Gli italiani hanno speso di più per i beni alimentari. Un dato positivo, in apparenza, ma l’altra faccia della medaglia è la crisi della ristorazione. Infatti mentre cresce la spesa per i servizi e i beni essenziali, diminuisce quella per consumi fuori casa. Il settore della ristorazione si trova così a fronteggiare un mercato in difficoltà. Il potere d’acquisto delle famiglie è ormai sotto pressione, per questo molte persone stanno riducendo le uscite nei ristoranti e nei bar, spostando il loro focus verso l’acquisto di alimenti da consumare a casa.
Dopo la contrazione, torna ad aumentare la spesa alimentare
Secondo i dati diffusi dall’Istat, a settembre 2024 le vendite al dettaglio hanno registrato una variazione congiunturale positiva sia in valore sia in volume, con un incremento dell’1,2%. Il trend è stato trainato principalmente dai beni alimentari, che hanno visto un aumento dell’1,7% in valore e dell’1,5% in volume. In particolare, le vendite dei beni alimentari nel terzo trimestre del 2024 sono cresciute dell’1,3% in valore e dello 0,8% in volume, riflettendo una preferenza (termine che per i dati indica la scelta, non la volontà) sempre più marcata per i prodotti alimentari rispetto a quelli non alimentari, i quali hanno mostrato una crescita più contenuta.
Su base tendenziale, si nota una differenza significativa: le vendite di beni alimentari sono aumentate dello 0,6% in valore, ma hanno subito un calo dello 0,6% in volume. Il dato, come si legge nel commento dell’Ente, suggerisce che, sebbene gli italiani spendano di più per i generi alimentari, sono più selettivi nei loro acquisti, optando per prodotti di maggiore qualità o a maggior valore. Un dato che non stupisce all’aumentare della pressione sul carrello della spesa.
Meno spese fuori casa: la ristorazione entra in affanno
Dall’altra parte, la ristorazione sta vivendo un periodo di difficoltà. Secondo un’analisi dei primi nove mesi dell’anno, si registrano segnali di criticità con un deciso rallentamento del trend dei volumi di bevande e prodotti alimentari consegnati a bar, ristoranti, pub e pizzerie. I dati rivelano una flessione del 6,9% dei volumi venduti nel canale Cash & Carry, bilanciata da un modesto +2,4% per i distributori Ho.re.ca. (Hotellerie-restaurant-café).
Antonio Portaccio, presidente di Italgrob, ha commentato i numeri: “C’è preoccupazione per la contrazione dei consumi in relazione alla forte diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie”. Queste infatti non riescono a risparmiare e sacrificano le spese fuori casa. Marco Colombo, Svp di Circana, ha aggiunto: “Si evidenzia una progressiva contrazione della spesa media e del numero delle visite negli esercizi”. Le scelte dei consumatori, influenzate dall’inflazione e dall’aumento dei costi delle materie prime, costringono gli esercenti a rivedere le loro politiche commerciali.
La ristorazione affronta inoltre due tipi di inflazione: quella legata alle materie prime e quella associata ai costi del personale. “Nei primi nove mesi dell’anno, il numero delle visite degli italiani nei locali è in leggera caduta”, afferma Luca Pellegrini, presidente di Tradelab. Il mercato dei consumi fuori casa, pur raggiungendo un valore di 101 miliardi di euro nel 2024 (+1,6% rispetto al 2023), mostra una tendenza al rallentamento. Solo grazie all’afflusso di turisti stranieri (con presenze record persino a settembre) si è mantenuto un valore positivo, mentre il numero di visitatori italiani continua a calare.
Infine dai dati emerge come le catene di ristorazione veloce, che si stanno espandendo nelle aree emergenti, rappresentano un’eccezione in un mercato altrimenti in affanno.