Parte la sforbiciata sul Pnrr: saltano questi treni strategici

Intoppo sul Pnrr: ferrovie siciliane al palo con la tratta Palermo-Catania-Messina costretta a rinunciare all'alta velocità. Lo stesso vale per la tratta Roma-Pescara

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pnrr, si cambia: il governo non è riuscito a tenere il passo dell’ambiziosa tabella di marcia e ha cominciato a rivedere gli obiettivi al ribasso. Traduzione: alcune opere strategiche sono state stralciate. A farne le spese anche due progetti che riguardavano la mobilità su rotaia: la tratta Roma-Pescara e l’alta velocità Palermo-Catania-Messina.

Pnrr: cosa cambia in merito alle ferrovie

La scadenza del Recovery plan è fissata per l’estate del 2026, una data apparentemente lontana ma vicinissima se si parla di dare vita a cantieri tanto impegnativi. Sono 6,3 i miliardi destinati al potenziamento della rete ferroviaria. È già certo che le due opere indicate non saranno finanziate dal Pnrr. Il governo ha adesso l’onere di proporre altre opere all’Europa al fine di spendere in maniera costruttiva quella cifra che altrimenti andrà semplicemente perduta.

Per il governo si tratta di un duro colpo: la Palermo-Catania-Messina ad alta velocità era la prosecuzione ideale del Ponte sullo Stretto. Ad oggi la tratta più veloce dal capoluogo di regione alla città etnea è di 3 ore e mezza con un cambio. Il primo treno del mattino in partenza alle 5 am vede un tempo di percorrenza di 5 ore e mezza, con un cambio. Le due città distano circa 210 km. Il rischio è quello di accelerare sul Ponte di Messina, ma di lasciare che le ferrovie siciliane rimangano ancorate a standard arretrati. Ed è proprio su questo punto che incalzano le critiche dell’opposizione.

Parte delle risorse svincolate dal Pnrr saranno destinate al potenziamento dell’attuale tratta. E un’altra parte sarà assegnata alla Napoli-Bari, per la quale sono già stati stanziati 840 milioni.

Si salva invece, ma con variante, il corridoio Liguria-Alpi. Il finanziamento da 4 miliardi è già previsto. La variante verrà messa in atto a causa di problemi attinenti alle caratteristiche morfologiche del territorio.

Pnrr e ferrovie: criticità anche su Ertms/Etcs

Possibile poi una variazione in merito al potenziamento del sistema Ertms/Etcs (European Rail Traffic Management System/European Train Control System), la tecnologia che assiste il lavoro degli operatori ferroviari. Per il sistema sono stati stanziati 3 miliardi. Il Pnrr, come si legge nel testo, “si pone l’obiettivo di aggiornare i sistemi di sicurezza e di segnalazione del trasporto”. Ma c’è una criticità all’orizzonte: al momento pare che le materie prime non bastino.

Quarta rata Pnrr: l’Italia tratta con l’Europa

In ballo c’è l’erogazione della quarta rata del Recovery plan. La trattativa tra Roma e Bruxelles è già partita. Le criticità non riguardano solo le ferrovie: lo schema del governo punta a rimodulare fra i 7 e i 9 dei 27 obiettivi nel calendario del Pnrr. Palazzo Chigi chiede più tempo per meglio definire la questione, almeno fino al 30 settembre. Parte della strategia è anche quella di escludere i Comuni che non riescono ad adeguarsi in tempo. Ad essere più penalizzato dalla ridefinizione del Pnrr è il Sud.

In totale sono 32,3 i miliardi affidati dal Pnrr al ministero delle Infrastrutture. Matteo Salvini intende dirottare su altri progetti 7,3 miliardi, (comprensivi dei 6,3 relativi alle ferrovie), chiedendo 1,1 miliardi in più per finanziare condotte idriche, alloggi pubblici e altri investimenti. Si attende ora la decisione dell’Europa. Sul Pnrr tutti gli scenari rimangono aperti.