Le Regioni del Sud diventano ZES: cosa cambia per i cittadini

Il governo Meloni interviene per l'Italia meridionale, optando per una Zes unica: ecco cosa significa questo acronimo e quali vantaggi ci saranno

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il governo Meloni interviene per il rilancio dell’Italia meridionale. Si assiste così alla nascita della Zes unica per tutto il Sud. Acronimo che sta per Zona economica speciale. Cosa prevede? Per riassumere il tutto, possiamo dire come ci saranno numerose agevolazioni per determinate procedure, al fine di agevolare la crescita in differenti settori. Al tempo stesso le imprese riceveranno crediti fiscali, nella speranza che si riesca a investire di più in queste regioni, generando posti di lavoro, per il bene dell’intero Paese. Vediamo però nel dettaglio di cosa si tratta.

Cos’è la Zes

A luglio la Commissione europea aveva dato il via libera per l’istituzione della Zes in relazione al Sud Italia. Ciò si concretizza in regimi tassativi agevolati, così come procedure semplificate. Si riconosce, in pratica, una situazione straordinaria, in merito alla quale intervenire con procedure non convenzionali.

Il piano è quello di spingere più soggetti ad avviare attività economiche, incitando quelli già presenti a espandersi, approfittando delle agevolazioni in questione. Non si tratta di una novità assoluta per il Meridione, anche se il governo Meloni ha optato per una Zona economica speciale unica stavolta.

Ne sono attive già otto, i cui commissari straordinari dovranno presentare una dettagliata relazione in merito agli interventi attuati. Queste verranno unificate, al fine di potenziare i vantaggi. Ecco le regioni coinvolte:

  • Abruzzo;
  • Basilicata;
  • Calabria;
  • Campania;
  • Molise;
  • Puglia;
  • Sicilia;
  • Sardegna.

Unificare vuol dire anche centralizzare la fase di controllo. A coordinare questo ambizioso progetto sarà il ministro per il Sud Raffaele Fitto. Scelto ovviamente come “capo” della cabina di regia, al cui interno ci saranno anche altri ministri, oltre ai presidenti di Regione interessati.

Non tutto, però, viene posto nelle mani dei politici. Spazio anche ai tecnici, con quella che viene definita una struttura di missione, che vanta dirigenti ed esperti in materia, che dovranno coordinarsi con le amministrazioni locali e la cabina per mettere in pratica le decisioni che verranno prese nel corso dei prossimi mesi e anni.

I vantaggi della Zes unica per il Sud

Parleremo a lungo degli effetti della Zes per il Sud Italia, che ovviamente non saranno immediati. Il governo di Giorgia Meloni guarda al lungo periodo, considerando come questa sperimentazione avrà una durata di 10 anni. Dal 2024 al 2034, ecco il lasso di tempo che consentirà di giudicare gli effetti di tale decisione.

Parlando di cifre economiche, verranno stanziati 80 milioni di euro, circa, al fine di mantenere la struttura di missione attiva. E per le misure vere e proprie? Se si parla di agevolazioni, procedure semplificate e soprattutto crediti fiscali, è bene sottolineare come, ad oggi, ci siano i fondi unicamente per i primi tre anni del progetto (1.5 miliardi di euro ad anno, ndr).

Trascorso questo lasso di tempo, si lavorerà a un piano strategico, che andrà a delineare le linee cardine da seguire sulla base di quanto ottenuto in precedenza. Tutti i progetti inerenti attività economiche o nuove attività industriali, logistiche e produttive, al di là della loro natura, saranno considerati di pubblicità utilità, urgenti e indifferibili. Massima priorità, dunque, alla crescita del mezzogiorno.

Ecco il messaggio che trapela in maniera forte e chiara. Tutti dovranno essere messi in condizione di creare nuovi posti di lavoro, avvantaggiandosi soprattutto di procedure semplificate in fase d’avvio, con ricorso a quella che viene definita “autorizzazione unica”.

In questa fase, e per i prossimi dieci anni, vengono di fatto congelati i titoli abilitativi e autorizzatori di cui normalmente si avrebbe bisogno. In pochi mesi, dunque, l’iter d’avvio sarà completato. Un cambiamento davvero cruciale, affiancato da ampi crediti d’imposta e sconti fiscali, almeno per quelle imprese impegnate nell’acquisto di “beni strumentali nuovi”, siano essi macchinari, impianti, terreni, immobili e non solo. Ogni investimento tra i 200mila e 100 milioni di euro sarà inoltre ammesso per il rimborso fiscale.