Bund tedeschi è vista come punto di equilibrio, con eventuali rialzi che potrebbero rappresentare opportunità di aumento della duration. Sui BTP italiani, il giudizio resta costruttivo, anche se lo spread con il Bund appare ormai compresso.
Sul fronte dell’obbligazionario, si preferiscono titoli di alta qualità e duration medio-bassa, con attenzione al mercato High Yield europeo.
L’equity (azionario), infine, resta in posizione neutrale a causa delle incertezze geopolitiche e commerciali, ma con un sovrappeso mirato su titoli auriferi, difensivi europei e finanziari, mentre il settore Energy è considerato un’utile copertura contro un’eventuale impennata del prezzo del petrolio.