L’Unione europea ha raggiunto un importante accordo commerciale di abbattimento dei dazi doganali con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) e con il Messico. Le tariffe saranno azzerate o ridotte per quasi tutti i prodotti, aprendo alle aziende europee un mercato da 700 milioni di consumatori. Previsti 50 miliardi di euro di vantaggi e 440mila posti di lavoro in più in tutta l’Ue.
Il testo dovrà essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo, ma diversi Paesi sono contrari. La paura è che le protezioni inserite nell’accordo non bastino a proteggere l’agricoltura europea dalla concorrenza di quella dell’America Latina.
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Cosa c’è nell’accordo tra Ue, Mercosur e Messico
Al centro dell’accordo commerciale firmato dall’Ue con Mercosur e Messico c’è la riduzione dei dazi doganali. La riduzione sarà totale, quindi a zero:
- sull’83% dei prodotti agricoli del Mercosur e del Messico importati in Ue;
- sul 92% dei prodotti agricoli europei esportati verso il Mercosur e il Messico;
- entro 10 anni sul 100% dei prodotti industriali del Mercosur e del Messico importati in Ue;
- entro 10 anni sul 90% dei prodotti industriali europei esportati verso il Mercosur e il Messico.
L’accordo riflette le preoccupazioni e le fragilità delle economie delle due parti che lo hanno firmato. L’Ue cerca di avere accesso ai 700 milioni di consumatori che vivono in Messico, Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, per esportare i prodotti dei suoi settori industriali. Teme però che la considerevole produzione agricola dell’America Latina faccia concorrenza a quella europea, da decenni protetta da dazi doganali molto elevati.
Allo stesso modo, i Paesi del Mercosur e il Messico vogliono trovare nuovi sbocchi per grano, frutta e carni, ma temono che i prodotti industriali europei invadano i mercati locali, sbaragliando la concorrenza della più fragile manifattura sudamericana.
I prossimi passi per approvare l’accordo
L’accordo è stato firmato, ma non è ancora entrato in vigore. L’Unione europea dovrà approvarlo attraverso due passaggi:
- la votazione a maggioranza qualificata in Consiglio europeo;
- la votazione a maggioranza semplice al Parlamento europeo.
Il momento più delicato sarà il primo. In Consiglio ogni Paese membro ha un voto, espresso dal governo in carica. La maggioranza deve essere qualificata: devono votare sì il 55% degli Stati, che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea. La Commissione ha però già annunciato che cercherà il consenso più ampio possibile.
Perché alcuni Paesi sono contrari
Il fronte scettico dell’accordo è composto dai Paesi in cui l’agricoltura ha un ruolo rilevante, o che sono governati da esecutivi, tendenzialmente di centrodestra, che rappresentano gli interessi del primo settore. Nettamente contrari Francia, Polonia, Irlanda e Austria, in bilico invece Belgio e Paesi Bassi.
In Italia sono molte le associazioni di agricoltori e operatori del primo settore che si dicono preoccupate dall’accordo e chiedono garanzie. Il governo di Giorgia Meloni inizialmente sembrava opposto alla firma, ma alcune clausole inserite nelle ultime trattative avrebbero convinto l’esecutivo a votare sì. In una nota, Palazzo Chigi ha spiegato:
Il governo italiano accoglie con favore l’inserimento di un pacchetto di salvaguardie aggiuntive a tutela degli agricoltori europei. Tali salvaguardie aggiuntive prevedono, come attivamente chiesto negli scorsi mesi dall’Italia, un meccanismo di monitoraggio e intervento rapido in caso di perturbazioni nei prezzi, anche a livello di singolo Stato membro.