Bond governativi, record emissioni nel primo trimestre: cosa aspettarsi

Secondo Generali Investments l'accelerazione è da attribuire ad una revisione delle aspettative sui tagli dei tassi che saranno implementati dalle Banche centrali

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Redazione

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Boom di emissioni di bond governativi nel 1° trimestre dell’anno per circa 400 miliardi di euro, pari a oltre il 30% del totale previsto per l’anno. L’emissione netta da inizio anno è molto elevata, con oltre 175 miliardi di euro. Anche considerando il QT (Quantitative Tightening) della BCE, quasi il 35% del volume netto di emissioni è già stato collocato sul mercato. E’ quanto rileva un report di Generali Investment, secondo cui l’accelerazione di collocamenti di bond sovrani è giustificata da una revisione delle aspettative sui tassi di interesse.

Banche centrali più prudenti

“Alla fine del 2023 – spiega Florian Spate, Senior Bond Strategist, Generali Investments – i mercati finanziari prevedevano ancora tagli dei tassi di riferimento di oltre 150 punti base da parte della Fed e di oltre 160 punti base da parte della BCE per tutto il 2024. Da allora, le previsioni sono state ridotte a circa 75 punti base (Fed) e a meno di 90 punti base (Bce). La correzione delle aspettative esagerate di taglio dei tassi ha portato a un notevole aumento dei rendimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico nel primo trimestre”.

Cosa aspettarsi

Per gli esperti di Generali Investments, “nei prossimi mesi i rendimenti rimarranno all’interno di un corridoio piuttosto stretto. Poiché i rendimenti si trovano attualmente all’estremità superiore della fascia di negoziazione, prevediamo un leggero calo in futuro. Complessivamente, per i prossimi tre mesi prevediamo il 4,15% per i rendimenti decennali USA e il 2,30% per i rendimenti decennali dell’Eurozona”.

“A più lungo termine, vediamo un maggiore potenziale di calo, in particolare per i rendimenti statunitensi: la nostra previsione a 12 mesi per i rendimenti statunitensi a 10 anni è del 3,85%”.

Gli spread dei titoli di Stato non core dell’area euro hanno continuato a restringersi nel corso del favorevole contesto di mercato. Nonostante i livelli raggiunti, non prevediamo un ampliamento significativo degli spread nel breve termine

Elementi di cautela

Esistono però elementi che consigliano cautela. “Se Trump diventerà il prossimo presidente degli Stati Uniti e imporrà i dazi – spiega Spate – questo frenerà la crescita, ma soprattutto farà salire l’inflazione. Con aspettative di inflazione in aumento e una Fed vigile, il calo dei rendimenti sarà più contenuto rispetto allo scenario di base. Se la maggioranza repubblicana al Congresso consentisse un aumento del deficit di bilancio che compensa l’effetto di rallentamento della crescita dei dazi, i rendimenti statunitensi potrebbero addirittura muoversi lateralmente rispetto ai livelli attuali. In questo caso, gli operatori di mercato dovrebbero prepararsi a un aumento delle aspettative di inflazione e a un premio a termine più elevato”.

E per l’Area Euro?

“Il già citato calo della volatilità dei mercati obbligazionari, una modesta ripresa economica e i prossimi tagli dei tassi di riferimento della Bce” – si sottolinea – “fornisce un significativo supporto tecnico ai titoli di Stato non core dell’area euro. Rispetto ad altre classi di attività a reddito fisso rischiose, i titoli di Stato EA non-core non appaiono sopravvalutati e la bassa volatilità degli spread implica livelli di spread corretti per il rischio ancora piuttosto interessanti”.

“Non essendo in vista alcun catalizzatore per un’inversione di tendenza sostenuta, raccomandiamo di investire in obbligazioni area euro non-core per beneficiare del contesto di mercato favorevole e guadagnare il carry”, conclude l’analista.