DR Automobiles multata dall’Antitrust per pubblicità ingannevole, sanzione da 6 milioni

Il colosso molisano delle auto è stato sanzionato dall'Antitrust, ma ha già annunciato che farà ricorso contro la multa comminata per presunta pubblicità ingannevole

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Guai in arrivo per DR Automobiles, il colosso di Isernia che vende i veicoli a marchio DR ed Evo, con la Casa che è stata sanzionata dall’Antitrust. L’autorità garante della Concorrenza e del Mercato, infatti, indagando sull’azienda fondata da Massimo Di Risio, ha deciso di comminare una multa da 6 milioni di euro per pubblicità ingannevole. La società, infatti, sarebbe colpevole di aver messo in atto una campagna di comunicazione fuorviante, in quanto avrebbe lasciato intendere ai consumatori che le vetture fossero prodotte in Italia. Ma di fatto di italiano avevano solo la firma, DR per l’appunto, mentre le auto erano prodotte in Oriente, nello specifico in Cina.

E la posizione dell’azienda si è aggravata soprattutto perché dalla pratica commerciale definita scorretta DR Automobiles ha guadagnato in immatricolazioni nel Bel Paese tra il 2022 e il 2023.

DR Automobiles e la pubblicità ingannevole

Secondo le prove raccolte dall’Antitrust, la colpa di DR Automobiles sarebbe quella di aver messo in atto una comunicazione fuorviante sulle proprie vetture, con una pubblicità che faceva intendere altro rispetto alla realtà. Nella campagna sulle proprie auto, infatti, il colosso di Isernia avrebbe fatto credere che l’Italia fosse il luogo d’origine e quello di effettiva produzione delle autovetture commercializzate con i marchi DR ed Evo.

Ma quello che è emerso dalle indagini, invece, ha messo con le spalle al muro la Casa. Infatti, come riferisce l’autorità garante della Concorrenza e del Mercato, di italiano ci sarebbe ben poco nelle vetture del marchio “salvo marginali interventi di rifinitura e di completamento”. Le vetture, infatti, sarebbero prodotte in Cina.

Motivo per cui dall’Antitrust è arrivata la decisione di comminare una multa da 6 milioni all’azienda fondata da Massimo Di Risio, eccellenza molisana nel mondo. In più, ad aggravare la situazione, il fatto che DR Service & Parts e DR Automobiles sono accusate di non aver garantito dal 2022 “un adeguato approvvigionamento dei pezzi di ricambio e neppure una corretta assistenza post-vendita, tramite la rete dei concessionari e/o delle officine autorizzate, cui – tra l’altro – non è stata fornita idonea formazione tecnica”.

Entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento le due società dovranno comunicare “le iniziative intraprese per far cessare queste condotte illecite”. E DR, intanto, dalla comunicazione “ingannevole” avrebbe tratto vantaggio, in quanto sarebbe stato registrato un forte aumento delle vendite, con le immatricolazioni in Italia cresciute del e 192,76% nel 2022 e del 52% nel 2023.

La replica di DR all’Antitrust

Ma DR non ci sta e replica alle accuse mosse dall’autorità, promettendo azioni immediate. Il gruppo molisano, infatti, ha diffuso una nota per respingere le accuse e annunciare l’intenzione di impugnare la delibera non condividendola nel merito”.

DR Automobiles, infatti, ha sottolineato di aver offerto “la massima disponibilità, proponendo impegni tangibili volti a rimediare alle preoccupazioni espresse dall’autorità, che però non sono stati accettati da quest’ultima”. L’azienda, tra l’altro, ha evidenziato più volte di non aver mai “celato al pubblico” l’origine dei suoi prodotti, anche sulla base di articoli giornalistici, servizi televisivi e informazioni divulgate su altri canali.

“Le campagne advertising non hanno mai inteso pubblicizzare una pretesa integrale fabbricazione delle autovetture in Italia, quanto sottolineare il forte legame del gruppo automobilistico con il nostro Paese e la regione Molise sotto il profilo proprietario e storico” si legge nella nota del gruppo per difendersi dalle accuse mosse. E continua: “Oltre a evidenziare le importanti fasi che si svolgono nella sede di Macchia d’Isernia in termini di ricerca e sviluppo, design, progettazione, aggiunta di funzionalità, rifinitura e completamento delle autovetture commercializzate. Tutti aspetti che non sono stati adeguatamente valorizzati dal provvedimento dell’Agcm“.

Di Risio pronto al ricorso

Un provvedimento che ha trovato anche il patron di DR Automobiles, Massimo Di Risio, abbastanza contrariato.

Il papà della Casa, infatti, ha voluto commentare l’esito dell’istruttoria sottolineando di essere pronto a contestare “in toto il provvedimento dell’Agcm che ci accingiamo a impugnare”. Di Risio e l’azienda, infatti, sono fiduciosi di un totale ribaltamento: “L’azienda è solida ed è in grado di sostenere anche un’eventuale, quanto improbabile, conferma della sanzione. Continuiamo a correre, così come siamo abituati a fare”.