Debito pubblico italiano troppo alto, FMI: “Necessario aggiustamento”. Cosa succede ora?

Il debito pubblico italiano preoccupa il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che avverte: "È necessario un aggiustamento". Ma cosa vuol dire esattamente? E cosa può succedere?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Il debito pubblico italiano è troppo alto e preoccupa il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che avverte: “È necessario un aggiustamento”. Ma cosa vuol dire esattamente? E cosa può succedere?

FMI: “Debito pubblico italiano elevato, c’è preoccupazione”

Nella giornata di mercoledì 17 aprile, il Fondo Monetario Internazionale ha rilasciato dichiarazioni incisive riguardo al debito pubblico italiano, sottolineando la necessità di un aggiustamento credibile per affrontare la situazione attuale. “L’Italia è un’economia avanzata con un debito elevato – è stato spiegato – un Paese in cui tradizionalmente c’è preoccupazione per il mercato obbligazionario e lo spread”.

“La nostra raccomandazione è che un aggiustamento credibile di bilancio sarebbe importante per mettere il debito su una traiettoria sostenibile verso il basso”, ha poi aggiunto il direttore del Fiscal Monitor dell’FMI, Victor Gaspardetto.

Queste dichiarazioni non giungono a caso, ma arrivano in un momento in cui il debito pubblico italiano ha registrato un aumento significativo.

Qual è il debito pubblico italiano oggi?

Secondo i dati della Banca d’Italia, gli ultimi rilevati oggi e relativi al 2024, il debito pubblico italiano è aumentato di 22,9 miliardi di euro a febbraio, raggiungendo la cifra impressionante di 2.872,4 miliardi. Questo incremento è attribuibile principalmente:

  • al fabbisogno (differenza tra le entrate e le uscite del bilancio dello Stato, in altre parole la quantità di denaro che lo Stato deve prendere in prestito per coprire le spese che eccedono le entrate fiscali), che ha contribuito per 14,1 miliardi euro;
  • all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, ovvero la quantità di denaro che il Tesoro italiano ha a disposizione in contanti o equivalenti di contanti al momento della rilevazione, pari a 8,6 miliardi euro.

Il debito delle Amministrazioni centrali ha rappresentato la maggior parte dell’aumento complessivo, mentre il debito delle Amministrazioni locali e degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. La vita media residua del debito è rimasta stabile a 7,9 anni, indicando una certa stabilità nel panorama finanziario italiano.

Chi detiene il debito pubblico italiano

Uno degli ultimi report su chi detiene la maggior parte del debito pubblico italiano è quello pubblicato dal Centro Studi di Unimpresa ad agosto 2023, che di fatto ha svelato un quadro complesso e in evoluzione. Secondo questo studio, le banche italiane e la Banca d’Italia posseggono insieme più della metà del debito pubblico, con un totale di 1.415 miliardi di euro su complessivi 2.815 miliardi.

Questo dato riporta un aumento significativo rispetto all’anno precedente, con una percentuale che è passata dal 47,8% alla fine del 2021 al 50,3% attuale. In meno di due anni, dunque, il sistema bancario italiano ha costituito un blocco di sicurezza cruciale per le finanze pubbliche del nostro Paese, con il 25,8% della Banca d’Italia e il 24,5% degli istituti.

Tuttavia, non sono solo le banche e la Banca d’Italia a detenere una fetta significativa del debito pubblico italiano. I fondi d’investimento stranieri, nonostante abbiano ridotto la loro quota di sottoscrizione di bond pubblici italiani, restano i primi detentori di bot e btp con il 26,5% dei titoli pubblici in circolazione, pari a oltre 746 miliardi di euro.

Inoltre, anche le famiglie italiane stanno mostrando un crescente interesse nei confronti del debito italiano, con una quota che è aumentata al 10,9% del totale, pari a 306,8 miliardi di euro. Questo rappresenta un aumento di quasi 80 miliardi rispetto all’anno precedente, quando le obbligazioni pubbliche nei portafogli delle famiglie si attestavano all’8,5%.

Chi paga il debito pubblico italiano?

I dati a nostra disposizione e fino ad ora esaminati fanno luce su un altro aspetto interessante: il debito pubblico italiano è finanziato principalmente attraverso una varietà di fonti, ovvero chi lo paga sono fonti nazionali e internazionali, comprese istituzioni finanziarie, investitori privati e pubblico nazionale.

Mentre le banche e la Banca d’Italia continuano infatti a svolgere un ruolo fondamentale nel mantenere la stabilità finanziaria del Paese, è evidente che ci sono anche altri attori chiave, come i fondi d’investimento stranieri e le famiglie, che stanno contribuendo in modo significativo al finanziamento del debito pubblico.

Tuttavia, è importante tenere conto delle implicazioni di lungo termine di questa composizione del debito. Ad esempio, una maggiore dipendenza dalle fonti di finanziamento nazionali potrebbe aumentare la pressione sui bilanci delle banche italiane, mentre una diminuzione dell’interesse degli investitori stranieri potrebbe rendere il Paese più vulnerabile alle fluttuazioni dei mercati finanziari internazionali.

Cosa succede ora?

Attualmente, la situazione del debito pubblico italiano rimane una questione di rilevanza economica e politica. L’elevato livello di indebitamento può aumentare il rischio finanziario del Paese, influenzando i tassi di interesse sui prestiti e la percezione degli investitori internazionali sulla stabilità economica dell’Italia.

Non a caso, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha raccomandato una riduzione credibile del debito pubblico italiano per garantire una traiettoria di riduzione sostenibile nel lungo termine. Cosa vuol dire? Si tratta di una strategia che potrebbe richiedere misure di bilancio, politiche fiscali prudenti e riforme strutturali per aumentare la crescita economica. Infatti, quando si parla di un “aggiustamento credibile di bilancio”, si fa riferimento a un insieme di misure e politiche volte a ridurre il deficit e ad aumentare l’eccedenza primaria (ovvero il bilancio escludendo gli interessi sul debito) in modo sostenibile nel tempo. Questo può includere tagli alla spesa pubblica, aumento delle entrate fiscali, riforme strutturali per migliorare l’efficienza del settore pubblico e stimolare la crescita economica.

L’obiettivo è quello di ridurre gradualmente il rapporto debito/PIL nel lungo termine, ponendo il debito pubblico su una traiettoria sostenibile verso – appunto – il basso. Ciò è importante perché un alto livello di debito pubblico può mettere a rischio la stabilità economica del paese, aumentando il costo del finanziamento, riducendo la fiducia degli investitori e limitando la capacità del governo di rispondere a crisi future.

Tuttavia, un aggiustamento credibile di bilancio è considerato “credibile” quando le misure adottate sono realistiche, ben pianificate e sufficienti a raggiungere gli obiettivi prefissati. Inoltre, è importante che le politiche di aggiustamento siano sostenibili nel tempo e accettate dalla popolazione e dagli investitori, per evitare instabilità politica e finanziaria.