Dazi Usa innescano una nuova guerra commerciale, danni a crescita e inflazione per tutti

I dazi minacciati dagli Stati Uniti potrebbero causare una guerra commerciale. La Bce mette in guardia contro i rischi per crescita economica e stabilità dei prezzi

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 22 Novembre 2024 18:19

Le tensioni commerciali globali sono tornate al centro del dibattito economico internazionale. Le dichiarazioni di Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, e di Christine Lagarde, presidente della Bce, evidenziano le gravi conseguenze di una nuova ondata di dazi punitivi che gli Stati Uniti potrebbero imporre.

Al 34esimo European Banking Congress di Francoforte, i leader economici europei hanno lanciato un appello all’unità e alla creazione di un mercato finanziario integrato, sottolineando i rischi di isolamento e frammentazione per l’Europa.

Crescita e inflazione: i rischi dei dazi Usa secondo Nagel

Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha delineato un quadro preoccupante per le economie globali. Secondo Nagel, l’imposizione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe riaccendere una guerra commerciale internazionale, con effetti devastanti sia per la crescita economica che per la stabilità dei prezzi.

L’introduzione di barriere commerciali di questa portata danneggerebbe i rapporti multilaterali, compromettendo ulteriormente l’ordine economico globale. Nagel ha quindi avvertito che un simile scenario porterebbe a significative perdite di PIL, non solo per gli Stati Uniti ma anche per i partner commerciali, incluso il Vecchio Continente. Inoltre, i dazi inasprirebbero i costi di produzione, generando una spirale inflazionistica su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Nagel ha sottolineato la necessità di un’Europa più unita per contrastare queste sfide. Ha ribadito l’urgenza di completare l’unione bancaria attraverso un sistema comune di garanzia dei depositi e la riduzione dell’esposizione bancaria ai rischi sovrani. Un approccio, secondo il presidente della Bundesbank, essenziale per preservare il modello europeo di prosperità e proteggere l’economia continentale dalle perturbazioni esterne.

Unione mercato dei capitali diventa urgente

Anche Christine Lagarde ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare l’integrazione economica europea. Durante il suo intervento, ha affermato che in un contesto geopolitico sempre più incerto e segnato da minacce al libero scambio, l’Unione dei mercati dei capitali rappresenta una priorità strategica per l’Europa.

Lagarde ha evidenziato il divario crescente tra Stati Uniti ed Europa in termini di innovazione e sviluppo tecnologico. Ha spiegato che circa 300 miliardi di euro di risparmi europei vengono investiti ogni anno negli Stati Uniti, una tendenza dettata dalla frammentazione dei mercati finanziari dell’Unione europea. La presidente della Bce ha quindi proposto un approccio più strutturato e ambizioso, passando da strategie “dal basso verso l’alto” a una visione “dall’alto verso il basso”.

Le infrastrutture finanziarie europee risultano troppo frammentate rispetto a quelle statunitensi. Lagarde spiega come ci siano centinaia di borse valori e depositari centrali di titoli, a fronte di un numero drasticamente inferiore negli Stati Uniti. La frammentazione determina costi di transazione elevati e una scarsa liquidità per gli investitori, rendendo meno competitivi i mercati europei rispetto a quelli americani.

Per Lagarde, quindi, l’Unione dei mercati dei capitali è centrale per ridurre il gap con gli Stati Uniti e affrontare le sfide future, specialmente in un contesto economico sempre più interconnesso. Infatti una maggiore integrazione finanziaria permetterebbe all’Europa di trattenere capitali all’interno dei propri confini, canalizzandoli verso le aziende e le regioni che ne hanno più bisogno.