Bankitalia: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza nazionale

La Banca d'Italia realizza un report sulle disuguaglianze socio-economiche: le famiglie meno abbienti puntano sul possesso di una casa, mentre i nuclei benestanti detengano un portafoglio più diversificato in azioni, depositi e polizze

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Assieme alla guerra e al cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali legate alla distribuzione della ricchezza sono la piaga più dolorosa del nostro tempo. Una piaga a livello mondiale, che colpisce con forza anche Stati sviluppati come l’Italia.

Da un report della Banca d’Italia emerge addirittura che il solo 5% delle famiglie italiane più benestanti possiede circa il 46% della ricchezza netta totale. Ecco tutti i dettagli.

Qui invece abbiamo parlato dei rincari del 2024, dai voli alla benzina: tutti i prezzi in aumento.

I dati della Banca d’Italia: case dei poveri e portafoglio dei ricchi

Secondo l’analisi di Bankitalia, la vera “ricchezza” delle famiglie meno abbienti è data dal possesso dell’abitazione, mentre i nuclei più benestanti detengano un portafoglio più diversificato in azioni, depositi e polizze. “I principali indici di disuguaglianza sono rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016”, scrive l’istituto.

L’analisi ricorda come “metà della ricchezza degli italiani sia rappresentata dalle abitazioni”, ma anche che “tale percentuale varia fortemente in base alla ricchezza”. Le abitazioni raggiungono i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto il valore mediano, si attestano poco sotto il 70% per i nuclei della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per le famiglie della classe più ricca. Per i nuclei più poveri, i depositi rappresentano l’unica componente rilevante di ricchezza finanziaria (17%). La Banca d’Italia evidenzia poi la maggiore diversificazione del portafoglio delle famiglie più ricche, per le quali quasi un terzo della ricchezza è rappresentato da capitale di rischio legato alla produzione (azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione) e un quinto da fondi comuni di investimento e polizze assicurative (qui parliamo di paradisi fiscali: quanto è stato occultato dagli italiani all’estero).

Gli esperti operano infine un confronto tra i dati odierni e quelli raccolti all’indomani della grande crisi finanziaria del Nuovo Millennio. Nel 2010 circa la metà del patrimonio abitativo era detenuta dalle famiglie della classe media, mentre nel 2022 tale percentuale era scesa al 45%, soprattutto a vantaggio del decimo più ricco. “La quota di abitazioni posseduta dalle famiglie sotto la mediana è rimasta stabile nel tempo attorno al 14%”. Nello stesso periodo, i depositi sono aumentati di circa il 40% tra il 2010 e il 2022. E ancora una volta soprattutto per le famiglie appartenenti al decimo più ricco, “la cui quota è salita di sei punti percentuali, raggiungendo la metà del totale”.

Come è messo il resto del mondo?

L’Italia risulta tuttavia sotto la media Ue per concentrazione della ricchezza, sugli stessi livelli della Francia e dietro la Germania, che appare “lo Stato europeo con il maggior grado di disuguaglianza in termini di ricchezza netta” (e che sta vivendo una crisi nera).

Secondo il Global Wealth Report 2023, per la prima volta dalla profonda crisi finanziaria del 2008 la ricchezza privata a livello mondiale ha registrato nel 2022 un calo di 11mila miliardi di dollari rispetto all’anno precedente (-2,4%, pari a oltre 454mila miliardi di dollari a fine 2022). Il report stima una riduzione del 3,6% anche della ricchezza media per adulto, che si è attestata a 84.718 dollari.

Al primo posto delle nazioni più ricche del pianeta ci sono gli Stati Uniti, dove è solo l’1% delle famiglie a detenere il 31,7% della ricchezza dell’intero Paese. Al secondo posto c’è l’altra sfidante per l’egemonia globale, la Cina, dove il divario socio-economico tra ricchi e poveri è sensibilmente aumentato negli ultimi anni. In entrambi i Paesi la concentrazione di “super ricchi” è la più alta al mondo.