Zes unica, sbloccati i fondi per investire nelle regioni del Sud: incentivi per 1,8 miliardi

Il credito d’imposta della Zes unica permette l’acquisto non solo di macchinari per nuove imprese ma anche di terreni e immobili strumentali

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

C’è voluto più tempo del previsto, ma alla fine dal governo c’è il via libera al credito d’imposta destinato alle imprese che investono nella Zona economica speciale unica del Mezzogiorno. Tale intervento, del valore di 1,8 miliardi di euro, è stato approvato con il decreto Sud lo scorso settembre ma a causa di un lungo iter amministrativo è stato ufficializzato solo ora.

Le imprese interessate avranno tempo dal 12 giugno al 12 luglio per comunicare all’agenzia delle Entrate le spese ammissibili sostenute dal 1° gennaio 2024, nonché quelle programmate entro il prossimo 15 novembre, termine ultimo per accedere all’incentivo. Un successivo provvedimento delle Entrate stabilirà il modello di comunicazione.

Cosa sono le Zes

Le Zone Economiche Speciali (Zes) sono aree del Mezzogiorno caratterizzate da una legislazione economica differenziata e agevolata rispetto a quella vigente nel resto del Paese. Istituite nel 2017 dal governo Gentiloni, sono diventate operative nel 2022 quando Mario Draghi le ha incluse nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

L’obiettivo è favorire interventi urgenti per la crescita economica nel Sud in zone speciali all’interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali particolari e di semplificazioni amministrative.

Ad oggi sono attive queste Zes:

  • ZES Abruzzo
  • ZES Calabria
  • ZES Campania
  • ZES Ionica Interregionale Puglia-Basilicata
  • ZES Adriatica Interregionale Puglia-Molise
  • ZES Sicilia Orientale
  • ZES Sicilia Occidentale
  • ZES Sardegna

Le regioni beneficiarie

Le agevolazioni riguardano l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture nelle aree di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Il credito d’imposta è accessibile a tutte le imprese, indipendentemente dalla loro forma giuridica e dal regime contabile, che sono già operative o che si insediano nella Zes unica. È destinato a investimenti iniziali compresi tra 200mila e 100 milioni di euro, secondo quanto definito dal Regolamento UE 651/201. Sono agevolate l’acquisizione o il leasing di macchinari, impianti e attrezzature destinate a nuove strutture.

Le percentuali del credito d’imposta variano di regione in regione, ma anche in base alle dimensioni dell’impresa e all’entità dell’investimento.

  • Calabria, Campania e Puglia è il 40% degli investimenti ammissibili;
  • Basilicata, Molise e Sardegna è il 30% degli investimenti ammissibili;
  • Abruzzo è il 15% degli investimenti ammissibili;
  • Taranto in Puglia e il Sulcis in Sardegna 50% ammissibili.

Le percentuali variano anche in base al valore del progetto ammissibile: per gli investimenti inferiori a 50 milioni, i massimali aumentano di 10 punti percentuali per le medie imprese e di 20 punti percentuali per le piccole imprese. In sintesi, il massimo beneficio arriva al 70% per una piccola impresa che investe meno di 50 milioni nella provincia di Taranto o nell’area del Sulcis.

È inoltre consentito l’acquisto di terreni e la realizzazione, acquisizione o ampliamento di immobili strumentali, purché entro il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato. Tuttavia, sono esclusi i beni destinati autonomamente alla vendita, quelli trasformati o assemblati per la vendita finale e i materiali di consumo.

I vincoli

Il credito d’imposta Zes non potrà essere cumulato con quello del programma Transizione 5.0. Tuttavia, è prevista la possibilità di cumularlo con altri incentivi che non costituiscono aiuti di Stato, con gli aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato che riguardano gli stessi costi, a condizione che tale cumulo non superi l’intensità di aiuto massima consentita dalle regole dell’Unione Europea.

Qualora i macchinari oggetto dell’investimento non diventino operativi entro il secondo anno, il “bonus” sarà ricalcolato al ribasso, escludendo questo costo. Lo stesso avviene se, entro i primi cinque anni, il bene viene dismesso, ceduto a terzi, utilizzato per scopi estranei all’esercizio d’impresa o destinato a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione. È inoltre obbligatorio mantenere l’attività nella Zes unica per almeno cinque anni dopo il completamento dell’investimento, altrimenti si perderanno completamente i benefici.

Tra gli obblighi delle imprese, oltre alla comunicazione preventiva all’agenzia delle Entrate, è richiesta anche una certificazione obbligatoria, rilasciata dal revisore dei conti o da una società abilitata, che confermi l’effettivo sostenimento delle spese.