La Cina, in evidente fase di rallentamento economico, promette nuovi stimoli per sostenere l’economia e per rivitalizzare il mercato immobiliare da tempo in crisi. In aggiunta alle misure varate di recente dalla banca centrale, il Ministro dell’Economia e delle Finanze cinese ha annunciato sabato l’arrivo di nuovi aiuti all’economia, confermando anche la possibilità di estendere il deficit fiscale. Frattanto, l’economia cinese continua a dare chiari segnali di recessione, confermando una tendenza alla deflazione dei prezzi.
Pechino conferma l’arrivo di nuovi stimoli
Il Ministro delle Finanze, sabato scorso, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha mantenuto un tono proattivo e di sostegno all’economia, annunciando che il governo di Pechino è pronto a “aumentare il deficit fiscale” per fornire maggiori stimoli al settore bancario ed a quello immobiliare.
Come accaduto in precedenza non sono stati forniti dettagli su quanto potrebbe aumentare il deficit e quindi sulla quantità di aiuti offerti, ma il Ministero delle Finanze ha affermato che l’obiettivo prioritario è la stabilizzazione del mercato immobiliare e la risoluzione dei problemi del debito pubblico locale. Per questo motivo non è esclusa l’emissione di bond speciali per sostenere la ricapitalizzazione delle banche e la stabilizzazione immobiliare e per favorire l‘alleggerimento della pressione fiscale sulle amministrazioni locali.
Secondo gli esperti di ING potrebbe volerci “più tempo” per carpire maggiori dettagli sugli aiuti promessi ed, in particolare, potrebbe essere necessario attendere il Congresso del partito popolare cinese a fine ottobre per avere più dettagli al riguardo.
Cina in deflazione
Gli ultimi dati sui prezzi al consumo in Cina confermano uno scenario di deflazione, tipico di un’economia in fase di rallentamento, che necessita di maggiori stimoli monetari e fiscali.
Secondo il National Bureau of Statistics, l’inflazione a settembre è risultata inferiore alle attese, registrando un incremento modesto dello 0,4%, in rallentamento rispetto al +0,6% di agosto ed al di sotto delle attese degli analisti (consensus +0,6%). L’inflazione core, che esclude la volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e dei carburanti, si è attestata allo 0,1%, in calo rispetto allo 0,3% di agosto, suggerendo un aumento delle pressioni deflazionistiche.
Anche i prezzi alla produzione continuano a dare chiari segnali di deflazione, scendendo al ritmo più veloce degli ultimi sei mesi e registrando un calo del 2,8% su base annua, rispetto al calo dell’1,8% del mese precedente e ed al calo e le 2,5% atteso dagli analisti.
Gli eccessivi investimenti e la debole domanda hanno spinto al ribasso i prezzi e costretto le aziende a ridurre i salari o a licenziare i lavoratori per tagliare i costi, affossando ulteriormente la fiducia dei consumatori. Uno scenario che conferma le difficoltà dell’economia cinese e il bisogno di maggiori stimoli monetari e fiscali.
La banca centrale da sola non basta
Nelle ultime settimane le autorità cinesi hanno intensificato gli sforzi per stimolare la domanda e contribuire a raggiungere un obiettivo di crescita economica di circa il 5% per quest’anno, anche se alcuni analisti affermano che le misure potrebbero offrire solo un sollievo temporaneo e che presto saranno necessarie misure più forti altrimenti la debolezza potrebbe estendersi al prossimo anno.
A fine settembre la banca centrale ha lanciato misure di sostegno più aggressive, comprese misure utili a far uscire il settore immobiliare da una grave crisi pluriennale attraverso tagli ai tassi ipotecari. Tuttavia, la banca centrale da sola non basta e richiede che Pechino appronti anche misure di natura fiscale e risolva questioni strutturali più radicate, come la sovraccapacità industriale ed il rallentamento dei consumi.