“Dopo le recenti battute d’arresto, le tendenze macroeconomiche e strutturali si stanno finalmente muovendo a favore delle obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti (EM). A fronte della crisi finanziaria globale innescata dai turbolenti primi cento giorni di mandato del presidente Donald Trump, le prospettive a lungo termine per questa asset class sono migliorate costantemente”. È quanto sostengono Alper Gocer, Head of Emerging Markets Fixed Income di Pictet Asset Management, e Adriana Cristea, Senior Investment Manager.
L’analisi ha evidenziato che tra i fattori a sostegno dell’asset class ci sono le valutazioni favorevoli, il carry elevato, la politica monetaria in allentamento e la crescente probabilità di un declino del dollaro USA nel lungo termine.
Il fattore dollaro
Sembra che al momento diverse tendenze si stiano muovendo decisamente a favore del debito emergente in valuta locale, hanno sottolineato gli analisti. “Prendiamo il dollaro USA: la sua corsa incontrastata degli ultimi anni, sostenuta dall’eccezionalismo statunitense, è stata il principale contributo negativo alla performance del debito locale dei mercati emergenti. Ora, però, le fondamenta su cui poggia il biglietto verde non sono più così solide – hanno sottolineato –. A nostro avviso, il dollaro è entrato in un periodo di debolezza strutturale, non da ultimo a causa del contesto politico incerto negli Stati Uniti. Il nostro modello di fair value mostra che il dollaro è sopravvalutato del 20% rispetto alle valute dei mercati emergenti se confrontato alla sua media a lungo termine. Riteniamo che questo divario si ridurrà nei prossimi anni, di pari passo con l’ulteriore allargamento dei differenziali di crescita del PIL tra economie emergenti e sviluppate rispetto al livello attuale (il massimo degli ultimi 14 anni)”. In generale, un dollaro più debole dovrebbe calamitare il capitale internazionale verso i mercati emergenti.
Condizioni monetarie favorevoli e inflazione
Oltre ai movimenti favorevoli del dollaro, anche allentamenti delle condizioni monetarie dovrebbero favorire le economie emergenti, che attrarrebbero ancora più capitale nei mercati obbligazionari locali. Tre quarti delle principali banche centrali del mondo sono già in fase di allentamento della politica monetaria, mentre le tre maggiori (la Federal Reserve statunitense, la Banca centrale europea e la People’s Bank of China) forniscono stimoli monetari. Gli analisti fanno notare che è Positiva anche la dinamica inflazionistica dei Paesi emergenti. Il tasso di inflazione nelle economie emergenti è in calo dal 2022 ed è probabile che le pressioni sui prezzi si allenteranno ulteriormente quest’anno.
La spinta cinese
Gli analisti di Pictet Asset Management ritengono, infine, che un altro stimolo per questa asset class sarà la ripresa economica cinese. “La Cina sta iniziando a vedere i frutti del lento ribilanciamento della sua economia a favore del consumo interno – fanno notare –. Allo stesso tempo, Pechino si è impegnata a utilizzare gli strumenti di politica monetaria e fiscale di cui dispone per contribuire a controbilanciare l’impatto negativo dei dazi statunitensi. L’effetto positivo si ripercuoterà sul resto del mondo emergente, in particolare sulle economie asiatiche in via di sviluppo, ovvero i maggiori partner commerciali della Cina e, cosa altrettanto importante, per le obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale che rappresentano quasi la metà dell’indice di riferimento”.