Istat e Bankitalia, l’inflazione divora la ricchezza delle famiglie: -12% nel 2022

La ricchezza delle famiglie italiane cala anche al netto dell'inflazione (-1,7%), dopo tre anni di crescita consecutiva. Parallelamente cresce il valore degli immobili, mentre soffrono le attività finanziarie

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

L’inflazione ha messo e continua a mettere in ginocchio migliaia di famiglie italiane. A certificarlo è l’ultimo rapporto firmato da Istat e Banca d’Italia sulla ricchezza netta dei connazionali, crollata in termini reali di oltre il 12% nel 2022 rispetto al 2021. Tradotto: i nuclei del nostro Paese hanno visto i loro risparmi e il loro potere d’acquisto sgretolarsi dopo la pandemia Covid.

Dai dati emerge come, alla fine del 2022, la ricchezza sia invece diminuita dell’1,7% in termini nominali, cioè al netto dell’inflazione, dopo tre anni di crescita consecutiva.

Ricchezza delle famiglie erosa dall’inflazione, ma non solo

Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. Il calo in termini reali, usando come deflatore l’indice dei prezzi al consumo, è stato del 12,5%. Il rapporto tra la ricchezza netta e il reddito lordo disponibile è sceso da 8,7 a 8,1, tornando addirittura ai livelli del 2005. La ricchezza netta è data dalla differenza tra il dato lordo e le passività finanziarie (come i prestiti). La ricchezza lorda, a sua volta, si calcola sommando le attività non finanziarie (abitazioni, terreni) e di quelle finanziarie (depositi, titoli, azioni).

Secondo la nota congiunta di Istat e Bankitalia, l’aumento delle attività non finanziarie nel 2022 (+2,1%) è stato un riflesso soprattutto dell’aumento del valore delle abitazioni, che ha registrato il più elevato tasso di crescita dal 2009. “Il peso di questa componente sul totale della ricchezza lorda ha raggiunto il 46,3%”. Le attività finanziarie si sono invece ridotte del 5,2%, principalmente per effetto della riduzione del valore delle azioni e degli strumenti del risparmio gestito. “Dopo circa un decennio sono tornati a crescere i titoli di debito detenuti
dalle famiglie, in buona parte emessi dalle amministrazioni pubbliche, mentre l’aumento dei depositi è stato più contenuto, dopo il forte accumulo osservato nel triennio precedente. La crescita delle passività finanziarie (+2,8%) è riconducibile soprattutto alla componente dei prestiti” (intanto rincarano anche i conti correnti).

L’allarme dell’Unione Consumatori: “Dati drammatici”

I numeri forniti da Istat e Banca d’Italia sono stati commentati da Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che ha parlato di “dati drammatici”. “Si tratta di un crollo molto preoccupante e allarmante. Gli italiani si impoveriscono sempre più e il fatto di essere proprietari della loro abitazione non è più sufficiente come una volta per mantenere stabile la loro ricchezza, che scende anche in rapporto al reddito disponibile. Reddito tra l’altro già insufficiente per far fronte all’aumento del costo della vita e all’inflazione galoppante”.

Insomma “il tesoretto degli italiani perde sempre più consistenza e questo significa accrescere le incertezze sul futuro, ridurre le aspettative sulla propria condizione economica, con conseguenze negative sui consumi”, sottolinea ancora Dona.

La ricchezza di imprese e Pubbliche Amministrazioni

Tra le attività reali delle società non finanziarie, che costituiscono il 57,2% della loro ricchezza lorda, nel 2022 ha continuato a crescere il valore degli impianti e macchinari. Nella nota ufficiale si legge ancora che, dal punto di vista finanziario, “sono aumentate particolarmente le detenzioni di titoli e azioni, mentre la crescita dei depositi, sostenuta durante la crisi pandemica, è stata limitata. Nel complesso, la ricchezza lorda delle imprese è aumentata del 2,4%. Le passività sono diminuite del 2,6%, principalmente per effetto della riduzione del valore di mercato delle azioni e dei titoli obbligazionari. Il livello di indebitamento si è leggermente ridotto, in linea con l’andamento osservato negli altri Paesi”. La ricchezza lorda delle società finanziarie è invece diminuita del 7%. Istat e Bankitalia evidenziano come la contrazione dei bilanci abbia riguardato “soprattutto i depositi attivi e i titoli detenuti. Anche le passività si sono ridotte, del 5,7%, principalmente per effetto del calo dei depositi, delle riserve assicurative e delle azioni”.

Una parte del report si è concentrata anche sulle Pubbliche Amministrazioni. Alla fine del 2022 la loro ricchezza netta è risultata “negativa per 1.188 miliardi di euro, in miglioramento rispetto al 2021 per effetto di una crescita delle attività (+4,7%) e di una riduzione delle passività (-6,9%)“. Tra le attività non finanziarie, si è registrato il rialzo del valore delle opere del genio civile e degli immobili non residenziali. Tra le attività finanziarie, invece, è salito il valore dei titoli. “Il forte calo delle passività è stato guidato dalla riduzione dei prezzi di mercato dei titoli di Stato. In tutti i Paesi considerati in questa pubblicazione la ricchezza netta delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è aumentata nell’ultimo biennio, dopo la contrazione osservata nel 2020 in concomitanza con la crisi pandemica”. In Italia, il rapporto è tornato “in linea con i valori precedenti la pandemia, che sono stati ampiamente superati negli altri Stati”.

Il 91% degli italiani è preoccupato per la situazione economica

Oltre alle tasche, peggiora anche la percezione della situazione economica da parte degli italiani. Il 91% dei consumatori è infatti preoccupato per la propria condizione economica e l’81% per l’economia del Paese, in particolare per gli effetti dell’inflazione. Secondo l’EY Future Consumer Index, tra le preoccupazioni maggiori figurano l’aumento delle bollette di elettricità, gas e acqua (75%), dei prezzi di beni alimentari e carburanti (73%) e i costi di una Sanità allo stremo (62%).

Oltre il 50% degli intervistati dichiara nei prossimi mesi taglierà gli acquisti di prodotti non essenziali, con addirittura il 94% che presterà maggiore attenzione al cibo, acquistandone meno e non sprecandolo. Oltre il 38% dal campione intervistato pianifica inoltre di trascorrere più tempo a casa in futuro. In cima alla lista delle priorità dei consumatori campeggia il risparmio, seguito da salute fisica e mentale ed ecosostenibilità, con il il 65% degli italiani che presterà maggiore attenzione all’impatto ambientale legato ai consumi. Soprattutto per quanto riguarda riciclo (56%) e risparmio di acqua (41%). Gli italiani si prefiggono di spendere meno in particolari ambiti di spesa: accessori di moda (66% degli intervistati), abbigliamento e calzature (53%), giocattoli e gadget (49%), elettronica di consumo (48%), ma anche bellezza e cosmesi (47%), mobili per la casa (43%) e automobili (40%).

“Le crescenti tensioni geopolitiche, l’inflazione e le perturbazioni economiche, stanno spingendo i consumatori a rivedere le loro priorità di consumo”, spiega Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail sector leader di EY Future Consumer Index in Italia. Come? “Prestando maggiore attenzione ai prezzi e focalizzandosi sui beni primari“. Le scelte degli italiani “stanno indirettamente portando ad azioni più sostenibili, riducendo il cibo e lo spreco alimentare (94%) e cercando di riparare le cose piuttosto che sostituirle (75%)”. In questo contesto, le aziende “si trovano a dover rispondere a una richiesta di prodotti più convenienti e focalizzati su qualità, aspetti salutistici e di sostenibilità”.