Dove viaggiano di più gli italiani: quali scelte e rinunce per far quadrare i conti

In un anno i viaggi degli italiani sono stati 52 milioni e 136mila: l'ultimo report ISTAT ci fornisce un quadro dettagliato delle scelte e delle rinunce fatte per far quadrare i conti

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 13 Aprile 2024 15:00

Secondo l’ultimo report ISTAT pubblicato ad aprile 2024, in un anno i viaggi degli italiani sono stati 52 milioni e 136mila. Le scelte e le rinunce analizzate, così come i trend e gli spostamenti, sono quelli relativi agli anni 2022 – 2023, quindi il periodo post pandemia, in cui è stato possibile spostarsi senza restrizioni.

L’analisi ci fornisce un quadro chiaro, quindi, di come le famiglie e i singoli – in viaggio per vacanza o per lavoro – hanno deciso di investire le proprie risorse economiche, facendo quadrare i conti in un momento storico caratterizzato (anche) dalla crescente spinta inflazionistica. Le decisioni di spesa di cittadini e residenti riflettono, di fatto, quelle che sono le loro priorità e le loro percezioni sulla situazione economica. Inoltre, le decisioni di spesa dei consumatori hanno un impatto significativo sull’economia nel suo complesso. Analizzare come questi si adattano, pertanto, fornisce preziose informazioni sul comportamento dei consumatori, che possono essere utilizzate dalle aziende e governi per regolare le proprie strategie.

Fatte queste premesse, entriamo nell’analisi del report.

Dove viaggiano di più gli italiani

Il report ISTAT ci permette oggi di individuare, prima di tutto, quali sono le mete preferite degli italiani e un’interessante evoluzione si registra nella preferenza delle destinazioni. Nel dettaglio, la quota di vacanze per visite a una città, per la prima volta, eguaglia quella delle vacanze al mare (entrambe pari al 49% sul totale vacanze). La lenta ripresa delle visite a città continua grazie soprattutto al recupero di quelle estere (+29,3% sul 2022) e di quelle estive in città italiane, che superano ampiamente i livelli prepandemici (+37% sul 2019). Tuttavia, complessivamente, sono ancora di circa il 15% inferiori rispetto al 2019, anche se per la prima volta dal 2019, le vacanze al mare in Italia tornano ad essere più scelte (50%) di quelle all’estero (45,1%), ma si assiste ad un rallentamento (-11,7%), in Italia e all’estero, rispetto alla crescita osservata negli ultimi due anni.

Inoltre, nel 2023 si conferma la tendenza a spostarsi in ogni periodo dell’anno principalmente per piacere, svago o riposo (73,3% delle vacanze) e per visite a parenti e amici (24,7%). Entrambe le motivazioni sono stabili rispetto al 2022, ma ancora sotto i livelli del 2019 (-21,3% per le vacanze di piacere, svago e riposo, -31,1% per le visite a parenti e amici). Invece, la quota delle vacanze effettuate per svolgere altre attività – trattamenti di benessere, shopping, volontariato, pratica di hobby, visite ai parchi divertimento o vacanze svolte per assistere a eventi sportivi, per studio o formazione – rimane molto contenuta (4,7%, era 7,5% nel 2019).

E ancora, secondo i dati ISTAT:

  • le vacanze in montagna e campagna rimangono stabili sul 2022 e sono, rispettivamente, il 25,4% e il
    14,3% del totale delle vacanze. Mentre per le vacanze in montagna a fine anno il bilancio è ancora in difetto rispetto al 2019 (-12,2%), quelle in campagna hanno recuperato i livelli pre-pandemia;
  • rispetto al 2022, aumentano le vacanze dedicate a visite al patrimonio culturale, alla partecipazione a eventi e spettacoli e al turismo enogastronomico, grazie agli incrementi osservati nei primi nove mesi dell’anno (+55%);
  • per la prima volta dopo anni di cali, il 2023 vede crescere la quota di vacanze con attività culturali (da 9,7% nel 2022 a 13,1% nel 2023) (Figura 2). Tuttavia, queste vacanze sono ancora inferiori del 39% rispetto al 2019;
  • le vacanze per visitare le bellezze naturali del luogo (9,2%) sono stabili rispetto al 2022.

Cosa scelgono e a cosa rinunciano i viaggiatori per far quadrare i conti

Nonostante alcuni segnali di ripresa, il settore turistico continua a confrontarsi con sfide significative e oscillazioni economiche. La buona notizia è che gli italiani non hanno rinunciato a viaggiare, anche se lo hanno fatto rivedendo le proprie scelte e rinunciando a qualcosa.

In particolare, nel primo trimestre del 2023, secondo ISTAT, la domanda turistica è aumentata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+40,5% di viaggi, +34,4% di notti, +39,7% di turisti). La crescita in questo caso si concentra nelle vacanze lunghe, che aumentano di oltre il 60%. Tuttavia, sono ancora inferiori del 25,5% rispetto ai livelli dello stesso periodo del 2019 (-15% di notti).

