PNRR, le 10 modifiche volute dal governo Meloni

In vista della quarta rata del PNRR, che pare a rischio, la cabina di regia ha deciso di apportare sostanziali modifiche, che coinvolgono ben sei ministeri

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Uno degli argomenti cardine delle ultime settimane, in relazione all’operato del governo Meloni, è senza dubbio la quarta rata del PNRR. La cabina di regia di Palazzo Chigi ha deciso di apportare delle modifiche.

I target intermedi saranno differenti da quanto indicato precedentemente, secondo un programma molto vasto. Si tiene conto di ben 10 punti, procedendo a coinvolgere un totale di sei ministeri.

PNRR: i cambiamenti lievi

Decisamente differenti tra loro i topic analizzati dalla cabina di regia sul PNRR, che hanno spinto a delineare delle nette modifiche rispetto al programma precedente. Coinvolti i seguenti ministeri: Cultura, Politiche di coesione, Infrastrutture e Trasporti, Ambiente, Istruzione, Imprese e Made in Italy.

Non tutte le modifiche hanno lo stesso impatto, come quella connessa allo sviluppo dell’industria cinematografica italiana. In questo caso si mira unicamente a sostituire il nome del progetto, passando da Istituto Luce Studios a Cinecittà.

Si richiede inoltre maggior tempo per emanare nuovi bandi in merito agli asili nido. Per quanto concerne le imprese femminili, invece, si evidenzia un cambiamento relativo alla descrizione del traguardo dell’investimento Creazione di imprese femminili. Nello specifico si specifica il riferimento a degli strumenti finanziari specifici per il supporto dato.

PNRR: le modifiche rilevanti

Per quanto non sia corretto parlare di cambiamenti di livello A e B, è evidente come alcune modifiche mirino ad avere un impatto differente. Partiamo ad esempio dalle nuove disposizioni, connesse al PNRR, in merito al delicato tema dei satelliti.

Gli sviluppi di mercato hanno spinto a ridefinire l’investimento tecnologico. Si mira a evitare una sovrapposizione con quelli che sono gli investimenti privati dell’Internet of Things. In relazione al progetto Osservatore della Terra, invece, è stato corretto un errore considerevole, dal momento che l’incubatore del Sud Italia deve rientrare nel fondo complementare e non nel PNRR.

Altra questione delicata è quella del parco treni del trasporto regionale. In questo caso si mira a chiarire precisamente quella che è l’esatta composizione di treni e singole carrozze da dover acquistare in base alle necessità evidenziate.

La cabina di regia è inoltre intervenuta sul fronte idrogeno, considerando le gare non andate a buon fine in relazione alla sperimentazione nel settore ferroviario. Si è scelto inoltre di consentire la rendicontazione dell’installazione delle caldaie a condensazione a gas, che vadano a sostituire quelle a minore efficienza. Il tutto per aumentare l’obiettivo Ecobonus, non essendo chiaro l’impatto del Sismabonus sul processo di transizione ecologica.

Restando in tema green, parliamo di mobilità elettrica con le colonnine. È necessario indire nuove gare per la loro installazione sul territorio nazionale, nello specifico in aree extraurbane, perché le prime sono andate deserte.

Si è inoltre parlato di riduzione netta del ferro, con specifico divieto sull’uso di alcun gas naturale per la produzione di idrogeno, atto a garantire la lavorazione in questo processo. È stato inoltre revisionato il sistema di soglie per gli avvisi dei progetti atti a contrastare la povertà educativa nel Sud Italia. Un discorso connesso principalmente al Terzo settore. Un vero e proprio scossone in vista della quarta rata, che in questa fase pare sempre più a rischio.