Il giorno della Fed, decisione scontata ma non le mosse future

La banca centrale americana oggi dovrebbe confermare il costo del denaro al 5,25-5,50% e la politica dei tassi "più alti più a lungo" in attesa di riscontri positivi sul fronte dell'inflazione

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Redazione

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Il giorno della Federal Reserve è arrivato e segue, a meno di una settimana, il taglio dei tassi della Bce. Una mossa che resterà isolata perché il FOMC, il comitato di politica monetaria della banca centrale Usa, dovrebbe sostanzialmente confermare la banda di oscillazione dei tassi di interesse nel range del 5,25-5,50%. Una decisione scontata, anche se non lo sono quelle future, che verranno a dipendere dai dati in arrivo oggi e nei prossimi mesi estivi per l’inflazione ed il mercato del lavoro in attuazione del doppio mandato. In ogni caso, prima di settembre, non si attendono novità dalla Fed.

Cosa aspettarsi dalla riunione di oggi

Alla riunione odierna non sono attese azioni della Fed sui tassi d’interesse, che dovrebbero essere confermati nella banda di oscillazione del 5,25-5,50%. La banca centrale americana, poi, dovrebbe confermare la sua impostazione restrittiva (più falco che colomba) e la politica dei tassi “higher for longer” (più alti più a lungo).

Il FOMC, dunque, ribadirà la necessità di centrare al più presto l’obiettivo di ridimensionamento dell’inflazione, anche in base ai dati che usciranno questo pomeriggio, e di non aver fretta di tagliare i tassi di interesse, a conferma della inedita strategia del “wait and see ” (resta a guardare).

Il mercato del lavoro e l’inflazione

Il doppio mandato della Fed, come noto, impone ai banchieri di soddisfare le due condizioni della piena occupazione e della stabilità dei prezzi. Fra i dati più osservati c’è dunque il mercato del lavoro, che la scorsa settimana ha sorpreso molto positivamente il mercato. I “non-farm payrolls” (occupati non agricoli), a maggio 2024, sono saliti di 272mila unità, superando largamente le attese degli analisti che stimavano un aumento di 182 mila posti di lavoro e contro i 165mila posti aggiunti nel mese di aprile. Il tasso di disoccupazione, invece, è risalito leggermente al 4% dal 3,9% precedente.

L’attenzione è puntata anche sui dati dell’inflazione in uscita proprio oggi: il dato di maggio, secondo il consensus degli analisti, potrebbe confermare il 3,4% registrato ad aprile, dopo l’impennata al 3,5% registrata a marzo, ben lontana dal 3,1% registrato a gennaio. una inflazione che si conferma troppo alta a causa delle dinamiche salariali, che continuano a condizionare il dato.

Quale impatto sui mercati

Il mercato azionario continua ad aggiornare i suoi massimi storici, indifferente ad una Fed più prudente ed attendista. L’indice Nasdaq e l’indice S&P 500 hanno nuovamente aggiornato i massimi storici la vigilia e continuano ad essere sospinti dalla tecnologia e dal rally di società come Nvidia, la big dei chip per l’intelligenza artificiale.

D’altro canto, anche il mercato obbligazionario sconta un atteggiamento attendista dei banchieri centrali: i rendimenti dei Treasury si sono impennati di nuovo la scorsa settimana, dopo l’uscita dei dati sull’occupazione più forti del previsto.

Allo stato attuale, i mercati scontano una probabilità maggiore di un taglio dei tassi a settembre ed un nulla di fatto nelle riunioni di giugno e luglio. Più incerto un secondo taglio dei tassi a novembre, il secondo prima della fine dell’anno, che sconta i forti dati occupazionali usciti la scorsa settimana.

“I dati a breve termine non sono stati particolarmente incoraggianti per un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve”, spiega Jason Simpson, Senior Fixed Income Etf Strategist di SPDR ETF – State Street Global Advisors, aggiungendo “la filosofia della Fed è chiara: vuole essere sicura che l’inflazione non ricominci a salire. È quindi probabile che la dipendenza dai dati sia uno dei temi trattati nei commenti sulla decisione della banca centrale”.