Nel secondo trimestre invece i viaggi sono sostanzialmente stabili rispetto alla primavera del 2022 e rimangono più bassi del 32% rispetto al corrispondente periodo del 2019 (-36,5% di notti). Mentre nel trimestre estivo (luglio-settembre) il calo delle vacanze lunghe (-12,6% di viaggi, -13,4% di notti) é in controtendenza rispetto alle estati dei due anni precedenti e riporta l’ammontare dei viaggi sotto i valori dell’estate del 2019 (-18,5%,-15% in termini di notti). Nel dettaglio, le persone partite per una vacanza sono 18,4 milioni, in calo del 13% rispetto all’anno precedente (21,1 milioni nel 2022). La diminuzione riguarda tutte le fasce di età e si concentra tra i residenti nel Nord-ovest (-18%) e nel Sud (-17,8%), aree che tornano sotto i livelli dell’estate 2019 (rispettivamente -12% e -23%). Infatti, i turisti che partono per vacanza tra luglio e settembre sono il 19% in meno del 2019 (18,4 milioni nel 2023, 22,7 milioni nel 2019).

Un calo c’è stato nell’ultimo trimestre dell’anno, nonostante la domanda sia rimasta stabile, il confronto con il corrispondente periodo del 2019 evidenzia le criticità persistenti nella domanda turistica: -39% di viaggi, -27% di notti.

A reggere la media infatti sono le preferenze per i viaggi estivi, che sono mediamente più lunghi rispetto a quelli degli altri trimestri (8,5 notti) e di durata pari a quelli dell’estate del 2022. Non a caso, le vacanze lunghe rappresentano il 73,3% dei viaggi nella stagione calda, quota simile all’estate del 2022 (73,6%) e del 2019 (72,6%) e quasi la metà di questi (49,6%) dura meno di una settimana.

Impatto economico e spesa ridotta

L’impatto economico delle scelte di viaggio dei residenti nel 2023, analizzate e riportate nell’analisi ISTAT, riflette una situazione di continuità e sfide per il settore turistico. Se da un lato si registra una certa stabilità nei numeri rispetto all’anno precedente, dall’altro permane un significativo divario rispetto ai livelli pre-pandemici del 2019, con conseguenze economiche rilevanti.

Innanzitutto, il fatto che i viaggi con pernottamento nel 2023 siano rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 2022 indica una relativa tenuta del settore, ma il calo del 27% rispetto al 2019 suggerisce che il turismo residente non ha ancora pienamente recuperato rispetto ai livelli pre pandemia. Questo implica che molte attività legate al settore turistico, come alberghi, ristoranti, e trasporti, potrebbero continuare a risentire di una domanda inferiore rispetto ai livelli pre-crisi.

Inoltre, le persistente diminuzione delle notti trascorse in viaggio, che nel 2023 sono ancora il 21% in meno rispetto al 2019, evidenzia una ridotta spesa complessiva dei turisti residenti durante i loro spostamenti. Ciò potrebbe tradursi in minori entrate per le strutture ricettive e per i servizi turistici in generale.

Anche il mancato recupero dei viaggi all’estero, che nel 2023 rimangono stabili e ancora al di sotto dei livelli del 2019, contribuisce a limitare le opportunità economiche per il settore turistico nazionale. Analogamente, il fatto che i viaggi in Italia non abbiano registrato sostanziali variazioni e non siano riusciti a recuperare il 24% perso rispetto al 2019 suggerisce che vi sia ancora una certa cautela da parte dei turisti nel pianificare viaggi e vacanze.

Non a caso, la predominanza delle vacanze “lunghe”, di 4 o più notti, ma con un calo del 19% rispetto al 2019, indica una tendenza dei turisti residenti a privilegiare esperienze più prolungate ma comunque con una spesa complessiva inferiore rispetto al periodo pre-pandemico. E ancora una volta, questo potrebbe comportare una riduzione dei ricavi per le strutture ricettive e per i servizi turistici complementari.

Infine, la diminuzione lieve ma significativa della percentuale di residenti che hanno effettuato almeno un viaggio in un trimestre, passando dal 19,4% del 2022 all’18,7% del 2023, indica una riduzione generale della domanda turistica interna, tale da far pensare a un impatto negativo sull’occupazione nel settore turistico e su altre attività economiche connesse.

Per questi motivi, l’andamento delle scelte di viaggio dei residenti nel 2023 evidenzia la necessità di continuare a sostenere il settore turistico attraverso politiche e strategie volte a promuovere una ripresa sostenibile e a stimolare la domanda turistica interna. Così da trarne beneficio anche a livello economico, occupazionale e sociale su tutto il territorio nazionale.