Bce e Fed determinate a frenare l’inflazione: le prossime mosse

Le banche centrali vedono le loro strade dividersi sulle prossime mosse di politica monetaria mentre il comune nemico, l'inflazione, non è ancora vinto

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Redazione

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Bce e Federal Reserve ancora unite da un comune nemico – l’inflazione – ma divise sul da farsi per il prossimo futuro. Se la  BCE ha vestito i panni della “colomba” e continua a rassicurare gli investitori sul fatto che il recente rialzo è stato l’ultimo e che i tassi d’interesse hanno raggiunto un picco, la Fed mantiene un atteggiamento decisamente da “falco” e ribadisce di non aver ancora sparato tutte le munizioni e che potrebbe annunciare un altro aumento entro la fine dell’anno, a costo di alimentare una recessione.

Decisioni che avranno inesorabilmente un impatto sull’andamento dei cambi, sull’economia e sull’equilibrio del mercato dei capitali.

Lane ribadisce: Tassi hanno raggiunto un picco

Philip Lane, capo economista della BCE, ha confermato che, oltre aver alzato i tassi di 450 punti base negli ultimi 10 mesi, il ritiro delle misure di quantitative easing ha consentito di drenare un totale di 1.700 miliardi di euro, di cui 1.600 miliardi derivanti dallo stop alle operazioni a più lungo termine TLTRO III ed altri 109 miliardi derivanti dal mancato reinvestimento dei titoli acquistati con il piano di quantitative easing venuti a scadere (APP).

“Sulla base della nostra valutazione attuale, riteniamo che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto dei livelli che, mantenuti per una durata sufficientemente lunga, daranno un contributo sostanziale al tempestivo rientro dell’inflazione sul nostro obiettivo”, ha confermato il banchiere.  Affermazioni che rafforzano la convinzione che la banca centrale abbia voluto così indicare il raggiungimento di un picco dei tassi d’interesse nell’Eurozona.

“Le nostre decisioni future garantiranno che i tassi di interesse chiave della BCE siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”, ha assicurato Lane, precisando “continueremo a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare il livello appropriato e la durata della restrizione”.

Fed pronta a un nuovo ritocco: le conferme

La Fed non ritiene ancora vinta la battaglia contro l’inflazione e, dopo la “pausa” di settembre, si dice pronta ad un ultimo aumento dei tassi prima della fine dell’anno. Lo hanno spiegato diversi  esponenti della Fed, tradendo  l’esistenza di un dibattito se alzare ancora il costo del denaro o mantenere i tassi sui livelli raggiunti “per un certo periodo di tempo”.

Michelle Bowman
, membro dle Board dal 2018, ha ammesso “resto disponibile a sostenere un aumento del tasso dei Fed Funds in una riunione futura se i dati in arrivo indicano che i progressi sull’inflazione sono in stallo o sono troppo lenti per portare l’inflazione al 2% in modo tempestivo”. “L’inflazione continua a essere troppo elevata – ha aggiunto – e ritengo sia opportuno che la Fed alzi ulteriormente i tassi e li mantenga a un livello restrittivo per un po’ di tempo”.

Anche la “collega” Loretta Mester di Cleveland afferma che potrebbe essere necessario un ulteriore rialzo dei tassi di interesse, ma la decisione dipenderà dall’andamento dell’economia e da una serie di fattori di rischio quali l’andamento dell’economia cinese, il prolungarsi dello sciopero del settore auto ed un  potenziale shutdown del governo, al momento scongiurato con l’accordo “temporaneo” valido fino al 17 novembre.

La pensa diversamente Michael Barr,  vicepresidente dell’organismo di supervisione della Fed, secondo cui i tassi sono “ad un livello sufficientemente restrittivo o molto vicino” al picco. “La questione più importante a questo punto – ha aggiunto – non è se sia necessario o meno un ulteriore aumento dei tassi quest’anno, ma piuttosto per quanto tempo avremo bisogno di mantenere i tassi a un livello sufficientemente restrittivo per raggiungere i nostri obiettivi”.

Powell vede crollare la fiducia ai minimi

Frattanto, il Presidente della Fed Jerome Powell fatica a spiegare a famiglie ed imprese perché sta portando il Paese sull’orlo di una recessione. La sua popolarità è crollata ai minimi dalla pandemia.

In un viaggio a York, in Pennsylvania, il Presidente della Fed si è trovato in difficoltà di fronte alla comunità degli imprenditori locali, ma  ha comunque provato a spiegare che il FOMC è intenzionato a compiere i passi che ritiene necessari per sostenere l’economia, salvaguardare il mercato del lavoro e riportare l’inflazione in linea con il target.

“Siamo molto concentrati sul ripristino della stabilità dei prezzi“, ha ribadito il numero uno della Fed, spiegando che contenere l’inflazione apre la strada verso un’economia sana e un mercato del lavoro forte.