Il 12 marzo 2025, a Roma, si è tenuto un incontro cruciale tra i ministri competenti del Governo e i sindaci delle 7 città selezionate per l’attuazione del cosiddetto decreto Caivano bis. È stata l’occasione per fare il punto sull’elaborazione dei piani straordinari che, nei prossimi 3 anni, dovranno trasformare i quartieri di ben 7 città selezionate, perché segnati da degrado, insicurezza e marginalità.
Il decreto legge, approvato il 31 dicembre 2024, estende infatti ad altre realtà italiane il modello sperimentato già a Caivano (comune di Napoli) e prevede un finanziamento complessivo di 180 milioni di euro a valere sui Fondi di Sviluppo e Coesione.
Serviranno a rigenerare quartieri attraverso opere di riqualificazione urbana, presidi di sicurezza, spazi per la socialità, lo sport e la cultura, con un approccio integrato che dovrà restituire dignità, opportunità e legalità a territori da troppo tempo abbandonati.
Indice
Cosa prevede il decreto Caivano bis
Al centro del progetto vi è la figura del Commissario straordinario Fabio Ciciliano, incaricato di delineare e mettere in atto, in collaborazione con enti locali e istituzioni, una serie di piani strategici distribuiti su un arco temporale di 3 anni.
Il decreto si prefigge tre obiettivi principali:
- la rigenerazione urbana;
- il potenziamento della sicurezza;
- la promozione dell’inclusione sociale.
I fondi stanziati saranno utilizzati per realizzare progetti che spaziano dal recupero di edifici e infrastrutture per usi sociali, alla bonifica di aree contaminate case abusive o da insediamenti illegali, fino alla creazione di nuovi spazi per attività formative, sportive e artistiche, a beneficio di tutta la comunità.
Questo approccio integrato mira a non solo a riabilitare l’aspetto dei quartieri, ma anche a trasformare il tessuto sociale, generando opportunità di inclusione e contrastando fenomeni come la criminalità organizzata e il degrado urbano.
I quartieri coinvolti dai progetti
L’intervento si concentra su 7 città con realtà critiche, ciascuna con peculiarità e necessità specifiche. I 180 milioni di euro saranno del dettaglio utilizzati per:
- Roma, nell’Alessandrino e a Quarticciolo;
- Napoli, a Scampia e Secondigliano;
- Foggia, a Orta Nova;
- Reggio Calabria, a Rosarno e San Ferdinando;
- Catania, a San Cristoforo;
- Palermo, a Borgo Nuovo;
- Milano, a Rozzano.
Roma
Per i due quartieri della Capitale, tra timori legati a una possibile militarizzazione del territorio, il piano d’azione prevede investimenti in infrastrutture dedicate principalmente ai giovani.
La creazione di asili nido, aree attrezzate e impianti sportivi rappresenta una risposta concreta alle esigenze di una popolazione spesso scoraggiata da servizi carenti. L’intervento intende trasformare la percezione del quartiere, puntando a rendere gli spazi aperti luoghi di crescita, aggregazione e sicurezza.
Napoli
A Scampia e Secondigliano l’investimento, stimato intorno ai 50 milioni di euro, promette di essere uno dei progetti più ambiziosi. La bonifica dell’area occupata dal campo rom di via Cupa Perillo segna l’inizio di una trasformazione che mira a riconvertire uno spazio simbolo di abbandono in una zona in cui cultura, sport e sicurezza coesistono.
La costruzione di un campo da rugby, gestito dalle Fiamme Oro, e la rigenerazione del rione Berlingieri sono interventi che, pur modificando radicalmente l’aspetto della zona, hanno come obiettivo primario il recupero della dignità e il riscatto della comunità locale.
Foggia
A Orta Nova l’attenzione è rivolta principalmente al miglioramento della sicurezza e della legalità. La riqualificazione dell’immobile destinato alla nuova tenuta dei Carabinieri rappresenta un intervento simbolico per rafforzare la presenza dello Stato in un’area segnata da episodi di illegalità e mancanza di ordine.
L’obiettivo è quello di creare un ambiente in cui cittadini e istituzioni possano dialogare apertamente per costruire un futuro basato sulla fiducia reciproca.
Reggio Calabria
Tra Rosarno e San Ferdinando il decreto interviene in maniera incisiva per trasformare ciò che Giorgia Meloni, ha definito come “un ghetto, una zona franca”. La demolizione della tendopoli e la successiva bonifica dell’area offriranno l’opportunità di realizzare abitazioni dignitose per i braccianti agricoli stagionali, contribuendo così a ridare a una comunità troppo a lungo emarginata la possibilità di una vita migliore.
Catania
A San Cristoforo la riqualificazione sarà concentrata in particolare su Via Playa, con l’obiettivo di migliorare la vivibilità e i servizi offerti ai residenti. L’intervento non si limiterà a semplici lavori di manutenzione ma comprenderà un ripensamento dell’intero quartiere, trasformandolo in un modello di intervento urbano che potrà essere replicato in altre realtà simili.
Palermo
La manutenzione e il restauro della Chiesa di San Paolo Apostolo, simbolo storico del quartiere Borgo Nuovo, rappresentano un intervento di forte impatto sociale e culturale. Dopo oltre vent’anni di abbandono, il recupero di questo edificio favorirà la riscoperta della storia e delle tradizioni locali, rafforzando l’identità culturale della comunità.
Milano
L’unica località del Nord Italia inserita nel progetto Caivano bis è un esempio di partecipazione attiva e collettiva. Le proposte avanzate per Rozzano sono frutto di un percorso inclusivo che ha coinvolto tutta la cittadinanza. Tra le numerose idee, quella della costruzione di una palestra, ispirata dal campione di boxe Daniele Scardina – noto come King Toretto – assume un valore simbolico.
La palestra non sarà solo un luogo dedicato allo sport, ma diventerà un centro polifunzionale dove anche le persone con disabilità avranno l’opportunità di allenarsi e sviluppare le proprie capacità, in un’ottica di inclusione sociale e valorizzazione delle potenzialità individuali.
La sfida della partecipazione e del consenso
Un elemento determinante del successo dell’intervento sarà la capacità di coinvolgere attivamente le comunità locali. Il processo partecipativo, già testimoniato a Rozzano, deve essere esteso a tutte le realtà interessate. Solo attraverso il dialogo tra istituzioni, cittadini e associazioni territoriali sarà possibile definire piani che rispondano realmente alle esigenze della popolazione. La trasformazione delle aree critiche passa infatti anche dalla valorizzazione del capitale umano e dalla promozione di una cultura della legalità e della responsabilità collettiva.
Con investimenti mirati e un approccio partecipativo, la strategia mira non solo a rigenerare gli spazi fisici, ma a creare una nuova narrazione sociale, fatta di sicurezza, inclusione e civiltà. La speranza è che, oltre a migliorare l’aspetto dei quartieri, questa iniziativa possa diventare un modello replicabile per altre aree in crisi, contribuendo così a rafforzare il tessuto sociale e a promuovere lo sviluppo sostenibile e armonico dell’intera nazione.