Ultima seduta di settimana in flessione per le Borse europee, che così allargano il gap di performance settimanale con Wall Street, con le borse statunitensi che hanno messo a segno un poderoso rally post elezioni presidenziali e in corrispondenza della riunione della Fed (anche se venerdì hanno tirato un po’ il fiato). A pesare sul sentiment degli investitori europei le preoccupazioni di potenziali nuovi dazi che potrebbero essere promossi dal neopresidente americano.
Reazione negativa anche all’annuncio dei dettagli sui nuovi stimoli di Pechino, giudicati deludenti dalla maggior parte degli osservatori, che speravano in misure di sostegno ai consumi privati delle famiglie. In particolare, il governo cinese ha annunciato un programma pluriennale di rifinanziamento del debito periferico con l’emissione di nuove obbligazioni per l’ammontare di 6.000 miliardi di yuan (839 miliardi di dollari), consentendo così di ampliare l’indebitamento dei governi locali, il cui tetto era fermo dal 2015. I nuovi titoli potranno essere utilizzati, per i prossimi tre anni, per essere scambiati con altri titoli di debito già detenuti da banche ed enti locali e che sono ritenuti in sofferenza, con lo scopo di alleggerirne i bilanci.
La seduta odierna
Tra i listini europei spicca la prestazione negativa di Francoforte, che scende dello 0,76%, Londra scende dello 0,84%, e calo deciso per Parigi, che segna un -1,17%. Chiusura in ribasso per Piazza Affari, con il FTSE MIB che lascia sul parterre lo 0,48%; sulla stessa linea, cede alle vendite il FTSE Italia All-Share, che chiude a 35.970 punti. Consolida i livelli della vigilia il FTSE Italia Mid Cap (-0,11%); in ribasso il FTSE Italia Star (-1,1%).
In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Banca MPS (+3,11%), Pirelli (+2,78%), Prysmian (+2,20%) e Saipem (+2,15%). Le più forti vendite, invece, si sono abbattute su Unipol, che ha terminato le contrattazioni a -6,12%. Tonfo di Azimut, che mostra una caduta del 5,36%. Lettera su BPER, che registra un importante calo del 4,38%. Scende Iveco, con un ribasso del 3,94%.
La Fed e le implicazioni da Trump
Gli investitori si interrogano sulle politiche monetarie delle banche centrali, dopo che il presidente della Fed, Powell, ha dichiarato che sarebbe appropriato procedere più lentamente con i tagli, dopo il ribasso dei tassi annunciato giovedì. In particolare, la banca centrale statunitense ha tagliato i tassi di 25 punti base, al 4,50-4,75%, in linea con le aspettative.
Nella conferenza stampa, Powell ha cercato di creare un’opzionalità, sia per il breve termine che per l’anno prossimo. Ha affermato che un ulteriore taglio a dicembre dipenderà dai dati in arrivo nelle prossime sei settimane e che il risultato delle elezioni non avrà “alcun impatto” sulla politica della Fed nel breve termine. Powell ha rifiutato di essere coinvolto nelle implicazioni del risultato delle elezioni per la politica monetaria, affermando “non conosciamo i tempi o la sostanza (delle politiche di Trump, ndr) e non indoviniamo, speculiamo o presumiamo”. Tuttavia, sembra probabile che i funzionari della Fed stiano già tenendo conto della probabilità di tariffe più elevate, di una politica fiscale più flessibile e di un’immigrazione più restrittiva nelle loro proiezioni. Ciò potrebbe portare a un ritmo più lento di tagli dei tassi l’anno prossimo e/o a una loro cessazione prima.
Le banche italiane
Questa settimana hanno presentato i dati numerose società italiane a grande capitalizzazione, ma l’attenzione è stata soprattutto sul settore bancario, grazie ai buoni risultati degli istituti di credito e all’annuncio dell’OPA di Banca BPM sul gestore patrimoniale Anima con l’obiettivo di creare un “campione nazionale” nell’Assicurazione Vita e nell’Asset management.
Partendo dall’ultima che ha diffuso i conti, MPS ha registrato un aumento degli utili del 31% su base annua nel terzo trimestre, superiore alle previsioni del mercato, grazie alla forte performance del margine di interesse. Banco BPM è convinta di poter superare quest’anno la previsione di utile per azione nonostante il trend in discesa dei tassi di interesse, dopo aver archiviato i nove mesi con un utile netto in crescita dell’80% a 1,7 miliardi (+25% a livello adjusted).
BPER ha terminato lo stesso periodo con un utile netto di 1,11 miliardi di euro, in crescita del 2,2% su anno, confermando tutte le voci della guidance sull’intero anno tra quella – migliorata – sul principale coefficiente patrimoniale. UniCredit ha migliorato la guidance sull’utile netto per il 2024 a oltre 9 miliardi di euro, o a circa 10 miliardi su base adjusted, dopo un ottimo terzo trimestre.